Lug 222023
 

E PARTE

CON LA

BUONA

IMPRESA

Nel grande salone circa duecento persone, in gran parte giovani, siedono attorno a dieci tavoli tondi. Sono imprenditori, responsabili di start-up, di Pmi, ma anche di grandi “corporate”. Discutono, si “annusano”, si confrontano. Si consigliano, cercano accordi. Parlano soprattutto di ambiente, acqua, energie rinnovabili, agroalimentare, sostenibilità, digitale, innovazione, finanziamenti.

Vengono dalle regioni del Nord e del Sud, da Paesi europei e nordafricani. No, non siamo in qualche grande albergo nel ricco e avanzato nordovest. Siamo invece in un agriturismo calabrese, a Maida, a metà tra Jonio e Tirreno. Terra per tanti solo di ‘ndrangheta, politica collusa, arretratezza, carenze infrastrutturali. E la Calabria certo lo è, ma non è solo questo. C’è una Calabria delle opere incompiute, delle occasioni perse, degli affari delle cosche, della violenza mafiosa.

Un intreccio che sembra soffocare. Che fa restare indietro questa bella terra, come ha denunciato con forza il vescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente della Cei, don Francesco Savino, visitando il cantiere della statale 106 vittima di due attentati in dieci giorni. Parole di condanna e di preoccupazione per una terra che viene costantemente rigettata indietro appena prova a imboccare la strada giusta dello sviluppo, della legalità, dei diritti. Ma in quel salone dell’agriturismo si racconta e si costruisce una storia diversa. Quei giovani imprenditori del Nord e del Sud, lombardi, campani, calabresi, siciliani, spagnoli, tedeschi, svizzeri, africani parlano e ascoltano da pari a pari. Con loro rappresentanti di grandi banche come Montepaschi e Intesa San Paolo, dell’Università Bocconi, delle Università calabresi di Cosenza e Reggio, grandi big come Amazon, Azimut, Deloitte, Engineering, Aeroporti Roma, Sace. Sono interessati a capire cosa accade nel mondo dell’innovazione e dei giovani, e questi a cercare supporto alle loro idee. Raccontano i propri progetti e ascoltano quelli degli altri, si scambiano progetti e possibili collaborazioni. Buona impresa innovativa e dialogo. In Calabria, non quella delle tante, troppe occasioni perse, che non fa mai notizia, se non per fatti brutti, e spesso nemmeno per quelli. Qui la Calabria vuole attrarre idee e realizzazioni concrete e le vuole far nascere, nel confronto tra la freschezza dei giovani delle start-up e la solidità dei big delle imprese e della finanza. È l’intuizione di un giovane imprenditore, Francesco Cicione, e della sua squadra, quel “noi” che vince sempre quando è davvero ricerca del bene comune. Vince anche contro la ‘ndrangheta e la rassegnazione e la delusione che spesso sono ancora peggio, soprattutto al Sud. Troppe illusioni, troppi inganni. Per poi restare sempre a metà del guado, anzi spesso ributtati indietro. Invece, in questo grande salone si costruiscono speranza e futuro. Non senti parlare di autonomia differenziata o di trasferimenti di finanziamenti, ma di piani realizzati o da realizzare, magari con nuovi partner conosciuti qui.

Qualcuno dirà che altrove si fa già. È vero, ma qui ha un sapore diverso, quello intenso del riscatto, come la cucina col peperoncino calabrese. Non i purtroppo famosi meeting di ‘ndrangheta, ma meeting di idee positive e concrete. Dalla rapina alla costruzione. Si può fare e si fa. E anche bene. Al punto che questa esperienza calabrese di innovazione è stata scelta per rappresentare l’Italia nel rapporto di collaborazione con la californiana Silicon Valley. Non esportiamo solo ‘ndrangheta. Non importiamo solo sfruttatori o cocaina. Certo, la Calabria ha ancora il record di comuni sciolti per mafia, la statale 106 ancora “strada della morte”, la ferrovia jonica in gran parte non elettrificata, aeroporti inguardabili, depuratori colabrodo, perenne affanno nella gestione dei rifiuti, un’agricoltura che continua a sfruttare i braccianti immigrati.

Ma in questo salone vedi che una fiammella si è accesa (non l’unica in regione) e che in tanti la vogliono alimentare, calabresi e non. Non c’è contrapposizione, ma collaborazione. C’è voglia di restare per cambiare la propria terra. E di cambiare per restare, soprattutto i giovani. Il migliore antidoto contro il potere mafioso e gli ambienti collusi. Un vento nuovo, per ora una brezza che però via via si rafforza. Alza le vele il vascello calabrese. E se c’è bisogno tira fuori i remi e voga con energia. Buona rotta.                                            

di A.M. Mira, da Avvenire del 24 giugno 2023

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