Dic 142019
 

donmarioalbertiniLa liberazione è vicina. Dio manterrà la promessa di essere “con noi”. Questa speranza genera gioia, non quella effimera, legata a piaceri del momento, ma la gioia di una vicinanza che trasmette pienezza all’esistenza.

Commento di don Mario Albertini

  “beato colui che non si scandalizza di me”. Cosa ha voluto dire con questa frase, Gesù?  Molti suoi contemporanei si scandalizzavano che lui si dicesse l’inviato di Dio, e allora: beato invece chi mi riconosce proprio così, l’inviato di Dio”.

   Ma noi, oggi? Se siamo qui, vuol dire che crediamo in lui e accogliamo la sua parola. Eppure… eppure forse ci scandalizziamo nel senso che ci lamentiamo che Dio non intervenga come vorremmo noi, siamo pessimisti nei suoi confronti perché non usa la sua potenza per punire subito i malvagi e premiare subito i buoni. Ed è scandalizzarsi il dubitare del suo amore per noi, per ciascuno di noi.

   No, noi non ci scandalizziamo di Gesù.

   Però possiamo fare nostra la domanda che a Gesù ponevano i suoi contem­poranei: sei tu quello che deve venire? sei tu il salvatore, il liberatore?

   Gesù ha risposto di sì – ma la domanda va posta in modo un po’ diverso: noi riconosciamo davvero che Gesù ha portato la pienezza della vita, o andiamo in cerca di qualcun altro o di qualcosa d’altro?… di chi ci promette felicità su questa terra?

   Noi poniamo la nostra speranza in lui, che ci prepariamo a incontrare nel Natale. Il Natale è la festa di questa speranza, che non viene meno anche se le cose, nostre e del mondo, sembrano andare storte.

   Una speranza fatta di pazienza, come ci raccomanda l’apostolo Giacomo nella seconda lettura: “Siate pazienti fino alla venuta del Signore” (e il Natale è una rinnovata venuta del Signore), una pazienza at­tiva come quella del contadino che aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra, ma intanto si dà da fare, zappa quella terra e la tiene pulita dall’erbaccia. Una pazienza e una speranza piena di coraggio. “Non temete” – dice il profeta: Coraggio, non temete, egli viene a salvarvi.

   Prepariamoci ad incontrare il Signore Gesù. Penso sia giu­sto prepararci imparando qualcosa anche dalla vita austera di Giovanni, come ci è presentato nel vangelo.

   La situazione economica attuale impone alcune restrizioni a tutti, ma non è di questo che si tratta: l’austerità-virtù consiste nell’essere capaci di rinunciare a cose meno importanti anche se piacciono, di vincere il desiderio di avere sempre di più e sempre di meglio, di non dare troppa importanza a quello che gli altri pensano di noi se facciamo scelte diverse da quelle di moda. 

   Un po’ di austerità, cioè un po’ di mortificazione, qualche rinuncia, non fare del Natale una festa consumistica – ci permetterà di capire meglio cosa Gesù ha voluto insegnarci nascendo nella povertà di Bet­lemme. E ci sarà di aiuto anche per accorgerci di chi soffre davvero nella miseria, e così cercare di condividere la nostra gioia natalizia con altri che soffre.

  Ripetiamo in questi giorni, come preghiera insistente e piena di fede: Vieni, Signore, a salvarci, a donarci il tuo amore e la tua gioia. Donaci di essere sereni e buoni.

 

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