Lug 162014
 

don Antonio Zarantoniello
(a cura di don Andrea De Matteis)

Nato 31 gennaio 1923 a Montecchio Maggiore (Vi)
Ordinato 20 giugno 1946 a Vittorio Veneto
Morto 20 luglio 1999 all’ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale

L’Agnello sarà il loro pastore”. Queste le parole  con cui si apre l’epigrafe che annuncia il ritorno alla casa del Padre di don Antonio Zarantoniello.
Inoltre,  una bella  immagine dell’Agnello Immolato è  posta davanti alla sua bara in chiesa il giorno del suo funerale.
Infine, all’omelia della Messa esequiale il Vescovo mons. Dante Bernini inizia dicendo “Abbiamo depodon Antonio Zarantoniellosto don Antonio ai piedi dell’altare. Abbiamo deposto un pastore. Abbiamo deposto un agnello”.
Potrei fermarmi qui, e avrei detto già tutto di don Tonino.
Mi permetto di aggiungere soltanto qualche altro flash, di sicuro non in maniera ordinata, ma così come mi vengono dal cuore.
Don Antonio (che tutti chiamavano confidenzialmente don Tonino; e anch’io lo chiamavo così,  perché  un figlio della “sua” comunità di Aprilia), ha vissuto gli ultimi anni  nella  Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo. E’ qui soprattutto che io ho avuto la fortuna di incontrarlo e di conoscerlo.
Forse sono stati per lui gli anni più ricchi e più fecondi a motivo della sua grande sofferenza, vissuta con amore, mostrando sempre  grande disponibilità a servire tutti.
Don Antonio ritorna nella nostra comunità di Aprilia negli anni 90. Devo dire:  ritorna, perché era già stato, per tanto tempo nella parrocchia di san Michele, precisamente dal 1956 fino al 1970  come viceparroco.
Ricordo, io ero allora un ragazzo e frequentavo la Parrocchia, ricordo quella domenica pomeriggio quando arrivò,  in carrozzina!  accolto da don Angelo Zanardo, allora parroco dei SS. Pietro e Paolo. Era accompagnato da Ti Gabu (un giovane dell’Africa) e dalla fedele Sig.na Amelia Capraro.
Negli anni vissuti a SS. Pietro e Paolo, io sono stato uno dei suoi accompagnatori.
Con una certa emozione ricordo ancora che don Tonino mi accolse da vero padre quel giorno in cui, dopo aver “veramente sentito”, tra le lacrime e lo stupore, il desiderio di essere sacerdote, lo confidai a lui.
Da quel momento cominciò a lavorare su di me per farmi capire cosa voleva dire “essere sacerdote”…, perché don Tonino…. non faceva il sacerdote, ma lo era in pieno.
Nella “sua” ultima Parrocchia – in carrozzina – si dedicò alla catechesi degli adulti, ai corsi di preparazione al matrimonio, al ministero della confessione, e alla direzione spirituale, anche se ciò che gli premeva più di ogni altra cosa era di far capire all’intero popolo di Dio il ruolo e la missione dei laici dentro la Chiesa. Fu Assistente della Consulta Diocesana, dove in ogni occasione non mancava di incoraggiare la presenza dei laici.
Don Antonio Zarantoniello era nato a Montecchio Maggiore (Vicenza) il 31 gennaio  1923  e  battezzato nel Chiesa Parrocchiale della SS.ma Trinità. Oggi, nel cimitero di questo piccolo centro del Veneto, riposano le sue spoglie mortali, secondo le sue ultime volontà.
Ha ricevuto la sua prima educazione umana e cristiana in famiglia. Don Tonino proveniva da una famiglia profondamente religiosa. Dall’esempio dei genitori è nata la sua vocazione, e quella dei due fratelli sacerdoti e delle due sorelle suore.
Era l’ultimo di sette!  A 11 anni entra nell’Istituto San Raffaele a Vittorio Veneto. Frequenta le scuole medie inferiori, il ginnasio, il liceo e lo studio della teologia nel Seminario vescovile di Vittorio Veneto. Viene ordinato sacerdote il 20 giugno 1946 dal Vescovo Mons. Giuseppe Zaffonato.
Fin dal momento della sua ordinazione don Antonio si dedica intensamente al servizio pastorale.
Nel 1956 è inviato ad Aprilia come vice parroco nella parrocchia di San Michele. Nel 1964 viene nominato  parroco di Casalazzara, località situata alla periferia di Aprilia e nel 1970 passa a reggere la parrocchia di Falasche (Anzio) fino al 1978, quando il vescovo di Albano lo chiama a pascere “l’amata” Lanuvio.  Io ricordo ancora  che quando si nominava o si parlava di Lanuvio, don Tonino, si commuoveva e il suo sguardo si illuminava di gioia. Troviamo scritto nel suo Testamento spirituale: “Dopo un anno dalla mia venuta a Lanuvio, ho cominciato un periodo difficile per la salute.  Ho sofferto sempre di più, ma ho sofferto giornalmente per voi e con voi fino all’ultima operazione”.
A Lanuvio don Tonino inizia a vivere la dura  stagione della sofferenza; inizia la salita del suo Calvario: con l’ilarità che lo distingueva e con la sua  fede robusta, lui riuscirà a chiamarla  “l’arrampicata del Padre”.
Nel gennaio 1989 viene ricoverato all’ospedale di Budrio, una località situata vicino a Bologna, e lì, dopo visite e consulti si decide di amputare ambedue gli arti inferiori. Questo è il momento in cui  prende il via il tratto più duro e più difficile “dell’arrampicata -!!!”
Don Tonino comprende subito che è arrivato il momento di affidarsi totalmente al Padre e lo fa, scrivendo nel suo  testamento spirituale: “Comunque, dovunque, in qualunque modo tu mi condurrai alla mia ultima ora terrena, sai che fin d’ora tutto quanto accetto di quel momento, perché Ti amo,  Padre,  e mi fido di te”.
Così egli scrive: è il 22 aprile 1990,  giorno del suo arrivo ai SS. Pietro e Paolo dove viene  accolto e curato con amore  fraterno  prima da don Angelo Zanardo e poi don Secondo Orazi e dalla inseparabile sig.na Amelia Capraro.
Don Tonino muore all’ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale, il 20  luglio 1999  da  “vero agnello immolato” e da vero figlio, vissuto sempre confidando, come Gesù, nell’amore del Padre celeste.

Sorry, the comment form is closed at this time.