Ago 032019
 

donmarioalbertiniLe false sicurezze. Chi desidera essere vero cristiano può accogliere con fiducia l’invito, oggi rivolto a tutti, a mante- nere fisso lo sguardo sulle cose di lassù, senza lasciarsi distrarre e sedurre dalle false sicurezze offerte da questo mondo.

Commento di don Mario Albertini 

Tutto è un soffio di vento, è un vuoto infinito, tutto è vanità. Queste parole che abbiamo sentito nella prima lettura sembrano espressione di pessimismo, ma in realtà sono un invito a valutare bene le cose che fanno parte della nostra vita. Tutto quello che nel nostro cuore scalza e sostituisce ciò per cui siamo creati, cioè scalza e sostituisce Dio, e ce lo fa dimenticare, tutto questo è vuoto. Il lavoro, la casa, il denaro, il godimento, il potere…: tutto è vuoto, se a queste cose diamo più importanza che a Dio. 

Ma tutto ha valore, hanno valore infinito anche le cose più semplici, più quotidiane, le solite cose che facciamo, i nostri affetti soprattutto, se diamo a Dio il primo posto. 

Per insegnarci a guardare agli affari terreni con un giusto criterio, Gesù racconta una parabola dove l’errore del protagonista non è stato quello di darsi da fare, ma la identificazione pratica della propria vita con ciò che possedeva, credendo di trovare la felicità nei beni posseduti. 

Ma non è quello che avviene troppo spesso attorno a noi, e forse anche per noi? Si parla del nostro tempo come di epoca del benessere e del consumismo, ma queste belle parole non indicano la preminenza del materiale sullo spirituale? Per quanto sia concreto il denaro, agli occhi di Dio, e cioè per quello che conta in assoluto, è vanità, è vuoto. Chi si è portato il denaro, o altre cose, nell’aldilà? 

Gesù definisce stolto l’uomo della parabola. Stolto perché non ha saputo usare l’intelligenza per discernere i veri beni; ha lavorato, ha faticato, ha fatto progetti, ha programmato… ma per niente! I suoi calcoli risultano completamente sbagliati, perché di fronte alla morte tutti i progetti dell’uomo svaniscono, cioè si dimostrano vani. 

Stolto, questa notte ti accorgerai – troppo tardi!- che il vero orizzonte non sta nel ripiegarsi su se stesso, non è nella cupidigia e nell’egoismo, ma è quello che si apre al giudizio di Dio e che sa accogliere anche gli altri. L’orizzonte largo, spazioso, meraviglioso di chi sa capire la vita come dono di Dio, e i beni di questa terra al servizio di questo dono, la vita, in noi e negli altri. 

E’ questo l’insegnamento primo della pagina del vangelo ascoltata. Ma c’è anche dell’altro. Essa inizia riportando il rifiuto da parte di Gesù a intervenire in una questione di eredità: chi mi ha costituito giudice sopra di voi? 

Noi sappiamo che Gesù invece è davvero nostro giudice, e che alla fine, dopo averci esaminato sulla carità, pronuncerà la sentenza definitiva: venite, benedetti; o: andate, maledetti... Rifiutando di intervenire su questioni di affari, egli rivendica per sé la missione di annunciare la verità e la libertà, di rivelarci il mistero dell’amore di Dio, di comunicarci la vita di figli di Dio – e così ci fa capire che solo questo non è vanità.

Sorry, the comment form is closed at this time.