Lug 232022
 

La forza della preghiera. Tema centrale del Terzo vangelo, la preghiera è affidarsi alla misericordia di Dio, riconoscendo in lui il partner di un’alleanza d’amore, che da Abramo arriva fino alla rivelazione del Figlio in Gesù, colui che ci insegna a pregare il «Padre nostro».

Commento di DON MARIO ALBERTINI

Di che cosa parliamo più volentieri? di quello che più ci  sta a cuore. E Gesù, di che cosa parla più volentieri? Gli  viene spontaneo parlare con tenerezza del Padre che è nei  cieli. Anche nelle circostanze in cui meno ci si aspetta che lo  faccia: vede i fiori dei campi e gli uccelli del cielo, e  questo gli ricorda la provvidenza del Padre che veste i  fiori e nutre gli uccellini; gli si avvicina un bambino, e lui  afferma che il suo angelo custode contempla la gloria del  Padre; Pietro con un atto di fede esclama: tu sei il  Cristo!, e lui sottolinea la bontà del Padre che glielo ha  rivelato. 

Tutte le parole e le azioni di Gesù sono l’espressione  del suo rapporto con il Padre. Soprattutto la sua preghiera. Il vangelo ripete diverse  volte che Gesù pregava, e lo leggiamo anche all’inizio del  brano di oggi. 

Ma insegna che il Padre suo è anche il Padre nostro: è  Padre perché genera un Figlio che è Gesù, e in lui genera  altri figli che siamo noi tutti. Siamo figli nel Figlio.  Siamo dentro il mistero della vita divina. Verità da riconoscere e vivere con stupore e con gioia. 

Per questo agli apostoli che gli chiedono: insegnaci a  pregare, risponde: Quando pregate, dite: Padre!..  Nella sua lingua, l’aramaico, Gesù non diceva “Padre”,  bensì “Abbà”, che è l’equivalente del nostro “papà”.  Ma a noi, da dove viene il coraggio di dire la preghiera  del Padre Nostro (“osiamo dire”, introduce il celebrante  nella Messa)? e davvero siamo convinti che ci stiamo  rivolgendo a un Padre?

Perché chiamare Dio ‘Padre!’ è impegnarsi a vivere da  figli. 

Chiamare Dio ‘Padre!’ significa riconoscere che egli è  l’amore costitutivo del nostro essere e del nostro agire,  che egli ci dà la vita ora e in ogni istante. 

Chiamare Dio ‘Padre!’ significa riconoscere in lui la  bontà, la tenerezza nei nostri confronti, la sua  misericordia. Chiamare Dio ‘Padre!’ significa affermare e riconoscere  la fraternità tra tutti gli uomini. 

Ma ci crediamo davvero che Dio è Padre nostro? 

L’approfondimento della parola ‘Padre!’ potrebbe  continuare, e io vi chiedo scusa di non essere capace di  parlarne come si dovrebbe. 

Proviamo quest’oggi a recitare per conto nostro la preghiera che Gesù ci ha insegnato, pensando a quello che  ogni frase vuol dire alla luce della invocazione iniziale. E  se abbiamo il coraggio di dire a Dio con sincerità  “Padre!”, ci accorgeremo che tutta la vostra vita avrà un  significato più grande, più bello. 

Sì. grazie, Signore Gesù, per averci insegnato:  Quando pregate, dite: Padre! – dite Abbà, papà.

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