Mag 212022
 

Abitare ed essere abitati dall’Amore. I discorsi di addio di Gesù rivelano la dinamica trinitaria all’origine della missione di Gesù e della chiesa, con l’invio dello Spirito che abita i credenti e introduce alla comprensione del messaggio di salvezza del Signore.

Commento di don Mario Albertini

La frase centrale di questo brano viene ripresa in tutte le  Messe, subito dopo la preghiera del Padre nostro e prima del  saluto fraterno di pace; Gesù promette: Vi lascio la pace, vi  do la mia paceCon l’aggettivo possessivo “mia”, Gesù precisa che si  tratta di una pace speciale, della sua pace; la pace che viene  da lui è la capacità di gustare il dono della vita e di aprirsi al  bene nella serenità, nonostante tutto. 

 Il mondo non sa dare la pace; le armi sparano in diversi  paesi, le ingiustizie schiacciano i più deboli, ci sono divisioni nella società e nelle famiglie… Ma noi cristiani  possiamo e dobbiamo incontrarci con tutti gli uomini di  buona volontà per dare un contributo fattivo portando la  pace di Gesù, quella che sgorga dall’amore, dalla bontà, a  partire dall’incontro con Dio. 

 In questo brano del vangelo abbiamo sentito Gesù fare tre  promesse: di donarci la pace (come ho già detto), di essere  sempre presente in noi e tra di noi, d’inviarci lo Spirito  Santo.  

 E’ logico dire: se è il Signore a promettere, siamo certi che  mantiene la sua parola, e questo è fonte di speranza. E  tuttavia possiamo avere il coraggio di verificare se ha  mantenuto queste sue promesse, anche perché lui ha posto  delle condizioni. 

 La condizione per il dono della pace è che noi operiamo  per la pace. Gesù lo aveva detto anche nelle beatitudini:  beati i fautori di pace. Nel nostro piccolo mondo c’è sempre  occasione di portare un po’ di pace, 

 Un’altra promessa di Gesù sta in queste parole: il Padre e  io verremo, e prenderemo dimora presso chi osserverà la mia parola. E’ la promessa di una perenne presenza sua e del  Padre con noi e in noi. Colui che il cielo e la terra non  possono contenere promette di fare di noi la sua dimora.  Promessa mantenuta? Anche qui Gesù pone una  condizione: la promessa vale per chi mi ama, e osserva la  mia parola. Se da parte nostra c’è la fedeltà alle parole di  Gesù, si attua in noi la presenza divina, silenziosa ma vera,  che costituisce la misteriosa realtà della vita cristiana.  La terza promessa: vi manderò lo Spirito Santo che vi insegnerà ogni cosa…

La Chiesa nel suo insieme viene tirata su dallo Spirito  Santo. Nella prima lettura di oggi si racconta di come gli  apostoli emanano alcune norme, e lo fanno affermando:  Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di…. E’ la formula  che verrà ripetuta nei concili ecumenici di questi venti  secoli, nella consapevolezza che lo Spirito Santo, inviato da  Gesù e dal Padre, guida la sua Chiesa.  Ma lo Spirito Santo è anche il nostro educatore lungo tutta  la vita. Attraverso gli anni egli compie in noi un’opera  formativa, e ci fa acquistare un po’ alla volta uno sguardo di  fede e di speranza sempre più profonda. Ma anche qui c’è  una condizione: la scuola di cui si serve lo Spirito Santo per  insegnare le verità della fede è soprattutto la preghiera e la  riflessione sulla parola di Dio. Possiamo rivolgerci al Signore e dirgli: Tu hai promesso di  essermi presente, di farmi crescere nella verità, di donarmi  la tua pace, ma mi chiedi l’impegno dell’ascolto della tua  parola, della preghiera, della bontà verso gli altri. Voglio  essere fedele a questo impegno,

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