Set 182021
 

La vera “grandezza” del discepolo. Il giusto è inviso agli empi e da questi è messo alla prova in ogni modo. Allo stesso modo, il Giusto, Cristo Gesù, è chiamato alla sofferenza della croce, ma invita i suoi apostoli – e anche noi oggi – a vivere la fede con umiltà, facendoci «piccoli» e mettendoci al servizio del prossimo nella carità.

Commento di don Mario Albertini

 Gesù presenta affettuosamente un bambino e dice: chi  accoglie un bambino accoglie me, anzi accoglie il Padre che  mi ha inviato. Notiamo il passaggio: un bambino, Gesù, il  Padre che sta nei cieli. Dunque nei piccoli gesti di bontà, si  inserisce l’immensità dell’amore divino. Sembra un paradosso,  eppure è una gran bella verità: se noi riusciamo a fare qualche  cosa di bene, cose che magari consideriamo da poco, ma le  facciamo di cuore, lì si fa presente Dio. Questo è il confortante  insegnamento che chiude la pagina del vangelo. 

 Ma in essa ci sono altri insegnamenti. Gesù dice: chi vuol  essere il primo sia l’ultimo. Il nostro criterio abituale di valutazione è che per essere primi bisogna darsi da fare per  superare gli altri! Ora questo è giusto se cerchiamo di essere i  primi nel voler bene e nel fare il bene, con semplicità d’animo  e disponibilità. Tutto questo Gesù lo chiama servizio, mettersi  all’ultimo posto. 

 C’è poi un terzo insegnamento che esige una riflessione.  Noi sappiamo da tutto il vangelo che l’opera di salvezza di  Gesù passa attraverso la passione, la morte, la risurrezione.  Quando lui preannuncia questi eventi agli apostoli, è normale  che essi non comprendano. La tragica fine che lo aspetta a  Gerusalemme è del tutto estranea alle loro prospettive, si  aspettavano qualcosa di glorioso. Non comprendono, e  neanche si sforzano di comprendere; infatti accentrano la loro  preoccupazione su se stessi e discutono su chi fosse il primo tra loro. Il Signore aveva parlato di morte e di risurrezione, ed  essi parlano di precedenze!  

 Una simile incomprensione dei metodi di Dio può essere  anche nostra. Nella prima lettura si parla di persone che  tramano contro un uomo giusto, lo deridono, e intanto dicono: tu sei convinto di avere Dio dalla tua parte, ebbene, stiamo a  vedere cosa farà per te. 

 E’ normale pensare che l’uomo giusto deve essere protetto  da Dio, e che Dio deve intervenire a difesa dei giusti e degli  innocenti.  

 Ebbene, è vero che Dio è vicino a chi lo teme, lo aiuta e lo  protegge, ma non è detto che lo tiri fuori dalle situazioni  difficili. C’è un’eternità davanti, ed è in questa che si  manifesterà la ricompensa divina. 

 Non è facile accettare questo metodo di Dio. Però la nostra  fede e la nostra speranza ci devono sostenere anche quando  non comprendiamo il perché di certe cose, di tante cose. 

 Da questa pagina abbiamo colto tre insegnamenti che ci  invitano a indirizzare i nostri pensieri sulla linea di Dio: – le piccole azioni di bontà hanno valore infinito  – la bontà si esprime soprattutto in un atteggiamento di  servizio  – e saper accettare con fiducia i metodi di Dio.

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