Mag 222021
 

M’inginocchio al mondo per la mia gente di Myanmar

Sono una suora e da circa cinque anni lavoro nell’ospedale Mali Gindai di Myitkyina, nel nord del Myanmar. L’ospedale è di proprietà della Chiesa cattolica locale e aiuta, per quanto possibile, pazienti come bambini e donne incinte che provengono dalle popolazioni profughe e da famiglie povere. Sono molto grata della notizia che oggi, domenica 16 maggio, papa Francesco celebrerà una santa Messa per il popolo del Myanmar insieme alla comunità birmana, inclusi preti, suore e fratelli di diverse comunità religiose che sono presenti in Italia. Sono davvero riconoscente al Santo Padre che è con il popolo del Myanmar e sento la sua benedizione. Lunga vita a papa Francesco! Io credo che non esiste nulla che Dio non possa fare. Io prego e spero che Dio salvi il popolo del Myanmar tramite quei leader politici internazionali che hanno a cuore il bene comune e l’umanità. Io voglio veramente che il mio Paese si sviluppi. Ma soffro nel vedere le sofferenze causate da ingiustizie e assassini.

Oggi, le persone nel mio Paese non sono sicure. Quelle che si battono per la giustizia e dicono la verità sono arrestate, torturate e uccise. Queste persone mettono a rischio la propria vita. E se i militari non riescono a trovare quelli che stanno cercando, essi non si fanno scrupolo di arrestare i membri delle loro famiglie, anche i bambini, e sottoporli a torture. I giornalisti non hanno la libertà di fare il proprio lavoro. Anche loro sono presi di mira, e sono sotto minaccia di arresto. Per questo devono nascondersi in posti sicuri. La situazione in Myanmar sta peggiorando, come tutti sanno.

I civili innocenti sono vittime di retate, vengono terrorizzati e uccisi. Non esiste né sicurezza né protezione per le persone. Siamo senza aiuto e spaventati. Non esiste più la giustizia. Non esiste più il rispetto dei diritti umani. Le persone stanno soffrendo profondi traumi e depressioni, e questo non solo a causa della pandemia ma anche del caos politico e per la mancanza di cibo e di sicurezza. Nel nostro ospedale cerchiamo ogni giorno di salvare vite. Uno dei nostri pazienti ha detto che non voleva più vivere e ha ingoiato cinque pacchetti di veleno per topi. Abbiamo cercato di fargliele vomitare, ma egli continuava a dire che non voleva più vivere. Un altro paziente è arrivato svenuto, era caduto in depressione e da tre giorni non voleva mangiare più nulla. Siamo pieni di casi simili, di persone così depresse che non vogliono più vivere.

Riceviamo in continuazione pazienti traumatizzati, così come quelli che non riescono ad avere trattamenti medici. Il mondo intero dovrebbe veramente scuotersi, venendo davvero a conoscenza di quello che sta succedendo in Myanmar. 

La popolazione è in una situazione disperata, vive nella paura, si sente insicura e senza speranza. La gente non ha armi e sta trovando moltissime difficoltà nell’affrontare i bisogni quotidiani di base. Il fatto di dover diventare profughi e la perdita del lavoro aggiungono ulteriore preoccupazione e colpiscono non solo la condizione fisica ma anche quella mentale delle persone. Io sono molto grata ai leader, agli esperti e alle persone che nel mondo stanno sostenendo in diversi modi l’assistenza umanitaria al popolo del Myanmar. Per favore, fate in modo di far sentire la vostra voce a tutti i leader della comunità internazionale.

Salvate il Myanmar. E fate presto. Abbiamo bisogno urgentemente di aiuto internazionale. Se questo aiuto arriverà, potranno essere salvate moltissime vite umane. La situazione, in questi tre mesi, è andata peggiorando sempre di più. Scongiuro in ginocchio la comunità internazionale: aiutate a fermare l’uccisione di civili nel Paese! Aiutate a far sì che la nostra leader Aung San Suu Kyi, il nostro presidente U Win Myint e le migliaia di persone arrestate possano tornare in libertà, e possa tornare al potere il governo civile regolarmente eletto. Dio vi benedica. Vi ringrazio.

di Ann Rose Nu Tawng, da Avvenire

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