Mag 282022
 

Conoscere e riconoscere per essere te-
stimoni
. L’ascensione porta a compimento il mistero di morte e risurrezione di Gesù, conferma le fede degli apostoli nel Messia e
inaugura il tempo dell’annuncio.

Ci sono due indirizzi sbagliati e uno giusto, per cercare e trovare Dio. Gli apostoli avevano imboccato uno dopo l’altro i due sbagliati. La mattina di Pasqua avevano cercato Gesù nel sepolcro, ma si sono sentiti dire dagli angeli: “perché cercate tra i morti colui che è vivo?”; il sepolcro era un indirizzo sbagliato.
Dopo l’ascensione lo cercano tra le nubi, ma si sentono dire: “perché state a guardare per aria?”; anche le nuvole erano un indirizzo sbagliato: E noi? Se viviamo soltanto di bei ricordi, se abbiamo la nostalgia di un tempo e di situazioni ormai passate, è come cercare Dio tra i morti; e viceversa se ci rifugiamo nella fantasia e nelle ipotesi, e diciamo: se le cose andassero così e così… – è come cercare Dio guardando per aria, tra le nuvole. Indirizzi sbagliati. Ma qual’ è quello giusto?
Oggi celebriamo il fatto e il mistero dell’ascensione di Gesù, presentato sia nella pagina del Vangelo, sia nella prima lettura presa dagli Atti degli Apostoli. Intanto è bene precisare che le espressioni “fu assunto”, “fu elevato”, “fu portato” al cielo (sono espressioni che sentiamo nella liturgia di oggi) non significano un movimento nello spazio. Il cielo è la potenza di Dio, infinitamente più alta di qualsiasi autorità terrena; e dire che Gesù è salito al cielo significa che anche nella sua umanità diviene partecipe dell’autorità di Dio. Ora, l’ascensione è un avvenimento, che nella nostra
fede dobbiamo tenere unito agli avvenimenti della morte e della risurrezione di Gesù. Sono tre atti di un unico dramma, di un unico mistero, che culmina nella glorificazione di Gesù nel cielo. Ma è un dramma a cui manca ancora l’atto finale: infatti noi siamo “in attesa della sua venuta. L’Ascensione di Gesù è per noi l’invito a prepararci a quando verrà per condurci là dove è salito a prepararci un posto. Torniamo alla nostra domanda: in questa attesa qual è l’indirizzo giusto per cercare e trovare Dio così da prepararci alla sua venuta? Se Dio non lo si deve cercare nel passato o nella fantasia, significa che lo si può trovare soltanto nel presente: qui, dentro le nostre attività quotidiane, dentro i nostri legami terreni: famiglia, società civile, comunità cristiana. E’ quello che ci insegnano gli angeli con quei rimproveri fatti agli apostoli. Quaggiù siamo di passaggio, la nostra meta è raggiungere il Cristo glorioso, ma è proprio su questa terra che ci conquistiamo il paradiso. Sembra quasi che Gesù se ne sia andato per insegnare agli apostoli a cavarsela da soli! Anche noi ce la dobbiamo cavare come fossimo soli, ma soli non siamo: l’ascensione del Signore è segno che pure noi siamo chiamati là dove lui è, e allora è fonte di speranza, forza interiore efficace per i nostri impegni quaggiù. Lo Spirito Santo, la cui discesa celebreremo domenica prossima, sarà la nostra guida. Forse dai discepoli quel giorno fu vissuto con un po’ di mestizia, anche se l’evangelista dice che tornarono a Gerusalemme con grande gioia; a noi, la festa di oggi insegna che possiamo tornare alle nostre case e alle nostre
attività ricchi di speranza e di buona volontà. Infatti abbiamo capito che lì, nelle nostre case e nelle nostre attività, cioè nel voler bene e nel fare del bene alle persone con cui siamo in relazione, lì è l’indirizzo giusto
per cercare e trovare il Signore.

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