Mag 152021
 

Il mandato del Risorto. Gesù ritorna al
Padre ma non ci lascia soli. La promessa dello Spirito è all’origine del ministero e dell’azione della Chiesa missionaria nel mondo.

Immagino non sia stato un giorno di festa piena per gli apostoli  quello in cui Gesù è asceso al cielo. Sì, certo, contenti e  orgogliosi per la sua glorificazione, ma anche un po’ tristi  perché li lasciava. E’ mentre sono in questa confusione interiore che si sentono  interpellati dagli angeli che dicono loro di non rimanere là  imbambolati a guardare in su – e prendono coscienza  dell’ultimo mandato del loro Signore: andate, siate miei  testimoni, predicate il mio vangelo dappertutto. 

 Capiscono allora, e comprendiamo anche noi, che  l’ascensione porta a compimento l’opera di Cristo. Gesù, che ci  ha meritato con la morte e risurrezione il perdono e la salvezza,  ora è glorificato e così ci rende sicuri che anche per noi la  morte non è la fine di tutto, che la meta ultima è l’incontro con  lui e con il Padre nella vita eterna. Aveva detto ai discepoli:  “vado a prepararvi un posto perché siate anche voi dove sono  io”. Con la sua ascensione prepara per noi un posto in cielo, e  questo diventa il fondamento della nostra speranza. 

 Nel racconto sia del vangelo che della prima lettura  l’attenzione è volta prima di tutto verso Gesù, ma poi essa deve  spostarsi sugli apostoli, i quali, testimoni esclusivi delle ultime  azioni e parole del Signore, ricevono ora il compito di  prolungare e diffondere il suo messaggio di salvezza e di  amore. L’ascensione segna il momento del passaggio dal tempo  di Cristo al tempo degli apostoli e della chiesa. Ormai  l’annuncio del regno di Dio è affidato ai discepoli di Gesù. Comprendiamo così che l’ascensione è importante per la  nostra fede: e che ne derivano due conseguenze per noi:.  

La prima conseguenza è che dobbiamo vivere nella speranza.  Non una speranza qualsiasi. Ci sono tre virtù proprie del  cristiano: la fede, la speranza e la carità. Di solito si parla della  fede e della carità, ma poco della speranza. Essa è fondata sulla  certezza dell’amore onnipotente di Dio e sulle promesse e sui  meriti di Gesù, che la meta della nostra esistenza è la vita  eterna. Sperare è camminare con Gesù verso il Padre. 

 La seconda conseguenza è che il compito affidato agli  apostoli di annunciare il vangelo ad ogni creatura in qualche  misura lo dobbiamo sentire affidato anche a noi. Come  possiamo noi annunciare il vangelo? Ci sono modalità diverse,  ma tutti possiamo farlo vivendo nella giustizia e nella bontà. Ci  lamentiamo spesso che nel mondo non c’è giustizia, che c’è  tanta cattiveria… Purtroppo è vero. Ma se ciascuno di noi cerca  di essere un po’ più giusto lui, un po’ più buono lui, – darebbe  un contributo a migliorare le cose: questo è l’annuncio che ci è  affidato. Lo possiamo fare, perché avviene per noi quello che fu  per gli apostoli: “Essi – dice il vangelo, partirono e predicarono  dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro”.  Ecco, il Signore opera anche assieme a noi, misteriosamente ma  davvero, se noi facciamo sul serio. 

 In conclusione: celebrare l’ascensione vuol dire godere che  Gesù sia entrato anche come uomo nella gloria divina, e  rinnovare questi due aspetti dell’essere cristiani: la speranza per  il futuro eterno, e l’impegno ad essere giusti e buoni.

Sorry, the comment form is closed at this time.