Ago 112018
 

donmarioalbertiniIn Gesù è la pienezza della vita. Nella ricerca del pane che ci può saziare e nella fatica del credere si inserisce la rispo- sta di Gesù: lui, con la sua risurrezione, ci ha aperto un orizzonte verso cui orientare il nostro sguardo. Il nostro camminare nella carità è la via maestra per arrivare alla pienezza della vita.

Commento di don Mario Albertini

“Basta, Signore, prendi la mia vita!”. Elia, che Dio aveva scelto come suo profeta, come detto nella prima lettura era stato minacciato di morte dai potenti dell’epoca, e per questo era scappato in un luogo deserto, senza procurarsi provviste di cibo e di bevanda. Dopo una giornata di fuga, stanco, affamato e scoraggiato, si sentì alla fine: “Basta! – si disse – ormai devo morire”. E si addormentò così, all’aperto, sotto una pianta.

Ma in sogno un angelo lo esortò così: “Su, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino”, e gli fa trovare pane e acqua per ristorarsi. Da allora il cammino di Elia non fu più una fuga, ma divenne un lungo pellegrinaggio verso il monte su cui Dio era apparso a Mosé, il monte Oreb. Sappiamo dal seguito che anche Elia avrà un incontro con Dio su quel monte.

Non è difficile vedere in questo racconto biblico un simbolo della nostra vita. Anche a noi viene da dire, in certi momenti e per motivi diversi: basta, non ne posso più… e talvolta ci sembra di girare a vuoto, di fuggire non sappiamo neanche da che cosa. Il Signore però vuole che proseguiamo con fiducia, sentendo la nostra vita come un pellegrinaggio verso di lui.

Per sostenerci e darci forza, anche a noi egli offre un pane eccezionale, un pane disceso dal cielo. Nel vangelo di oggi, strettamente collegato con quello delle domeniche scorse, Gesù ripete con insistenza: “Io sono il pane disceso dal cielo, io sono il pane della vita, io sono il pane vivo”.

E lo è in due maniere: anzitutto come Parola che rasserena, dà coraggio ed energia, perché rivela l’amore di Dio, che è un Padre che non costringe ma attira (interessante questo verbo: è proprio di un padre non costringere, ma attirare); poi come pane eucaristico, che è lui stesso: “Il pane che io darò è la mia carne”. Sta a noi usufruire per il nostro cammino quotidiano verso Dio di questo duplice pane: la Parola e l’Eucaristia.

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E il nostro cammino va percorso nella carità. Come? San Paolo prima insegna piccoli gesti di attenzione fraterna: evitare l’asprezza e la maldicenza, usare la benevolenza e il perdono; ma poi invita ad alzare il tiro e dice addirittura: “Fatevi imitatori di Dio!”, e comportatevi come Cristo che “vi ha amati e ha dato se stesso per noi”.

Imitare Dio sembra una presunzione, eppure è stato Gesù stesso a dirci: “siate misericordiosi come il Padre vostro” (Lc 6,36). L’imitazione di Dio consiste quindi nell’impegno ad essere buoni con gli altri. E Gesù stesso si è proposto come nostro esemplare: “Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,15). In questa imitazione di Dio e di Cristo dunque, vale a dire con amore fraterno, va percorso il nostro pellegrinaggio verso Dio, sostenuti dal pane vivo che è Gesù Cristo. Chi segue Gesù “avrà la luce della vita”.

 

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