Giu 122021
 

L’opera dell’uomo è frutto della Parola.
Nella vita di ogni giorno il Signore parla al nostro cuore, semina nella storia la sua Parola e ci invita ad accoglierla. Solo così vedremo crescere in noi i frutti di una vita buona, in grado di testimoniare al nostro prossimo l’amore di Dio ed «essere graditi» agli occhi del Signore.

L’esortazione alla fiducia, che ci viene fatta due  volte nella seconda lettura, si può prendere come guida  per l’accoglienza della Parola di Dio in questa domenica. Infatti ci insegnano ad essere fiduciosi le due brevi  parabole del vangelo. 

 Nella prima un agricoltore deve arare il terreno,  seminare, ripulire dalle erbacce, insomma fare quello che  spetta a lui, ma la vita e la crescita del chicco di grano  non dipendono da lui; che lui vegli o che si addormenti,  la forza della natura è sempre in atto. Così per noi:  abbiamo dei doveri da compiere, dei risultati da  raggiungere, ma sul piano spirituale è efficace anche e  soprattutto l’azione di Dio, e Dio è sempre all’opera:  nell’universo tutto, e nell’intimo di ciascuno.  Questa certezza dà fondamento alla nostra fiducia, la  quale però è accompagnata anche dalla pazienza, dal  sapere aspettare i frutti, dal saper vivere nel silenzio  dell’attesa. 

 Un difetto molto diffuso oggi, a mio parere, è la pretesa  di avere subito e magari senza fatica, anche in campo morale e spirituale. Per esempio: i giovani sposi  vorrebbero trovare subito la piena concordanza, e  l’accorgersi che questa non è subito totale spesso fa  saltare il matrimonio; manca cioè la pazienza di una  crescita graduale, di un’accettazione delle difficoltà; mancano la fiducia reciproca, e la fiducia che la grazia di  Dio aiuterà a superare i momenti di crisi. La gradualità è legge universale, ed è un riflesso della  pazienza di Dio!

Nella seconda parabola, quella del piccolo seme  che diventa un grande arbusto l’accento viene messo  sull’interna vitalità del seme. Gesù assicura che così è per  il Regno di Dio, cioè che l’annuncio del vangelo ha una  sua energia interiore, tale che, pur con piccoli inizi e  poveri mezzi, è capace di raggiungere i confini del  mondo. Sì, le piccole cose possono ottenere grandi risultati se  fatte per Iddio, con amore. 

 C’è però un particolare al quale penso si possa dare  importanza, e cioè in questa parabola non si parla di frutti  o di spighe, ma della grande ombra dei rami, nella quale  gli uccelli trovano possibilità di riposo. L’ombra in tempo  di caldo estenuante non è qualcosa di superfluo, è un  grande dono; essa diventa il simbolo della serenità, della  pace interiore, che Gesù promette a chi accoglie il seme  della sua parola, come vogliamo fare noi, “con umile  fiducia e con pazienza evangelica” (dalla preghiera della  Messa).

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