Nel Vangelo la parabola dell’amministratore disonesto ci pone davanti all’esigenza radicale del regno di Dio annunciato da Gesù: sottrarsi alla schiavitù dei beni terreni, in particolare alla schiavitù del denaro, per creare una comunità di fratelli, in cui si riconosca l’uguaglianza in dignità e si pratichi la giustizia soprattutto verso i più deboli. Questa è la via evangelica per sconfiggere la mercificazione del “povero”, contro la quale si pronuncia con forza la prima lettura: Dio stesso, grida il profeta Amos, prende le difese dei poveri e non potrà dimenticare le opere di coloro che li calpestano. Tra le raccomandazioni che Paolo affida al discepolo Timoteo nella seconda lettura c’è quella della preghiera pubblica per tutti, senza esclusivismi: Dio, infatti, vuole che tutti siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Le tangenti non sono un’invenzione del nostro tempo. Probabilmente quello riferito da Gesù sotto forma di parabola era uno dei tanti fatti di cronaca, di allora e di oggi, una storia di imbrogli che, scoperta, porta al licenziamento in tronco dell’imbroglione, il quale per mettersi al sicuro ricorre alle tangenti.
Sì, storia di quel tempo, ne parla anche il profeta nella prima lettura, e storia del nostro tempo. Leggi tutto »