Lug 162014
 

don Severino Marchesini

(Testimonianza di  don  Francesco Dal Cin)

Nato 16 giugno 1919 a Vestenanuova (Verona)
Ordinato 24 giugno 1943 a Vittorio Veneto
Morto 16 agosto 2004 a Roma

In data 1 ottobre 1996 don Severino lascia uno scritto, stilato di suo pugno, dove ci da’ conto in breve delle tappe principali della sua vita. Lui stesso lo definisce il suo “curriculum vitae”.
A premessa di quanto stende, cita il salmo 112,3; e  forse, senza saperlo, ci offre così il migliodon Severino Marchesinir profilo della sua identità spirituale:  “Dall’alba  del sole sino al tramonto lodate il nome del Signore”.
Possiamo dire che la sua vita è stata davvero,  “in Gesù con Gesù e per Gesù” una lode al Padre celeste.

Don Severino Marchesini nasce nel comune di Vestenanuova, in provincia di Verona il 16 giugno 1919 da papà Sisto e da mamma Augusta Rossetto.
La famiglia si sposta, quasi subito, precisamente nel 1923, a Brendola in provincia di Vicenza.
Questa nuova residenza, egli la considererà sempre, il suo vero paese e qui desidererà essere sepolto.
Nel 1930, giovanissimo, sente il desiderio di farsi sacerdote, e la Provvidenza gli fa incontrare a Monte Berico (Vicenza) p. Gioachino Rossetto, che lo accoglie a Vittorio Veneto, dove è situata “Casa Pater”, da lui aperta nell’ottobre dell’anno prima. E così don Severino sarà tra i primi sacerdoti a seguire la spiritualità di p. Rossetto.
Presso il Seminario di Vittorio Veneto compie tutti i suoi studi (ginnasio, liceo, teologia) e viene ordinato sacerdote il 24 giugno 1943 dal vescovo ausiliare di allora, Mons. Costantino Stella.
Per dieci anni svolge il suo ministero in diocesi di Vittorio Veneto con diversi incarichi  Da assistente di Azione Cattolica, a predicatore di Corsi di Esercizi Spirituali, da predicatore di Missioni al popolo, a Insegnante di religione in scuole private, ecc…
In questo primo periodo della sua vita di sacerdote, gli viene chiesto, soprattutto, di accompagnare nel loro cammino vocazionale verso il sacerdozio i ragazzi della “Unione Sacerdotale San Raffaele Arcangelo”. E allora il gruppo in cammino di formazione era di oltre una trentina di giovani, dalla Prima Media alla Quarta Teologia: viveva a Casa Pater e frequentava la scuola in Seminario..
Quanti in quel tempo hanno avuto modo di avere don Severino come “animatore”, lo ricordano ancora con tanto affetto, gratitudine e riconoscenza.
Egli, a detta di tutti, era padre e fratello. Non dimentichiamo che siamo negli anni cinquanta, molto prima del Concilio Vaticano 2° e prima degli anni della contestazione…

Nel 1953, in luglio, don Severino parte per Roma, in obbedienza al vescovo diocesano di allora, mons. Giuseppe Zaffonato,  in accoglienza all’appello di Pio XII alle diocesi d’Italia più fornite di clero perché inviassero sacerdoti nella diocesi romana, in quelli anni, in forte espansione demografica e carente di clero.
Fu quindi tra i primi a realizzare per la nostra diocesi l’aiuto e la collaborazione tra le chiese sorelle, poi sviluppatosi molto con i sacerdoti “fidei donum”.

