Feb 172024
 

Messi alla prova, per crescere nella fede. I testi della liturgia ci raccontano di come sempre la nostra vita di fede sia segnata dal confronto tra il bene il male, tra il peccato che ci allontana da Dio e l’amore divino che rinnova la sua alleanza con noi. È così che inizia il cammino anche di Gesù, tentato nel deserto ma chiamato a compiere la venuta del Regno.

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 L’evangelista Marco, da cui abbia letto il brano, è sempre  molto sintetico, quasi sbrigativo. Per quanto riguarda questo episodio delle tentazioni di  Gesù, gli altri due evangelisti sinottici, vale a dire Matteo e Luca, si soffermano ad esporre il contenuto delle tentazioni,  e dicono come Gesù ha reagito.

Marco, come abbiamo  sentito, scrive semplicemente che prima di iniziare la sua  missione Gesù è sospinto (interessante questo verbo) è  sospinto dallo Spirito in un luogo deserto, e lì vi trascorre il  lungo periodo di 40 giorni nella preghiera e nel digiuno, e  che alla fine fu tentato da Satana. Ma – ripeto – non si  sofferma a dire quali tentazioni. La nostra attenzione quindi è attirata su quello che segue,  cioè sulle prime parole della predicazione di Gesù, parole  che rivolse ai contemporanei ma che continua a rivolgere  anche a noi: “Convertitevi – e credete al vangelo”. 

 Ora, convertirsi e credere non sono due cose diverse.  Convertirsi significa proprio voltarsi verso il vangelo, cioè  verso la Parola di Dio, e credere. E che cos’è il vangelo? Il  vangelo è la buona notizia portata da Gesù – che Dio ci  vuole bene davvero, e che noi siamo capaci di dire di sì a  questo amore. Ecco: convertirsi è dire di sì all’amore di Dio,  al quale crediamo. 

Ma non è detto che sia facile, occorre un particolare  impegno, e Gesù in altra occasione ha proposto tre cose per  questo cammino di conversione al suo amore, tre cose nelle  quali impegnarsi soprattutto in questa quaresima.

La prima cosa è vivere di più la carità fraterna: che è sì  aiutare il prossimo bisognoso, ma prima ancora è essere  attenti e accoglienti con chi ci sta d’attorno, soprattutto in  famiglia. Vivere e coltivare l’amore famigliare, ed estendere  l’attenzione ai vicini, ai conoscenti, eliminare gelosie e  rivalità, saper perdonare. 

Poi: dare uno spazio di tempo alla preghiera e alla  conoscenza della parola di Dio: proviamo a dedicate qualche  minuto al giorno per leggere un pezzettino del vangelo o di  un altro libro sacro, con il desiderio di capire cosa quel testo  propone, e alla luce di quello che comprendiamo dialogare  un po’ con Dio. Sapete parlare a Dio anche senza usare le  solite preghiere? Provate a raccontargli la vostra vita come  fareste con un amico. 

In terzo luogo – essere capaci di qualche atto di  mortificazione. Si parla del digiuno e dell’astinenza, ma si  tratta anche di privarsi di qualche cosa proprio per il  pensiero di unirci un po’ alla sofferenza di Cristo nella sua  passione. Privarci non solo di qualche cosa di materiale, ma  per esempio anche guardare un po’ di meno la televisione,  fare un po’ di silenzio in casa. Cose da poco, ma proviamo a  compierle… Può rientrare in questo ambito della  mortificazione anche l’iniziativa della solidarietà suggerita  dalle scatolette-salvadanaio. 

Dicevo che sono tre proposte che Gesù stesso ci fa: amore  fraterno soprattutto in famiglia, preghiera e mortificazione.  Esse ci aiuteranno a credere in maniera concreta al buon  annuncio che Gesù ci dà: l’annuncio dell’amore suo per noi, l’annuncio che Dio ci vuole bene..

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