Ago 052017
 

donmarioalbertiniIl racconto della trasfigurazione di Gesù, nel vangelo di oggi, segue la presentazione delle esigenze della sua sequela: chi vuol diventare suo discepolo deve imparare a rischiare la propria vita per il Maestro, la sua forza infatti sta nell’ascoltarlo e nel conformare a lui la propria esistenza, riconoscendolo come volto di Dio, vera abitazione di Dio nella carne umana. Questo motivo messianico è già presente nella prima lettura, là dove Daniele parla di una manifestazione del «figlio d’uomo»: nei vangeli infatti Gesù stesso si attribuisce questo titolo e indica con esso la propria missione di salvezza. Nella seconda lettura possiamo ascoltare la testimonianza di Pietro, uno dei discepoli presenti alla trasfigurazione del Maestro: egli però non si limita a informare, ma ci annuncia il significato che ebbe per lui, e che dunque deve avere anche per noi, questa esperienza di cui facciamo memoria. E il significato sta proprio in questo: conoscere Cristo vuol dire fondare la propria vita non su favole, ma sulla parola di Dio che è fedele alla sua promessa e può dare luce alla nostra esistenza.

Lettura-commento – don Mario Albertini (Matteo 17,1-9)

L’episodio della trasfigurazione sembra tirarsi fuori dalla linea di nascondimento scelta da Gesù, ma non è così; anzi, si pone proprio in quella linea perché con esso Gesù prepara i suoi apostoli al massimo dell’umiliazione che sta per sopraggiungere.

Della trasfigurazione parlano i tre sinottici (Mc 9,2-9; Lc 9,28-36). Giovanni sembra disinteressarsene, ma al cap. 12 v. 28 riferisce come Gesù, dopo aver predetto ai suoi che lo avrebbero seguito nell’umiliazione, aggiunge: Padre, glorifica il tuo nome – e subito venne una voce dal cielo: L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò. Si può intuire in questo un riferimento alla voce e alla gloria della trasfigurazione.

I tre sinottici la raccontano, ciascuno con qualche particolarità, e collocano l’episodio a un momento ben preciso presentandolo come un’ora importante nella vita di Gesù. Infatti subito prima c’era stata la “confessione” di Pietro Tu sei il Cristo…, e Gesù aveva fatto il primo annuncio della passione: doveva andare a Gerusalemme e là soffrire e morire e il terzo giorno risorgere. Si erano così puntualizzate le due componenti fondamentali della persona e dell’opera di Gesù: egli è il Cristo di Dio, e tuttavia sarà rifiutato e dovrà soffrire.

La trasfigurazione quindi segna questo passaggio: Gesù si avvia ormai verso la passione, e per preparare gli apostoli ai momenti tristi e tremendi che verranno anticipa ai loro occhi la gloria della risurrezione: i tre apostoli scelti pregustano per un istante la gloria definitiva del loro Signore.

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