Gen 282017
 

donmarioalbertiniIntroduzione

Il vangelo è oggi il centro della predicazione e della riflessione: esso ci coinvolge tutti in prima persona, poiché propone l’essenza della identità cristiana rispetto a tutte le ideologie terrene e anche rispetto alle altre religioni. Le beatitudini, intese alla luce della vita di Gesù, costituiscono la vera ‘novità’ dell’orientamento vitale del cristiano. Anticipa profeticamente questa proposta la prima lettura, che invita tutti i poveri della terra a cercare il Signore, ma intende questa povertà come la disponibilità a non commettere iniquità proprio perché si confida in Dio. Coloro infatti che si pensano come i grandi non vivono più un corretto rapporto con lui. Anche Paolo, nella seconda lettura, richiama la comunità cristiana ai criteri di scelta e di azione che il Signore ha indicato ai suoi discepoli, mostrandosi così in sintonia con l’annuncio evangelico: Dio ha scelto ciò che è debole nel mondo per confondere i forti.

Commento di don Mario Albertini

Chi si preoccupa di essere beato nel senso detto da Gesù? Pure noi forse abbiamo ascoltato questa serie di asserzioni come se non ci riguardasse. Sono belle, sono profonde, meritano considerazione, ma sono paradossali, dicono il contrario di quanto si pensa di solito.

Per esempio noi, qui adesso: riusciamo a ritrovare in noi stessi qualcuna di quelle caratteristiche? Rientriamo tra quelli che sono distaccati dai beni materiali, o tra i miti, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace? Temo che saremmo portati a dire: un pochettino forse sì, ma solo un pochettino, non del tutto.

Ma allora quello proposto da Gesù è un programma non attuabile?

Se il Signore avesse proclamato le otto beatitudini dall’alto della croce, le potremmo comprendere come uno sguardo che lui dà alla sua stessa vita: lui sì le ha vissute, le ha attuate in pieno; in un certo senso sono il suo autoritratto, il suo identikit.

Eppure le ha proposte anche a noi come un ideale da perseguire. E allora cosa dobbiamo fare?

Nella prima lettura il profeta ci dice: “Cercate il Signore, … cercate la giustizia, cercate l’umiltà”.

Cercate: la ricerca è sempre importante: nel campo della scienza, della tecnica, anche dell’arte…. Ebbene, pure nella fede e nella vita cristiana occorre cercare. Cercare cosa? Addirittura cercare il Signore, cercare Dio!

Come? Il profeta dice: cercando la giustizia e l’umiltà, vale a dire cercando un rapporto giusto con il prossimo e quel giusto atteggiamento davanti a Dio che è l’umiltà, il sentirsi poveri davanti a Lui, piccoli, peccatori, perché lo siamo.

Ebbene, se cerchiamo così, comprenderemo le beatitudini come una promessa e un invito.

Sono una promessa di gioia, – e i verbi al futuro (saranno consolati, vedranno Dio, eccetera) vogliono ricordarci che la vita non si esaurisce in questo nostro orizzonte terreno, ma che un aldilà eterno ci attende.

E sono un chiaro invito, perché gli atteggiamenti indicati dalle beatitudini tracciano la via cristiana per poter partecipare, già oggi, della gioia di Dio.

Forse noi riteniamo che per essere buoni e bravi cristiani sia sufficiente venire a Messa, non rubare, non uccidere, onorare il padre e la madre, non commettere adulterio. Sì, i 10 comandamenti sono importanti e la loro osservanza è fondamentale, – ma il cuore del messaggio di Cristo sono le beatitudini. E come Dio si aspetta che viviamo i comandamenti, si aspetta anche che viviamo le beatitudini.

Ho detto che il cuore del messaggio di Cristo sono le beatitudini. No, il cuore sono i comandamenti della carità: ama Dio e ama il prossimo. Ma se davvero amiamo Dio e davvero amiamo il prossimo, automaticamente mettiamo in pratica anche le otto beatitudini. Gesù infatti nel proporci quel ripetuto “beati” ci chiede di affidarci totalmente all’amore di Dio che ci è Padre, e di corrispondere nel voler bene e nel fare del bene. E’ impegnativo, ma non impossibile.

Sorry, the comment form is closed at this time.