Set 032022
 

L’umiltà, lo stile del discepolo. Nella relazione con i fratelli e le sorelle si manifesta il carattere autentico della fede cristiana, una fede all’insegna dell’umiltà e della disponibilità, che non cerca di prevalere o di primeggiare ma accoglie gli ultimi e si mantiene ospitale. Così possiamo accostarci a Dio per vivere con lui una nuova alleanza in Cristo Gesù.

Commento di DON MARIO ALBERTINI

Verso il 1500, l’astronomo Copernico dimostrò che la  terra gira attorno al sole, mentre fino ad allora si pensava  che fosse il sole a girare attorno alla terra; allora fu tutta  una mentalità che dovette cambiare. Questo cambiamento  di mentalità lo si definisce rivoluzione copernicana

 Ebbene, le parole di Gesù non metterti al primo posto,  nella loro semplicità impongono anch’esse una  rivoluzione, un capovolgimento dei nostri modi abituali  di pensare e di essere. Proviamo a fare un esercizio di immaginazione:  ciascuno di noi pensi di essere al centro di tutto. Anche se  sappiamo che non è vero, spesso ci comportiamo come se  fossimo proprio al centro: ogni cosa e ogni persona le  consideriamo secondo il rapporto che hanno con noi. Lo  potremmo chiamare egocentrismo. 

 E ora proviamo a fare un altro esercizio di  immaginazione, un po’ più difficile: pensiamo che  un’altra persona, una persona qualsiasi che mi sta vicino  o che incontro casualmente, sia lei il centro di tutto. Se  fosse così, questo mi obbligherebbe a mettere lei al primo  posto nella mia considerazione. 

 Ebbene, è questo che insegna Gesù quando dice  appunto: non metterti al primo posto, cioè non  considerarti al centro.  

 Quello di Gesù non è un insegnamento di buona  educazione, che peraltro sta sempre bene. Ma nelle sue  parole l’importante non è il posto a tavola – vuole farci  riflettere quale sia il modo di pensare a noi stessi, e  quindi il modo di comportarci. E’ la medesima cosa che il comandamento della carità: ama il prossimo tuo come te  stesso. Ed è quello che avviene, o dovrebbe avvenire,  nella vita di famiglia: per il coniuge, il centro è l’altro  coniuge; per i genitori, il centro sono i figli. 

 Gli altri non vanno considerati come se girassero  attorno a me, ma sapendoli anche più meritevoli di me,  perché io so quanto sono peccatore davanti a Dio, mentre  non so quanto lo siano gli altri. 

 Per questo Gesù aggiunge: invita i più poveri… Egli  esige da noi l’attenzione soprattutto a quegli altri che  hanno bisogno del nostro aiuto – si tratti di aiuto  materiale nella giustizia e nella carità, o si tratti di un  aiuto morale: una buona parola, un gesto di  comprensione, la partecipazione a un dolore o a una  gioia… E Gesù dice che vanno privilegiati quelli che non  possono ricambiare con qualche favore: invita poveri,  storpi, zoppi, ciechi. E’ la logica del dono, non quella del  contraccambio. Caso mai il contraccambio viene da Dio.  Dice Gesù: riceverai la tua ricompensa alla risurrezione  dei giusti. 

 Ma anche nei confronti con Dio il motivo del nostro  agire e del nostro amarlo non è prevalentemente l’attesa  di una ricompensa, ma la speranza e l’attesa di incontrare  lui, sommo Bene; di incontrare colui che nella vita  abbiamo riconosciuto come il Padre nostro, colui che ci  vuole bene e al quale noi vogliamo bene.  

 Sì, c’è un grande insegnamento in quella frase così  semplice: non metterti al primo posto. Ti ricorda che al  centro di tutto, e al centro della tua vita, c’è Dio.

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