Giu 052021
 

Il Corpo della nuova alleanza. Gesù, sommo sacerdote, con la propria morte inaugura con l’umanità una nuova alleanza, confermando il patto d’amore voluto da Dio fin dai tempi di Mosè ed ora pienamente compiuto dal dono di sé del Figlio, che si offre come pane e come vino

Commento di don Mario Albertini 

Se il giovedì santo, il giorno della istituzione  dell’Eucaristia, è il giorno dell’incontro intimo con Gesù, la  solennità del Corpo e Sangue del Signore vuole essere il giorno  della lode, della glorificazione. 

 Da duemila anni il mondo cristiano celebra in varie forme il  trionfo dell’Eucaristia, e la glorificazione più grande viene dal  fatto che da quel lontano giovedì, quando per la prima volta per  le parole di Gesù un pane divenne il suo Corpo, una lunga  teoria di persone si inginocchia ad adorare Cristo presente,  nascosto agli occhi corporali ma affermato dalla fede. Uomini  di ogni cultura adorano la piccola Ostia, la prendono come  nutrimento spirituale, e trovano in essa la forza per esercitare  l’amore di Dio e del prossimo, l’onestà dei costumi e la  giustizia, per sopportare la sofferenza e vivere la speranza. 

 Perché l’Eucaristia, è: “Pane vivo, che dà vita … pane degli  angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli” (dalla sequenza  Lauda Sion, nella Messa). 

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 “Prendete, questo è il mio Corpo”: le parole di Gesù dicono  che egli ha voluto lasciarci in dono se stesso come nostro cibo;  non si presenta come un lusso superfluo, ma si offre alla nostra  consumazione sotto il segno dell’alimento più necessario, il  pane. 

 L’Eucaristia non è una cosa, ma una persona: “Questo è il  mio Corpo, questo è il mio Sangue”: parole che trasformano il  pane e il vino nella realtà di Gesù Cristo. 

 Sì, Gesù realmente, personalmente, con la sua divinità e  umanità, è qui. Certo, è un mistero: “Mistero della fede!”  proclama il celebrante subito dopo la consacrazione nella  Messa; ma la parola di Gesù è esplicita, e la parola di Gesù va  presa sul serio. 

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 Viene da chiedersi: perché Gesù ha scelto un modo così  semplice di essere presente (un pezzettino di pane), così  semplice che di lui si può fare quello che si vuole? perché ha  scelto un modo così facile di essere ricevuto, così facile anche dimenticato e trascurato? 

 E’ scritto nel vangelo: “Gesù, dopo aver amato i suoi che  erano nel mondo li amò sino alla fine” (Gv 13,1), sino  all’estremo dell’amore; questo estremo è stata l’accettazione  della morte sulla croce per testimoniare e comunicare l’amore  del Padre. Ebbene: l’Eucaristia è il segno e il memoriale di  questo sacrificio, cioè non è che amore, e la comunione  eucaristica è il momento dell’accoglienza di questo amore.  Gesù ha voluto che potesse avvenire nel più facile dei modi,  perché quelli che desiderano unirsi intimamente a lui non  trovino ostacoli, e quelli che vogliono diventare buoni trovino  una fonte immediata di forza, e perché il riceverlo sia un atto di  libertà. 

 Ma facilità non deve significare indifferenza, e nemmeno  impreparazione, ed è necessario aver ottenuto il perdono  mediante la confessione. Perché il modo è facile, ma l’impegno  interiore richiesto è grande, e se dopo ogni comunione non si  cerca di essere più fedeli a Gesù, c’è da chiedersi se non siamo  stati superficiali nell’accostarci a lui. E allora, mentre oggi ci uniamo alla Chiesa di tutti i tempi e  di tutti i luoghi nel glorificare il Cristo eucaristico, rinnoviamo  sia la fede che l’impegno.

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