Ott 082022
 

Riconoscere la grazia, per rendere grazie. Il fondamento e l’origine della fede è il riconoscere l’agire sorprendente di Dio che sempre ci anticipa, ci salva e ci fa grazia. È questa l’esperienza di Naaman il Siro e dei dieci lebbrosi del vangelo lucano; da questo scoprirsi “anticipati” nasce la fede in colui che sempre «rimane fedele» e si prende cura di noi.

Commento di don Mario Albertini

‘Tornare’, ritornare, è un verbo che nel vangelo ha un significato che va oltre a quello che si coglie direttamente. Indica un ritorno fisico, ma anche un ritorno interiore. Ad es. nella parabola del figlio prodigo, il ritorno alla casa del Padre significa il suo ritorno all’amore del Padre. Troviamo questo verbo anche nell’episodio che abbiamo sentito in questa pagina del vangelo: “Uno dei lebbrosi, vedendosi guarito, tornò indietro…” e poi Gesù domanda: “Non si è trovato chi tornasse, se non questo straniero?”.

 Uno dei dieci guariti torna da Gesù per ringraziarlo, e Gesù ne è contento, ma si rammarica che altrettanto non abbiano fatto gli altri nove.. L’episodio ci dice che il Signore si aspetta che gli siamo riconoscenti, e che glielo diciamo, che gli diciamo ‘grazie’. Grazie di che cosa? Di tutto: che siamo al mondo, che ci sono persone a cui vogliamo bene e ci sono persone che ci vogliono bene, che lui, Dio, ci vuole bene, e ce lo ha manifestato in Gesù. Non diamo per scontato la vita, l’amore, l’amicizia, il mondo… Tutto è dono. Chi è veramente triste sulla terra? chi ritiene di non aver nessuno cui essere riconoscente, o chi non sa vedere quanti motivi ci sono per essere riconoscente. Al Signore, ma anche a tante persone. Dicevo: Dio si aspetta che questo ‘grazie’ glielo diciamo. Notate ancora l’episodio: la guarigione dalla lebbra l’hanno ricevuta tutti i 10 lebbrosi, ma a uno solo, quanto ritorna per ringraziare, Gesù dice: ‘la tua fede ti ha salvato!’. Si può dire che Dio mette la riconoscenza come condizione per la salvezza. Quale salvezza? non tanto la guarigione, ma la salvezza dal male, dal peccato, dalla morte eterna – la salvezza che è il suo amore. Tra poco si svolgerà un dialogo tra me che presiedo la celebrazione e voi; io inviterò voi e me così: – Rendiamo grazie al Signore nostro Dio – e voi risponderete: – Sì, è cosa buona e giusta = dobbiamo proprio ringraziare.

Ma io poi aggiungerò: non solo è bene, è cosa doverosa, ma è anche ‘fonte di salvezza’. Ripeto: la salvezza dal male, dal peccato, dalla morte eterna – la salvezza che è il suo amore. E allora come quel lebbroso dobbiamo dire non soltanto “Signore, abbi pietà!” ma anche “Signore, ti ringrazio!”. Che quella volta sia stato uno solo su 10, è una percentuale amara; una percentuale che ci deve far pensare: io sono rappresentato da quell’uno o da quei 9? Se qualche volta ci allontaniamo dal Signore, suscitiamo in noi il senso della riconoscenza per l’amore che ha per noi, e torniamo a dirgli grazie.

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