Lug 102021
 

La Parola che ci chiama all’annuncio. Ripetendo le parole del profeta Amos, ciascuno di noi può sentirsi chiamato e inviato dal Signore ad annunciare la sua Parola, affinché ciascuno possa partecipare della salvezza donata da Gesù e testimoniata dai primi discepoli, compimento del «mistero» d’amore del Padre.

Commento di don Mario Albertini

Erano stati chiamati dalle più diverse situazioni  (pescatori, esattori delle imposte, eccetera), e adesso sono  mandati allo sbaraglio: devono portare dovunque la  parola di Gesù; possono servirsi dei mezzi umani, ma non  devono contare su di essi bensì esclusivamente sulla forza  della missione ricevuta. E sanno che la loro parola sarà  accolta da alcuni ma rifiutata da molti – ma non importa:  l’eventuale probabile fallimento non impedirà loro di  continuare ad annunciare la verità di Dio.  E’ questa la storia degli apostoli. 

Storia analoga a quella del profeta, Amos, raccontata  nella prima lettura: di fronte ai potenti che vogliono  impedirglielo, Amos rivendica il suo diritto-dovere di  parlare: io facevo il pastore, e stavo bene come ero, ma  Dio mi ha preso e mi ha incaricato di annunciarvi che se  non cambiate viva dovrà punirvi. Una missione alta, ma  scomoda: scomoda per lui, e scomoda per quelli a cui  parla, ma questo è il mandato di Dio. 

 E la nostra storia non avrà qualche analogia con queste  due? 

 Sì e ce lo dice la seconda lettura. Una pagina molto  bella anche se a prima vista difficile. In essa possiamo  enucleare tre cose: 1- anche noi, tutti, siamo stati scelti da  Dio; 2- anche su di noi, su ciascuno di noi, Dio ha un  progetto; 3- il punto d’arrivo, proposto a tutti, è l’incontro  con lui nella gioia eterna. 

1- siamo scelti da Dio: “in Cristo, il Padre ci ha scelti  prima della creazione del mondo, e ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi”. Per Iddio tutto è presente;  da sempre e per sempre siamo sotto lo sguardo di Dio  che pensa a noi offrendoci un rapporto di intimità,  quello di essere suoi figli. 

2- Dio ha un grande progetto, quello di “ricapitolare in  Cristo tutte le cose”, cioè quello di mettere sotto  l’unico capo che è Gesù Cristo tutto il creato e tutta  l’umanità. In questo progetto entriamo anche noi, che  siamo chiamati a svolgere i compiti che la vita ci  affida, in famiglia e nella società, sapendoli orientare  a Dio. 

3 – il punto d’arrivo è l’incontro con Dio nella gioia  eterna: “in Cristo siamo stati fatti eredi, perché  fossimo a lode della sua gloria”.  

E’ questa la nostra speranza, anzi la nostra  certezza, se rispondiamo alla chiamata del Signore. Dunque la nostra è una chiamata che Dio propone in  tre tempi: siamo stati scelti da sempre, per svolgere un  impegno attuale, in attesa di un premio eterno.  Io ho una grande paura: che non siamo convinti che  queste verità così belle riguardino proprio noi, e che si  tratti di cose astratte. Ed è perché non crediamo per  davvero che Dio ci voglia bene, che Dio ci ami. Ed è  questa invece la verità che Gesù ci ha insegnato e  comunicato: sì, Dio ci vuole bene.

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