Ago 052018
 

donmarioalbertiniSei tu il nostro soccorso, la nostra salvezza. L’invocazione rivolta a Gesù, della quale parla il vangelo, per avere il pane che egli promette rivela il vero atteggiamento credente: la fede apre il cuore a Dio per avere soccorso e salvezza, la ricerca che nasce dal bisogno diventa allora dialogo che salva.

Commento di don Mario Albertini

“Non così avete imparato a conoscere Cristo”. Ai cristiani di Efeso, che non si comportavano in modo coerente con la loro fede, Paolo (nella seconda lettura) fa questo richiamo: “Non così avete imparato a conoscere Cristo”. Il testo greco è più espressivo, più forte: “non così avete imparato Cristo”.

Nella pagina del vangelo Gesù stesso ci insegna in che cosa consiste questo imparare lui.

A quelli che avevano usufruito del pane da lui moltiplicato con un miracolo straordinario, dice: Voi avete in mente il pane che ho distribuito, e vi aspettate da me che continui a darvelo così, miracolosamente, e mi cercate solo per avere dei vantaggi materiali; non avete capito che questo è soltanto un segno, cioè un invito a scoprire il vero pane, il pane di vita, un invito a credere in me. Non avete capito che il miracolo è un segno che rivela chi io sono.

Le parole di Gesù raggiungono anche noi. Noi non siamo stati partecipi di un qualche miracolo strepitoso, e tuttavia se ripensiamo alla nostra vita ci rendiamo conto di una continua azione di Dio a nostro bene, e dobbiamo sentire in questo un invito a rinnovare sempre la nostra fede. Nessuno è costretto a credere, e nel suo intimo, dove soltanto Dio penetra, ciascuno di noi è libero di accogliere quell’invito. Ma dobbiamo scegliere, dobbiamo decidere se vogliamo stare con lui e vivere per lui, oppure no.

Proprio perché è espressione di libertà, è importante rinnovare la fede, sceglierla di nuovo: Mio Dio, credo in te Padre e Figlio e Spirito Santo, credo nel tuo amore, accresci la mia fede!.

A Gesù, i suoi contemporanei domandano: cosa dobbiamo fare? Si aspettano l’indicazione di qualche opera buona o di qualche particolare atto di culto. Ma lui risponde: “Questa è l’opera di Dio: credere!”.

Credere a lui, cioè accettare le sue parole, ma anche credere in lui, imparare lui, avere come punto di riferimento la sua persona.

Quando lo sentiamo affermare: “Io sono il pane della vita”, il nostro pensiero corre subito all’Eucaristia, ed è giusto: ma la definizione che Gesù dà di se stesso come “pane della vita” è più larga, più comprensiva, perché egli è pane di vita anche con la sua parola e con il suo esempio.

Ecco: l’opera che siamo chiamati a compiere è credere a Gesù, credere in Gesù, imparare Gesù: lui è il Maestro, ma lui è anche la materia da imparare. Imparare Cristo, con la preghiera, nell’ascolto della sua parola, con un comportamento fatto di giustizia e di bontà.

 

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