Set 262020
 

La giustizia di Dio chiede opere di conversione. Ciascuno di noi, in quanto credente, è chiamato ad una vera conversione, decidendosi, nei fatti, per Dio quale unico be- ne della propria vita. La liturgia ci invita ad affidarci alla giustizia di Dio, riconoscendoci peccatori bisognosi della misericordia del Padre.

Commento di don Mario Albertini

Di buone intenzioni, dice il proverbio, è lastricata la strada che porta all’inferno; non bastano le intenzioni, per quanto buone, ci vogliono i fatti per camminare sulla strada buona..  E’ questo il succo della breve parabola dei due figli. Non è difficile rispondere alla domanda di Gesù: quale dei due è obbediente. Anche se prima aveva detto “non ne ho voglia”, è il primo, perché l’obbedienza sta nei fatti, non nelle parole.

   E Gesù aggiunge un’espressione che nella sua apparente assurdità colpisce come un pugno nello stomaco: “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”. Pazienza i pubblicani, che al giorno d’oggi non ci sono, ma le prostitute!.. Sono più avanti di noi.

   Il regno di Dio nelle parole di Gesù è la strada per muoversi verso Dio. Su questa strada ci precedono quelli che nella nostra opinione sono fuori strada, e che forse disprezziamo. Quella di Gesù non è una semplice frase ad effetto, bensì un’autentica provocazione. Ripeto: come un pugno nello stomaco per la nostra presunzione di ritenerci migliori.

   Ma che rapporto c’è tra questa frase e la parabola dei due figli?

   Lì è detto che il primo figlio si pente del rifiuto dato, e obbedisce. Delle prostitute è detto che hanno creduto alle parole di Giovanni il Battista, parole che hanno suscitato in loro il pentimento. Ci precedono non perché prostitute, ma perché pentite.

   E’ dunque sulla necessità di pentirsi che Gesù si sofferma. Ci chiede di credere per davvero alle sue parole, con una fede che sia conversione dal male e obbedienza alla volontà di Dio. E la volontà di Dio è molto chiara: vogliatevi bene, e fate del bene. Nei fatti, non nelle intenzioni soltanto.

   E mi piace evidenziare che nella parabola si parla di un padre e di figli, non di un padrone e di braccianti, come in altre parabole; così Gesù ci invita a metterci nel giusto rapporto con Dio che ci è Padre e ci vuole bene, e al quale è bello obbedire sapendoci suoi figli. Non è importante sapere chi è più avanti o chi è più indietro, importante è camminare sulla strada verso questo Padre.

   Ci aiuta in questo anche la seconda lettura, che ripropone il mistero del Figlio di Dio che si fa uomo, passa attraverso la passione e la morte per giungere alla glorificazione. Al centro di questo mistero sta l’atteggiamento di Gesù: egli è stato obbediente, ha sempre compiuto la volontà del Padre. E’ Gesù l’esempio da imitare: essere docili, nei fatti, alla parola di Dio. 

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