Gen 112020
 

trinitaAvete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!” (Rom 8, 15).

“Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre” (Gal 4, 6). 

Abbà, era l’espressione con la quale i bambini ebrei si rivolgevano al loro padre, che corrisponde al nostro ‘papà, nome con il quale è pensabile che anche Gesù si sia rivolto a Giuseppe. Il Padre Nostro centro della preghiera in Paolo.  S. Paolo senza dubbio deve essersi molto nutrito e ispirato al Padre nostro. Lo esigono e lo rivelano la sua teologia e la sua spiritualità, oltre ad alcune ragioni esegetiche.

Tra il Padre Nostro e l’insegnamento dell’Apostolo c’è una ricca tavola di somiglianze assai interessanti. Nelle sue preghiere si coglie il senso di intimità e di confidenza filiali verso il Padre e tornano spesso elementi che caratterizzano il Padre Nostro: la preoccupazione per l’avvento del Regno di Dio e per il compimento della sua volontà, l’azione di grazie per il ’cibo’, la necessità dell’amore e del perdono a tutti e la preghiera per essere preservati dal male. Il Padre nostro nella esegesi delle Lettere di Paolo tra gli esegeti che hanno studiato l’argomento, il Chase ha fatto a questo riguardo un lavoro approfondito e prezioso, concludendo che l’Apostolo non solo conosce il Padre Nostro, ma proprio ad esso si rifà nei due famosi passi di Gal.4,6 e Rom.8,15. Molto attraente e degna di considerazione è anche l’antica ipotesi di altri esegeti, guardata con simpatia anche dal Jeremias, i quali dicono che l’’Abba, Padre’ in Paolo altro non è che l’inizio del Padre Nostro; infatti, essi dicono, era uso costante dei Giudei indicare le varie preghiere con le loro parole iniziali. Del resto Luca, che si rivolge al mondo pagano, propone il Padre nostro, diversamente da Matteo che si rivolge al mondo giudaico, semplicemente con la parola: Padre (Lc 11, 2ss), espressione che usa Gesù nel Getsemani (Lc. 22, 42). San Paolo attribuisce ai due testi citati importanza fondamentale e ricchezza teologica e mistica: egli li considera come una dimostrazione chiara dell’adozione filiale e come argomento per se stesso evidente a convincere i cristiani ad abbandonare il loro timore servile e a rivolgersi al Padre con la confidenza e l’intimità di un bambino. L’espressione deve aver molto impressionato e coinvolto prima gli apostoli, poi san Paolo e i primi cristiani.

Il Padre Nostro sembra aver ispirato, nutrito e guidato, S. Paolo e tutta la comunità primitiva nel loro incontro filiale con il Padre e nella loro esperienza spirituale: ne facevano uso liturgico, forse anche battesimale; ispirava e soreggeva la dottrina dell’Apostolo e guidava la vita dei primi cristiani, la loro spiritualità e la loro pietà filiale. La comunità del Nuovo Testamento è dunque la comunità dei figli di Dio; per questo il Padre Nostro è entrato a far parte della preghiera comunitaria, rappresentando la ’preghiera dei figli di Dio’ al loro Padre.

(Don Ermanno Crestani)

 

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