Mar 122022
 

Guardare, vedere, riconoscere. La liturgia della Parola pone al centro il tema del vedere, la capacità di riconoscere negli eventi della storia i segni dell’alleanza di Dio con il suo popolo: dal dono della terra e della discendenza ad Abramo, fino al dono del Figlio, compimento delle promesse antiche, a tutta l’umanità.

Commento di don Mario Albertini

L’apostolo Pietro è in cima a un monte, e vorrebbe  rimanervi sempre. Non per il panorama, anche se è vero che  i panorami che si vedono dall’alto delle montagne sono  meravigliosi. Ma non è per il panorama. E’ che si trova  inserito in una scena che lo fa esclamare: è proprio bello  stare qui!. Sta vedendo il suo amico Gesù (perché oltre che  Maestro Gesù gli è amico, e anche noi dobbiamo sentirlo  nostro amico) lo sta vedendo immerso in una luce  sfolgorante, con un volto trasfigurato, glorioso. E appunto esclama, quasi invoca: restiamo qui! restiamo sempre qui!  E’ veramente bello! 

 Ma che cosa è bello? In quel momento a Pietro e agli altri  due apostoli è offerta una visione, o un’intuizione, della  bellezza di Dio. Perché non è soltanto alla presenza di Gesù  che si trovano, ma hanno una misteriosa rivelazione della  Trinità divina: “venne una nube che li avvolse (è figura dello  Spirito santo) e dalla nube uscì una voce (è quella del  Padre): Questi è il Figlio mio, ascoltatelo!”.  

E’ dunque la Trinità che si sta comunicando ai discepoli.  La bellezza a cui fa riferimento l’esclamazione di Pietro è  dunque quella della Trinità divina. (C.Martini)  In altre parole, quello che è stato offerto alla  contemplazione di Pietro sul monte è uno squarcio di  Paradiso. E allora è logico che lui dica: fermiamo il tempo,  stiamo sempre qui, non finisca mai questo istante di felicità!  In paradiso hanno buttato via gli orologi! Lì sul monte Pietro per breve tempo vede Gesù  trasfigurato e glorioso, e qualche mese dopo avrà la grazia di  vederlo risuscitato da morte. Quindi la trasfigurazione è, per  i tre apostoli, l’anticipazione dell’incontro con Cristo risorto,  e anche un preludio del paradiso. 

 Tra poco, nella professione di fede, diremo: “Aspetto la  vita del mondo che verrà”. Ma cos’è questo mondo che  verrà?  

 Noi, pur non avendolo visto, crediamo in Gesù Risorto, e  questa nostra fede ci assicura che anche noi siamo chiamati a  quella gloria, a quella contemplazione della bellezza di Dio.  Fede che accoglie le parole del Padre che è nei cieli.  Ricordate che Satana aveva sfidato Gesù: Se sei figlio di  Dio…”. Ebbene, qui c’è la risposta più autorevole: “Questi è il Figlio mio, l’eletto”. Ma per giungere a contemplare la bellezza, la bontà e la  gioia di Dio ci sono delle condizioni. La prima è quella di  ascoltare per davvero Gesù: Ascoltatelo, dice il Padre.  Ascoltare cioè mettere in pratica i suoi insegnamenti, il  vangelo. La seconda è ricordarci che Gesù è giunto alla  risurrezione passando attraverso la morte in croce; per noi  questo significa saper accettare le nostre croci, piccole o  grosse che siano. 

La quaresima è proprio l’invito a vivere queste due  condizioni: ascoltare obbedienti la parola di Dio, e accettare  la croce, ma sapendo che alla fine c’è la risurrezione (v.  seconda lettura). Come c’è stata per Cristo così sarà per noi.

Sorry, the comment form is closed at this time.