Ott 312021
 

Il duplice amore al cuore dei comandamenti. La parola di Dio è il sostegno e l’essenza della vita di fede, per Israele e per ogni cristiano. Gesù rilegge i comandamenti, ribadendo l’unicità del solo Dio in grado di salvare, e rivela il loro unico duplice fondamento: l’amore di Dio e del prossimo.

Commento di Don Mario Albertini

Se c’è una pagina del vangelo che conosciamo bene, è  questa. Se c’è una pagina del vangelo che va messa in pratica  ogni giorno, è questa. Tutto l’esempio e l’insegnamento di  Gesù, trova qui la sua sintesi, e tutta la vita cristiana trova qui  la sua applicazione quotidiana: amore a Dio e amore al  prossimo.  Gesù riprende dall’Antico Testamento le parole riportate  dalla prima lettura, e comincia dicendo: ASCOLTA. È il verbo  della confidenza, come quando un genitore dice al figlio:  ascoltami! ascolta bene… Confidenza, ma anche la premessa a  una cosa importante: fa’ bene attenzione a quello che sto per  dirti, e poi mettilo in pratica.. 

 Ascolta: questa sera è detto a noi; a ciascuno di noi.  Ma chi è che ci interpella così? “Il Signore Dio nostro, che è  l’unico Signore”. 

 Cosa vuol dire “UNICO Signore”? Non è solo  l’affermazione dell’unicità di Dio; è anche il termine proprio  del linguaggio dell’amore. “Tu sei l’unico per me” – “Tu sei  l’unica per me” si dicono a vicenda i fidanzati. Il Signore  nostro ci domanda di considerarlo l’unico. E’ un atto di fede, che siamo invitati a fare, ma anche  un atto di fiducia. Dio si rivolge a me e mi dice: ascolta,  io per te sono l’unico, fidati di me. 

 Ritroviamo dunque nello stesso tempo la sublimità di Dio e  la sua vicinanza, la forza e la dolcezza dei rapporti tra lui e noi.  Io non so come ciascuno di voi pensa a Dio: forse a Dio che  giudica, Dio che castiga, Dio cui rivolgermi quando ho  necessità del suo aiuto… Il pensiero giusto è: Dio che ama e si  aspetta che noi lo amiamo. E’ una verità bellissima, ma per questo anche impegnativa,  perché la risposta deve essere con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta la forza – cioè con la totalità del nostro essere.  Dice bene un poeta (Rilke): “Io vengo a te con tutto il mio  andare”. 

 E poi il prossimo. I comandamenti sono due, ma vanno  assieme. Guardiamo alla croce: è composta di due legni, uno  verticale e l’altro orizzontale, e se si staccano non è più una  croce – così il comandamento della carità con la dimensione  verso l’alto e quella orizzontale verso i nostri pari. Dimensioni  che non si possono scindere. 

 Ma chi è il prossimo? In altra occasione, a chi gli poneva  questa domanda Gesù rispose: Sei tu che devi farti prossimo  agli altri. 

 Non dobbiamo escludere nessuno dalla nostra carità, ma in  concreto dobbiamo farci prossimo per i familiari, per gli  amici, per i vicini di casa, per i colleghi, per quelli che  incontriamo per strada o magari anche ci attraversano la strada,  e per ogni persona cui può giungere il nostro aiuto. Il motivo è sempre quello: Dio è il nostro unico Signore – ed  è il Padre di tutti. 

 È significativa l’assicurazione che Gesù fa a quello che  lo aveva interpellato: “Non sei lontano dal regno di Dio”.  La capacità di amare Dio e il prossimo è un segno  inequivocabile che contraddistingue chi non è lontano dal  regno di Dio, da Dio.

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