A Roma esercita il suo ministero sacerdotale come viceparroco prima nella parrocchia di Santa Lucia (circonvallazione Clodia), poi nella parrocchia di Santa Maria Stella Mattutina, fino al 1960, anno in cui viene nominato parroco di San Giovanni Crisostomo in zona di Monte Sacro Alto.
Si trattava di una parrocchia nuova, allora in periferia, senza chiesa, senza canonica, senza opere parrocchiali. Tutto da costruire con pazienza e costanza: La chiesa parrocchiale sarà per anni un garage.
Nel 1969 con grande gioia don Severino potrà inaugurare la nuova chiesa parrocchiale con tutte le opere annesse.
Nel 1993, anno del cinquantesimo del suo sacerdozio, da’ le dimissioni da parroco, e si ritira in un appartamento, di proprietà del Vicariato di Roma, sito in via Nomentana, mettendosi con grande generosità a disposizione dei parroci circostanti per qualunque richiesta di carattere pastorale fino al 16 agosto 2004, quando serenamente chiude la sua giornata terrena per ritornare alla casa del Padre celeste.

Questa, in brevi cenni, la sua vita. Ma per cogliere la ricchezza della sua figura spirituale merita aggiungere ancora qualche riga.
Nel misterioso disegno della Provvidenza, don Severino ha avuto la fortuna di incontrare, come si è accennato sopra,  padre Gioachino Rossetto, grande testimone e missionario dell’amore del Padre celeste; da lui ha appreso quella spiritualità che informerà  la sua vita e il suo ministero.
“Egli è stato tra i primi ad aderire a quella Famiglia spirituale, costituita da una Unione sacerdotale e da un Istituto Secolare Femminile, Famiglia che – secondo la spiritualità di p. Rossetto – vuole avere appunto un contemplativo riconoscimento della Paternità di Dio e una presa di coscienza del rapporto filiale con Lui”
In questa spiritualità è cresciuto ed è vissuto don Severino; e alla diffusione di questa spiritualità ha messo a disposizione la sua vita, le sue doti e le sue forze  con la predicazione e con il sacramento della riconciliazione che ha esercitato fino agli ultimi giorni della sua vita.
Far conoscere, come ha fatto Gesù, il nome del Padre, è stato il desiderio che lo ha animato sempre e con tutti, memore delle parole di p. Rossetto: ”Un nome troppo dimenticato, troppo sconosciuto, ma il solo dato a noi come conforto dallo stesso Figlio di Dio, l’unico che lo poteva dare”.
Don Severino – lo testimoniamo quanti gli sono stati vicino –  ha cercato sempre di vivere da vero figlio di Dio, sull’esempio di Gesù.
E questa spiritualità “filiale” – che porta di conseguenza alla ricerca, spesso faticosa, di una concreta, vera e autentica “fraternità” – ha caratterizzato anche i suoi rapporti con tutti, con i confratelli dentro la  Famiglia, con le Sorelle, con i sacerdoti, con i collaboratori e con i laici, con cui egli sapeva relazionarsi molto bene, con sapienza e da autentico fratello.
Un suo confratello a conferma di una fraternità cercata e vissuta da don Severino, testimonia: “Era straordinario nella ospitalità, accogliente, attento sempre a creare un clima sereno; sopra tutto, era l’uomo del dialogo. Però non gradiva i cambiamenti repentini o le prese di posizione dirompenti, motivo di incomprensioni, di divisioni e di chiusure”.

Sicuramente, don Severino ha amato la nostra Famiglia e quella Spiritualità vissuta e trasmessa a lui, ancora giovanissimo, da padre Rossetto…
Chiudo ricordando che egli coltivava grande venerazione per “il padre”, unita a filiale gratitudine. Quando occasionalmente si parlava con lui di p. Rossetto – tolto troppo presto alla Famiglia a cui aveva dato vita – era felice di poter dire  di averlo conosciuto, di aver ascoltato le sue meditazioni sulla Paternità di Dio, soprattutto di aver potuto gustare la carica di amore che “il padre” esprimeva quando  toccava  la verità  di Dio-Padre  che Gesù è venuto a portare e a insegnarci a vivere.
Per quanti l’hanno conosciuto don Severino rimane una icona di autentico sacerdote vissuto in comunione con tutti per la lode del Padre.

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