Apr 232022
 

Il Risorto, presente per sempre nella chiesa. La forza della risurrezione si manifesta attraverso le opere degli apostoli, coloro che hanno incontrato il Risorto ricevendo il suo Spirito e la sua pace, che ridona forza e solidità alla loro fede.

Commento di don Mario Albertini

Chi è il personaggio centrale in questa pagina del vangelo?  Gesù o Tommaso? E’ logico rispondere: Gesù; ma noi forse ci siamo  soffermati su Tommaso, l’apostolo che non crede ai suoi  amici. Però di Tommaso sono riportate due frasi. La prima sono  sicuro che la ricordiamo tutti, è diventata quasi un proverbio:  non credo se non vedo e non tocco.

Ma ricordate la seconda  frase? E’ più importante della prima, perché la prima è di  passaggio mentre la seconda è il punto d’arrivo, e dovrebbe  portarci a pensare a Tommaso non come l’apostolo  incredulo ma come l’apostolo che ha, sì, dubitato, ma poi  crede fortemente in Gesù ed esprime la sua fede con poche  ma significative parole d’amore. 

 “Mio Signore e mio Dio!” – esclama. “Mio Dio” è un atto  di fede; “mio Signore” è un atto d’amore perché significa: io  appartengo a te! tu sei il mio Signore, io ti appartengo! 

 Diciamo allora: benvenuta la testarda incredulità di  Tommaso, che così dà più forza alla sua successiva  testimonianza. E da lui dobbiamo imparare non l’incredulità,  ma il desiderio di capire che cosa crediamo e di motivare il  nostro atto di fede e di amore verso Gesù, nostro Dio e nostro Signore. 

 Il personaggio più importante però, lo abbiamo già detto,  non è Tommaso, è Gesù. Su di lui va posta l’attenzione; su  di lui che apparendo agli apostoli augura e dona la pace:  “pace a voi” – cioè comunica quella serenità interiore che  anticipa la vita eterna, che dà un assaggio della gioia del  paradiso. 

 Poi ancora su Gesù che affida agli apostoli una missione:  “io vi mando…” – dice, e il risultato dovrà essere il perdono  dei peccati: “a chi li rimetterete saranno rimessi”. Il perdono  non consiste nel fatto che Dio dica: non ti castigo per quello  che hai fatto – ma comporta un rinnovato rapporto di amicizia con Dio: il nostro amore filiale si incontra con il  suo amore paterno. 

 E tutto questo, cioè la pace e l’amicizia con Dio, è opera  dello Spirito santo che Gesù effonde sugli apostoli, sulla  chiesa tutta, su di noi: “Ricevete lo Spirito santo”. Lo  abbiamo ricevuto in particolare nel battesimo e nella  cresima, ma egli agisce sempre in noi con la sua grazia.  Ricordiamoci di invocarlo, lo Spirito santo. 

L’evangelista conclude il racconto dicendo: queste cose sono state scritte “perché crediate che Gesù è il Cristo, il  Figlio di Dio, e credendo abbiate la vita”. Quali cose? le  apparizioni del Signore, certo, e le sue parole, ma anche i  dubbi di Tommaso, e in particolare la trasformazione  avvenuta in tutti gli apostoli. Trasformazione da paurosi e  timidi (avevano addirittura sbarrato le porte, per la paura) a  coraggiosi predicatori del vangelo. 

Vogliamo portarci via qualche cosa di bello da questa  pagina del vangelo? Portiamola via tutta, perché è tutta  meritevole di essere assimilata – ma suggerisco di fare  nostra in modo particolare la professione di fede  dell’apostolo Tommaso, rivolta a Gesù Risorto e Vivente;  invochiamolo anche noi con convinzione e commozione:  “Mio Signore e mio Dio!”. 

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