Ago 112017
 

donmarioalbertiniVivere alla tua presenza. La fede non ci toglie le difficoltà dell’esistere umano, ma ci permette di sentire Dio vicino. Egli non può essere confuso con nessun fenomeno di questo mondo, ma tutto può diventare segno attraverso cui egli ci interpella e ci invita a vivere alla sua presenza.

Commento di don Mario Albertini

Gesù stende la mano a Pietro, lo afferra mentre sta per affogare, e lo salva. Sentirci presi per mano da Gesù, anche noi, quasi sospesi a lui. Quando ci troviamo provati dalla stanchezza interiore, provati dalla solitudine perché sembra che nessuno s’interessi di noi, magari con la sensazione del vuoto dentro di noi e ci chiediamo se la nostra vita conta qualcosa – è allora che ci dà forza il sapere che Gesù ci dà una mano, sempre.  Dobbiamo crederlo, per non meritare anche noi, come Pietro, il rimprovero di avere poca fede.

Il nostro rapporto con Dio è un misto di fiducia e di paura: vorremmo andare a Lui, ma la nostra fede non è così grande da eliminare ogni angoscia, da superare ogni ostacolo, da farci conservare sempre la certezza che Dio ci vuole bene.

E allora gridiamo anche noi: Signore, salvami! – certi che egli ripete anche a noi: “Coraggio, sono io… Non abbiate paura!”. Anche a noi Gesù rivolge, con bontà e pazienza, questa rassicurazione. Dobbiamo saperlo vicino a noi qui, sicuri che anche a noi egli stende la sua mano.

Senza pretendere miracoli. E’ molto istruttiva la prima lettura. Vi si parla del profeta Elia che, perseguitato dalle autorità del tempo, si rifugia in una caverna di montagna. Sa che il Signore gli vuole parlare e lui, il profeta, è attento a cogliere il segno della presenza di Dio. A un tratto soffia un vento forte e gagliardo come mai aveva sentito: sarà Lui? No: il Signore non era nel vento; poco dopo un terremoto scuote la montagna: sarà Lui? No: il Signore non era nel terremoto. E scoppia un incendio, ma il Signore non è neppure nel fuoco.

Ma ecco il mormorio di un vento leggero. Qui sì che c’è il Signore, ed Elia esce dalla caverna con il capo velato in segno di rispetto e di umile intimità, per ascoltare quello che Dio ha da dirgli.

La verità insegnata da questa pagina è che Dio, sempre presente in tutto, si manifesta come vuole Lui, in assoluta libertà, senza essere vincolato a fatti prodigiosi, straordinari; e spesso, come per l’incontro con Elia, sceglie di manifestarsi nella semplicità, nel mormorio di un vento leggero.

E allora: non andiamo in cerca di cose straordinarie per riconoscere la presenza di Dio, cerchiamo di incontrarlo non nei tanti rumori di cui è piena la nostra giornata, ma nel silenzio della preghiera.

Sentiremo il Signore che ci dice: coraggio, sono io, non aver paura; e potremo stendere la nostra mano perché egli la afferri, e ci dia sicurezza.

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