Gen 212017
 

donmarioalbertiniL’annuncio della vicinanza del regno di Dio nel vangelo non può lasciarci nell’indifferenza. Per essere però percepito come liberazione da ogni forma di male e come pienezza di vita, richiede la disponibilità alla conversione e alla testimonianza: per diventare «pescatori di uomini» occorre imparare a seguire Gesù. Nella prima lettura Isaia ci pone a confronto con un’esperienza di liberazione dall’angoscia e dall’oppressione attraverso l’intervento di Dio: descrive la gioia dei salvati, ai quali è stata resa libertà e pace. Nella seconda lettura Paolo traduce la luce di Cristo nei termini di unità e concordia all’interno della comunità cristiana: la divisione nel popolo di Dio fa ripiombare nella tenebra e rappresenta una contro-testimonianza di fronte al mondo.

E se quei quattro pescatori avessero risposto di no? Gesù dice loro: lasciate lì tutto: reti, barche, parenti, e seguitemi. Meno male, per la storia e per noi, meno male che, in tutta libertà, hanno accolto l’invito del Signore, primi di una moltitudine di discepoli, tra cui ci troviamo anche noi. Un po’ di riconoscenza a loro, la dobbiamo

Immaginiamo la scena: in quel piccolo porto di lago ci sono diversi pescatori, e certo anche altre persone indaffarate magari per comprare del pesce fresco. Ed ecco uno che passa là in mezzo e proclama ad alta voce: convertitevi, il regno dei cieli è vicino.

Quella voce diceva una cosa semplice e bella: convertitevi, cioè orientate a Dio il vostro cuore, la vostra intelligenza, la vostra vita, – perché il regno dei cieli è vicino, cioè Dio vi è venuto incontro con il suo amore. Il regno dei cieli infatti non è chissà che cosa, non è altro che l’offerta di amore da parte di Dio.

L’evangelista non dice se qualcuno allora abbia ascoltato con favore quella voce, o se le parole del Signore siano cadute nell’indifferenza totale. Può succedere anche oggi: noi, per esempio, le ascoltiamo?

E Gesù vede Pietro e Andrea, e poi vede Giacomo e Giovanni. Sembra uno sguardo dato per caso ai primi che gli capitano sotto gli occhi – ma non è per caso: è una scelta, si tratta di uno sguardo di benevolenza, di affetto, di incoraggiamento, quello sguardo con cui Gesù vede anche me, vede e guarda a ciascuno di noi,. Dobbiamo credere a questo sguardo divino rivolto a noi. L’evangelista scrive: Gesù cominciò a predicare… Non è una notiziola di cronaca, queste parole indicano l’inizio di un fatto di importanza storica: l’inizio della predicazione di Gesù. E la sua parola da allora ha percorso tutti gli spazi e ha superato i tempi e arriva a noi. Anche oggi c’è ancora e sempre Gesù che parla a noi, e ripete con forza sempre nuova i due inviti che abbiamo sentito risuonare sulle rive di quel lago: convertitevi – seguitemi.

In sintesi, di questo vangelo vogliamo ricordare in particolare due cose: Gesù ci guarda, e Gesù ci parla. Lo sguardo e la parola di Gesù portano nella nostra vita quella luce di cui è detto sia nella prima lettura che nel vangelo, e che noi abbiamo affermato nel salmo responsoriale: Il Signore è mia luce e mia salvezza. Il nostro è un tempo di oscurità. per quanto riguarda la conoscenza delle cose di Dio, ma anche i valori veri: il rispetto della persona umana, il rispetto della vita, l’onestà, la rettitudine, la moralità. In questi giorni siamo travolti da notizie su questa mancanza di onestà e di moralità. Lamentiamocene, ma soprattutto lasciamoci illuminare da quella luce che è la rivelazione dell’amore paterno di Dio, e facciamoci portatori di quei valori.

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