Ott 232021
 

Un annuncio che ridona la vita. Il profeta Geremia annuncia la salvezza che viene dal Signore per tutta la terra. Proprio questa gioia, che restituisce vita e salute, accompagna la venuta di Gesù in mezzo al suo popolo. Egli è la luce che apre gli occhi e illumina le genti; è lui che ci dona la fede per riconoscere in lui l’amore di Dio.

Commento di don Mario Albertini

Un episodio, quello riferito nella pagina del vangelo, che  contiene molti insegnamenti, il primo dei quali mi pare sia che,  dando la vista al cieco, Gesù implicitamente afferma quello  che in altra occasione ha detto esplicitamente, cioè che lui è la  luce del mondo. In quell’occasione offre la luce naturale a quel  cieco, ma sempre, a chi gliela chiede con fede e fiducia, dona  la luce soprannaturale, la luce della verità assoluta, cioè la  certezza che Dio ci vuole bene. 

 Vorrei però fermarmi su tre particolari presenti in questo  episodio, che ritengo importanti per noi: la strada, il mantello,  l’invocazione. 

1- la strada. All’inizio della narrazione è detto che quel cieco  sedeva lungo la strada; la conclusione è: prese a seguire Gesù  lungo la strada. Non più in semplice attesa dell’elemosina, ma  oramai impegnato sulla stessa strada di Gesù. Era la strada che  da Gerico saliva a Gerusalemme, saliva al Calvario, culminava  con la croce; la strada che Gesù proponeva allora e che  propone anche oggi: chi vuol essere mio discepolo mi segua.  Ho detto: strada che culminava con la croce, ma che sarà  trasformata in gloria con la risurrezione. 

 Ebbene, per la strada della nostra vita è passato, passa il  Signore. Non c’è strada umana che prima o poi non incroci il  passaggio di Dio. Occorre saper cogliere questo passaggio: può  essere una ispirazione interiore, può essere un’occasione di  gioia o di sofferenza, può essere uno stupore, un incontro…  Importante è capire che Dio si serve di cose abituali per venirci  incontro. Se comprendiamo che Gesù passa per la nostra  strada, ci sentiremo impegnati a seguirlo. 

2- il secondo particolare che richiamo è il mantello. Quando  quel cieco si sente chiamare da Gesù, gettato via il mantello accorre a lui. Il mantello è tutto quello che aveva, gli serviva da giaciglio e da coperta. Ma non esita a lasciarlo lì per andare  da Gesù. 

 Per noi diventa un esempio, noi che forse siamo ancora  seduti a lamentarci di chissà cosa, raggomitolati nel mantello  della nostra pigrizia. Dobbiamo uscire da questa pigrizia  spirituale, se davvero vogliamo essere cristiani. 

3- il terzo particolare è l’invocazione: Gesù, abbi pietà di me.  Questa invocazione esprime sia l’esperienza di non potercela  fare da solo, sia la fiducia nella disponibilità di Gesù a guarirlo, come infatti avvenne.  L’invocazione di quel cieco noi la facciamo nostra: Signore,  pietà! Cristo, pietà! 

 Anche sulle nostre labbra questa preghiera esprime la  consapevolezza che siamo spiritualmente poveri e che da soli  non possiamo uscire da questa povertà, ma anche la certezza  che per la sua onnipotente benevolenza Dio ci aiuterà. La fede  che Gesù si aspetta da noi è questa fiducia nella sua bontà, si  aspetta che noi crediamo davvero che egli ci vuole bene.  Ci crediamo davvero?

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