Ott 192019
 

images5Guardiamo ancora una volta a Gesù di Nazareth. E’ stupenda la sua capacità di ospitalità. Egli diceva di sé di non aver casa e giaciglio dove porre il capo; infatti egli si affidava all’ospitalità della gente, sia per mangiare, sia per dormire. Eppure, nessuno era più ospitale di Lui. Lo era talmente che attorno a lui si creò un clima generale di accoglienza, di familiarità, di gioiosa reciproca appartenenza. Gesù aveva un cuore ospitale. Ogni persona che incontrava nella sua strada trovava un posto nel suo cuore e riceveva da lui gesti, parole, segni di grande rispetto e di personale accoglienza. Matteo, Zaccheo, la samaritana, la donna peccatrice, Marta e Maria, Lazzaro, i suoi dodici amici: ad uno una parola di perdono, ad un altro un incoraggiamento, a questo un atto di fiducia, a quella la prospettiva di un futuro di vita nuova. Gesù accoglieva ciascuno nella sua individualità e nel suo bisogno personale di salvezza.

Noi non siamo Gesù. Ma abbiamo il coraggio di ispirarci a Lui. Se siamo mandati in missione da Lui, dobbiamo in qualche modo riprodurre lui, il suo stile, la sua presenza in mezzo agli uomini. Ora non può esserci  annuncio di vangelo, dire che Dio ha visitato e salvato il suo popolo, se non ci sforziamo di stare in mezzo alla gente, i nostri contemporanei, con lo stile ospitale di Gesù. Ospitare l’altro con tutto noi stessi. Aprire la casa, condividere il tempo libero, invitare a sedersi alla stessa mensa, offrire un letto… ma anche e, soprattutto, ospitare i pensieri e i sentimenti dell’altro, attraverso un ascolto accurato, interessato, non frettoloso.

E tutto questo è possibile ora e qui. Se con tutte le persone che incontriamo in una giornata stabilissimo un rapporto di cordialità! Un accorgersi di chi ci passa accanto, un saluto cordiale a chi incrociamo, l’aiuto concreto al condomino che sale le scale con fatica… e se a questo stile educassimo i nostri ragazzi, fin da piccoli, i nostri paesi, i nostri condomini, le nostre vie e piazze sarebbero un po’ più umane, certamente più sicure perché abitate dalla simpatia e non dall’indifferenza e dalla paura. Dall’ospitalità nasce l’amicizia e la fratellanza. E’ significativo, ed è segno del regno di Dio, vedere espressioni di amicizia tra persone di diversa razza, lingua, religione e colore della pelle. La vera ospitalità non ha confini.

 

IMPEGNO PERSONALE: Mi sforzerò di rivitalizzare le sbiadite relazioni quotidiane: più attenzione, più cordialità, più gioia!

20/10/2019 – “GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE”  – Animata dalle parrocchie con il supporto dei gruppi e delle associazioni missionarie

 

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