Feb 122022
 

Il compimento della vera beatitudine. Credere significa riconoscere in Dio e nella sua parola il vero fondamento per la propria felicità, per il compimento della propria esistenza umana e credente. È questo il messaggio di Geremia e il cuore delle beatitudini.

Commento di don Mario Albertini

guai a voi… guai a voi… Quattro volte lo dice, come  quattro volte dice beati voi. Mentre ascoltavamo, ci siamo  chiesti: rientro anch’io in quel “voi”? Sì, ci rientriamo,  perché è anche a ciascuno di noi che Gesù rivolge queste  parole. E’ a me che dice: 

– se hai il cuore attaccato alle cose materiali,  all’interesse, ai soldi, sei a rischio di perdizione – ma al  contrario sta’ sereno se te ne servi con cuore distaccato, e  cerchi di realizzare valori più importanti, come la  giustizia e la condivisione e l’amore 

– è ancora a me che Gesù dice: se ti ritieni  autosufficiente, sazio di te stesso e delle tue presunzioni:  ti troveresti davanti al Signore senza niente in mano – ma  al contrario abbi fame di bontà, fame di conoscere meglio  il Signore, impegnati a migliorarti nelle cose che devi  fare 

– e ancora: se il divertimento, la soddisfazione delle tue  passioni è lo scopo che persegui, non raggiungerai la  gioia vera ed eterna – al contrario: accetta la sofferenza,  chiedi al Signore che ti aiuti a vivere sereno anche  quando il dolore fisico o morale si fa sentire con tutta la  sua durezza 

– e infine dice a me: non sei mio discepolo se non  sopporti le difficoltà che derivano dal vivere la fede  anche quando altri ti prende in giro perché sei credente e  vai in chiesa e ti comporti bene – ricordati al contrario che  soffrire a motivo della fede è un onore. 

 Sì, le parole di Gesù ci riguardano, sia quando dice  beati sia quando pronuncia il guai

Vanno però fatte due osservazioni. 

 Una riguarda il fatto che Gesù dice per prima cosa i  “beati”, e solo in seconda battuta i “guai”. Ci presenta per  prima la via della felicità vera; e poi dice: questa è  l’offerta che ti viene fatta, ma se non percorri questa via,  non raggiungerai la felicità. E allora quel “guai” più che  una minaccia va inteso come una parola di compassione;  come se dicesse: poveracci voi. se… Quindi poveraccio io  se non cerco di attuare quelle condizioni. 

 L’altra osservazione è questa: a pensarci bene, quelle  che indichiamo con il termine “beatitudini” tracciano il  ritratto, l’autoritratto, di Gesù: è lui che le ha vissute.  Ripensiamo a tutta la sua vita, dalla nascita nella grotta  di Betlemme alla morte in croce: lui è stato davvero  povero, lui ha avuto fame della volontà del Padre (un  giorno ha detto: mio cibo è fare la volontà del Padre), lui  ha sofferto nella persecuzione che lo ha portato a quella  morte. La risurrezione è stata per l’umanità di Cristo la  realizzazione del “beati”. Ha percorso la via indicata nelle  beatitudini, ha raggiunto la mèta là promessa. 

 E noi? Dovremmo fare almeno il tentativo di obbedire  alla parola di Gesù, e soprattutto di seguire il suo  esempio.  Se è così, allora il giorno che ci presenteremo a lui,  penso che press’a poco ci dirà: hai cercato di riferirti a  quel mio ritratto, ma sei riuscito a farne soltanto una  brutta copia; ma pazienza, vieni lo stesso tra i beati,  perché almeno ci hai provato.. E noi, davvero beati, lo ringrazieremo in eterno.

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