L’affermazione di Gesù nel Vangelo, secondo la quale Dio non è un Dio dei morti ma dei vivi, non è fondata su argomentazioni scientifiche, ma sulla logica della fede: è la relazione con Dio che fonda la speranza che egli non ci abbandoni nella morte. Questa convinzione deve trasfigurare anche la nostra vita, rendendola sempre più vitale, più animata dallo Spirito del Dio vivente. La certezza che Dio ha il potere di rimetterci in piedi, di risuscitarci a vita nuova, ci viene proclamata anche nella prima lettura: ogni forma di morte, di cui possiamo fare esperienza nella quotidianità, può essere vinta nella fede sincera in Dio e nella speranza che egli può darci la forza per una speranza di senso e di pienezza oltre la paura del nulla. La stessa fede filtra dalle parole di Paolo, nella seconda lettura: il cristiano è convinto che non può arrivare da solo alla salvezza, essa è piuttosto dono di un Dio fedele verso chi a lui si affida. Non i nostri meriti, ma la grazia di Dio è la nostra garanzia