AVVENTO – I^ Domenica

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Nov 262016
 

vangelo-case-2-300x225Il vangelo esorta alla “vigilanza”: vegliare significa agire con saggezza, con l’impegno quotidiano a vivere secondo lo stile indicato da Gesù e nel distacco del cuore dalle cose terrene. Il Signore può venire a noi ad ogni ora e a ciascun credente è chiesto di vivere l’attesa della sua venuta negli avvenimenti della vita d’ogni giorno, per trovarsi pronto e disponibile ad accoglierlo. Per la prima lettura camminare nelle vie del Signore vuol dire impegnarsi a creare pace nel mondo: Isaia immagina come un grande corteo di popoli che convergono verso la “città della pace”, nella luce del Signore. Occorre però la consapevolezza dell’importanza del presente, come suggerisce Paolo nella seconda lettura: poiché questo è il tempo in cui Dio viene a salvarci, diventa necessario gettare via le “opere delle tenebre” e indossare le “armi della luce”.

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Gesù Cristo, Re dell’unverso

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Nov 192016
 

donmarioalbertiniIl Vangelo ci pone davanti alla scena del calvario: «oggi sarai con me nel paradiso» è la promessa di Gesù al “buon ladrone”, uno dei malfattori condannato a morte accanto a lui. La promessa esprime con il linguaggio delle immagini il contenuto della regalità di Cristo. Con il dono della sua vita egli apre le porte della vita eterna in Dio. La prima lettura ruota attorno alla figura profetico-messianica di Davide: si narra la sua unzione a re di Israele, il suo ruolo di riconciliatore tra le parti divise dello stesso popolo, il Nord e il Sud di Israele, anticipando così profeticamente il ministero regale di Cristo. Con un ringraziamento a Dio, «che ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto», inizia la seconda lettura: un inno al primato di Cristo e un invito alla comunità cristiana a riconoscere tale primato.

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XXXIII^ Domenica del tempo ordinario

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Nov 112016
 

donmarioalbertiniLa venuta del Signore è presentata dal Vangelo come compimento e liberazione. Questo futuro di speranza, però, impegna ogni cristiano autentico nel collaborare a vivificare il presente attraverso la sua personale e comunitaria testimonianza. Al centro di questo dinamismo, infatti, la chiesa ha un ruolo essenziale, in quanto popolo di Dio e corpo di Cristo. Di giudizio ci parla la prima lettura: una prospettiva reale, legata al “sole di giustizia” che sorgerà per noi, e che perciò non va vissuta come motivo di spavento, ma come stimolo a prendere sul serio la vita davanti a Dio. Pari serietà è raccomandata da Paolo nella seconda lettura: una serietà di vita che si esprime anche nell’onesto lavoro. Paolo insegna, a partire dal suo esempio, che il cristiano non può perdere nell’ozio inutile e dissipante il tempo che Dio gli offre, ma è chiamato a impegnare le proprie capacità per l’utilità di tutti. Leggi tutto »

XXXII^ domenica Tempo ordinario

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Nov 052016
 

donmarioalbertiniL’affermazione di Gesù nel Vangelo, secondo la quale Dio non è un Dio dei morti ma dei vivi, non è fondata su argomentazioni scientifiche, ma sulla logica della fede: è la relazione con Dio che fonda la speranza che egli non ci abbandoni nella morte. Questa convinzione deve trasfigurare anche la nostra vita, rendendola sempre più vitale, più animata dallo Spirito del Dio vivente. La certezza che Dio ha il potere di rimetterci in piedi, di risuscitarci a vita nuova, ci viene proclamata anche nella prima lettura: ogni forma di morte, di cui possiamo fare esperienza nella quotidianità, può essere vinta nella fede sincera in Dio e nella speranza che egli può darci la forza per una speranza di senso e di pienezza oltre la paura del nulla. La stessa fede filtra dalle parole di Paolo, nella seconda lettura: il cristiano è convinto che non può arrivare da solo alla salvezza, essa è piuttosto dono di un Dio fedele verso chi a lui si affida. Non i nostri meriti, ma la grazia di Dio è la nostra garanzia

 

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Tutti i Santi

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Ott 292016
 

tuttiisanti2011Nel Vangelo viene promessa la vera felicità a chi si fa discepolo di Cristo, riconoscendo di appartenere al popolo dei «poveri in spirito», ossia di coloro che aprono il proprio cuore a Dio e a lui si affidano, imparando ad accoglierlo presente nelle vicende umili e quotidiane della loro vita. Questa infatti viene dalla fede autentica realmente trasfigurata e riempita di una gioia che il mondo non può offrire. In questa direzione la prima lettura presenta alla contemplazione dei fedeli visioni che descrivono la destinazione finale di quanti si pongono alla sequela di Cristo, aiutando in tal modo anche noi a interrogarci sulla nostra identità di cristiani e sulla nostra fedeltà soprattutto nei momenti in cui la fede è messa alla prova. La prima lettera di Giovanni, nella seconda lettura, richiama a sua volta l’attenzione sulla realtà dell’essere già ora figli di Dio e sulla certezza di fede di poterlo un giorno «vedere così come egli è».  Si può adoperare un’espressione che sembra uno slogan per indicare la nostra situazione di cristiani qui sulla terra, e l’espressione è: già, e non ancora.  Già salvati dal Signore Gesù, ma non ancora salvi perché possiamo rinnegare questa salvezza.  O come è detto nella seconda lettura: già figli di Dio, ma non è ancora stato rivelato ciò che saremo.  Il già, vale a dire il dono misterioso ma reale dell’essere figli di Dio, è l’oggetto della nostra fede, il non ancora, cioè la partecipazione eterna alla gloria e alla gioia di Dio, quello che indichiamo con il termine ‘paradiso’, questo è l’oggetto della nostra speranza. 

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