Nov 272021
 

Aperti alla speranza. La promessa della venuta (avvento) del Figlio dell’Uomo apre i credenti al compimento del tempo escatologico promesso da Dio Padre. L’oracolo profetico e il discorso escatologico di Gesù ci richiamano a vegliare, aperti alla speranza che nasce dalla fedeltà del Signore.

Commento di don Mario Albertini 

 “State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano”. Il cuore si appesantisce nel male, il peso del male tira in giù, mentre nel fare il bene il cuore è libero da questa pesantezza. La vera serenità, quella che ci fa sentire leggeri, è nel bene. A questa esortazione di Gesù possiamo mettere vicina quella che ci è stata fatta nella seconda lettura: “guardate di comportarvi in modo da piacere a Dio”. Non si limita a dire: evitare il male, non commettere il peccato: questo è il primo passo ed è la condizione per non appesantire il cuore. Ma dice in positivo: piacere a Dio. Pensate ai rapporti nelle vostre famiglie: è vero che non bisogna dare dispiacere alle persone cui si vuole bene, ma è ancora poco: occorre piacere ad esse, occorre farsi a vicenda dei piaceri. Così con il Signore.

Questa dovrà essere la caratteristica del periodo di Avvento che comincia con questa domenica e ci prepara al Natale. Avvento significa arrivo, venuta, ed è chiaro che si riferisce alla venuta del Signore.

   Ma quale venuta? Quella del Natale? Sì, ma il Natale non è solo la celebrazione di un fatto passato, è anche una prospettiva sul futuro. La fede ci dice che Gesù Cristo è già venuto, ma anche che verrà di nuovo. Perché già venuto, noi crediamo al suo annuncio dell’infinito amore di Dio. Perché verrà di nuovo, noi crediamo che lo incontreremo non più solo nella fede ma pure nella visione e nella partecipazione alla sua gioia.

Quindi il Natale lo dobbiamo celebrare sia come memoria di un avvenimento storico sia come promessa di un incontro definitivo. E allora questo periodo di Avvento lo viviamo nell’attesa e nella speranza. “Apri i nostri cuori alla speranza – è detto nella preghiera iniziale della Messa, – perché sappiamo attendere senza turbamento il ritorno glorioso del Cristo, giudice e salvatore”. Solo chi attende il Signore è capace di apprezzare il momento presente e di conoscerne il significato, perché collocandolo verso la venuta del Signore  lo mette nella prospettiva giusta.

Ed è quello che ci dice Gesù nel vangelo ora letto. Egli parla della fine dei tempi, ma la sua intenzione non è quella di mettere in ansia e neppure quella di soddisfare qualche curiosità. Gesù espone una verità: “Vedranno il Figlio dell’uomo (cioè lui) venire con potenza e gloria grande”. Non si tratta di una fine, ma di un incontro nel quale ci sarà donata la liberazione: “la vostra liberazione è vicina”. La liberazione è la vita vera, la vita eterna, la vita nella gioia di Dio, il compimento di ogni nostra aspirazione buona, e il compimento di tutte le promesse di salvezza (come dice la prima lettura).

Per incontrare così il Signore che viene: stiamo attenti a non appesantire il nostro cuore, e comportiamoci in modo da piacere a Dio. Sempre e in tutto.

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