Set 042023
 

Riconoscimento e responsabilità. La liturgia della Parola ci presenta con chiarezza il senso dell’autorità, della responsabilità e del servizio agli occhi di Dio. L’elezione di Dio presentata dal profeta Isaia così come l’investitura di Pietro da parte di Gesù indicano come all’origine ci sia sempre l’agire di Dio e a lui dev’essere consacrato il lavoro e l’impegno di chi viene scelto.

Commento di don MARIO ALBERTINI

E’ rischioso lasciarsi sedurre da Dio, come il profeta  della prima lettura: “tu mi hai sedotto, Signore, e io mi  sono lasciato sedurre”. E’ rischioso mettersi sulla strada  dietro a Gesù come lui richiede. Rischioso perché non sai  che cosa Dio ti domanderà, e perché sai che la strada di  Gesù porta al Calvario. Rischioso, ma affrontare il rischio  della vita come la propone Gesù, contando sull’aiuto e  l’amore di Dio, è bello. Gesù è un maestro itinerante, sempre in cammino, un  maestro diverso dagli altri. 

Un insegnante ai suoi alunni dice: se volete imparare  seguite le mie lezioni… Ma Gesù no, lui dice: seguite me!  Non solo ascoltate le mie parole, ma seguitemi.  Abbiamo sentito dire a Pietro, che voleva impedirgli  di andare a Gerusalemme, dice: mettiti dietro a me, non  sei tu che devi dirmi dove ho da andare, ma tu vieni dove  vado io, seguimi. 

 Stava appunto andando a Gerusalemme, e sapeva che lì  avrebbe sofferto, sarebbe stato ucciso, ma poi sarebbe  risorto. Quindi la meta ultima non era la croce, era la  risurrezione. E noi, senza dimenticare il crocifisso,  viviamo nel tempo di Cristo risorto. Anche per noi lo  scopo ultimo non è la croce, ma la risurrezione, la vita in  Dio, la gloria e la gioia della vita eterna, del paradiso.  Questo è lo scopo ultimo, e per arrivarci, occorre  comportarsi come lui, fare del bene, voler bene, scegliere  di essere buoni, onesti, anche quando comporta una  croce. E questo, come ha fatto lui: cioè per amore. Questo vuol dire “seguirlo”. Questo vuol dire scegliere il rischio  di una vita che ha lui, Gesù, come riferimento. 

 Ho detto “scegliere”, non “subire”. Gesù infatti fa una  premessa importante; dice: se qualcuno vuole venire  dietro a me. Cioè si appella alla nostra libertà: ‘se vuoi…’  Seguire Gesù è una scelta che va fatta con la  consapevolezza di chi sa che corre dei rischi, e il rischio è  la croce. Quindi una scelta non per costrizione e neppure  per abitudine, ma con libertà interiore.  

 Ecco allora che possiamo comprendere quella frase un  po’ strana della prima lettura che ho già citata: “Tu, o  Dio, mi hai sedotto e io mi sono lasciato sedurre…”. San  Paolo con altri termini dirà: “sono stato conquistato da  Cristo” (Fil 3,12). L’esercizio della libertà è proprio  questo: lasciarsi sedurre da Dio, cioè lasciarsi amare da  lui, e amarlo proprio in un rapporto personale con Gesù.  

 Quello che lui ci domanda è di non fare di noi stessi il  centro, vincere l’egoismo, fare della vita un dono.  Dimenticare se stessi per essere donati agli altri. Questo  deve avvenire in primo luogo all’interno della propria  famiglia, perché è lì che si fa vera esperienza dell’amore  come dono. Ma poi sapersi allargare anche fuori. 

 La proposta di seguirlo Gesù la rivolge a tutti, a me  come a ciascuno di voi, è un appello alla nostra libertà  personale. Se vuoi, seguimi. Se vuoi… Quindi posso non  volerlo, ma noi vogliamo accettare il rischio che lui ci  propone, quello di essere veri suoi discepoli.. 

 Lasciamoci sedurre dall’amore di Dio in Gesù.

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