Ago 282021
 

Stavolta, confesso, non so da dove cominciare. Pensieri ed emozioni si accavallano. È proprio vero che il Signore non smette di stupirci. Appena ci rendiamo disponibili a donare il poco che abbiamo, Lui è sempre pronto a moltiplicarlo a dismisura, perché nessuno muoia di fame.

Proprio come fece, duemila anni fa, con i pani e i pesci del Vangelo. Martedì 3 agosto, l’agenda mi ricorda un impegno presso i missionari del Pime di Ducenta, in provincia di Caserta. Guidati da padre Franco, una trentina di giovani e adolescenti stanno facendo un campo scuola. Vado volentieri. Arrivo che stanno celebrando. Resto a passeggiare, tra i maestosi alberi di arance, nel bel giardino, mentre una pioggerellina estiva, come un dono mandato dal cielo, viene a rinfrescare l’aria.

Ci ritroviamo in sala. Mi rendo conto che i ragazzi e le ragazze sono attenti, motivati. Il programma pensato, salta quasi subito per fare spazio a un parlare a braccio. Si parla di ecologia integrale. Al centro di tutto, ancora e sempre c’è l’uomo. Nel pomeriggio i ragazzi si porteranno nella parrocchia di San Nicola e Casal di Principe, dove, il 19 marzo del 1994, don Peppe Diana, veniva trucidato da un sicario della camorra. Intanto a Villa Literno, chi volle la morte di don Peppino, Nunzio De Falco, già condannato all’ergastolo, da pochi giorni sta scontando gli arresti domiciliari, per gravi motivi di salute. I giovani, quasi tutti lombardi e campani, ascoltano con attenzione. Si parla di loro, della loro vita, di noi che siamo arrivati prima, della responsabilità che abbiamo nei loro confronti. È importante portare i giovani sui luoghi che, in certi momenti, hanno visto la prepotenza umana prendere il sopravvento sulla società civile. 

È importante fare in modo che tocchino con mano l’impegno, la paura, le speranze di chi ha lottato e lotta per un mondo migliore. Si sfiorano i temi più scottanti che li riguardano da vicino. È veramente emozionante poter dialogare con le nuove generazioni, mettersi in ascolto delle loro perplessità, delle loro speranze, rispondere, per quanto è possibile, alle loro domande.

Il discorso non può non cadere anche sulla vita nascente. Ancora una volta, più che argomentare, racconto. Un attimo di pausa. Ne approfitto per dare uno sguardo al telefonino che continua a illuminarsi. Primo messaggio: «Ci tenevo a mandarle questa foto, padre. Sono Emilia, la ragazza che … Guardi che meraviglia. E pensare che io ero contraria a questa cosa meravigliosa… ». La foto di cui parla Emilia è quella dell’ecografia del bambino che porta in grembo e che, atterrita dalla paura di non farcela, consigliata da parenti e amici, stava per eliminare. La foto è di una bellezza straordinaria. Il bambino, con la bocca spalancata, sembra sorridere e chiacchierare. Uno spettacolo unico davanti al quale occorre solo fare silenzio e ringraziare Dio. Condivido con i giovani la notizia. 

Mi accorgo anche di una telefonata cui non ho potuto rispondere. È Simone. Intuisco che cosa possa volermi dire. Simone e sua moglie Anna sono pensionati. Hanno lavorato tutta la vita e sono sempre felici di condividere parte dei loro risparmi con chi è nel bisogno. Anche della loro generosità parlo ai giovani. Che intreccio provvidenziale! Di vita, di gioia, di valori. A Emilia sta per nascere il bambino. E lei scoppia di gioia. 

Non oso pensare a quel che sarebbe accaduto se fosse stata lasciata sola. Simone e Anna sono felici di donare ciò che a loro non serve per alleviare le sofferenze di qualcuno. Colui che firma questa riflessione, felice per l’incontro di martedì, è altrettanto felice, oggi, di partecipare anche a voi che, al mare, in montagna, a casa o, forse, in una corsia ospedale, state leggendo ‘Avvenire’, le grandi opere che il Signore va compiendo nelle nostre vite. 

Martedì mattina, ancora una volta, abbiamo toccato con mano quel mistero grande che va sotto il nome di Divina Provvidenza.

di M.Patriciello, da Avvenire  

Sorry, the comment form is closed at this time.