Il “segno” dell’Emmanuele, di cui parla la prima lettura della liturgia di oggi, rimanda i cristiani alla vera identità di Gesù: egli è per noi il segno per eccellenza della fedeltà di Dio, egli è «sacramento dell’incontro tra Dio e l’uomo». In questo senso la sua venuta inaugura per l’umanità intera un tempo nuovo. La nostra salvezza, che è grazia di Dio, non ci lascia tutta- via passivi e inattivi, poiché Dio non ci salva senza la nostra libera risposta di accoglienza e di collaborazione. Non è “grazia a buon mercato”, poiché pone ogni essere umano davanti alla sua responsabilità nella personale storia di salvezza.
Se il Signore dicesse anche a me – come ha fatto con il re Achaz nella prima lettura – “chiedi un segno dal cielo”, un segno dimostrativo che io, Dio, sono con te – qualche cosa, non so cosa, gliela domanderei, magari soltanto un piccolo miracolo.