Giu 072014
 
Si presentano qui le origini e la storia dell’Unione, come proposte da don Mario Albertini nell’80° anniversario dell’apertura di Casa San Raffaele, detta Casa Pater.
(E’ da ricordare che il 24 ottobre era festa dell’arcangelo San Raffaele fino alla riforma del Calendario dei Santi)
80° ANNIVERSARIO DELL’APERTURA DELLA CASA PATER
Casa San Raffaele, 24 ottobre 2009
Relazione di d. Mario Albertini

Non so cosa vi aspettiate da questa relazione, che sarà semplice e forse superflua; in essa non parlo di questi ottant’anni, non ne faccio la storia e tanto meno rischio prospettive per il futuro, ma mi fermo su quel giorno in cui ha avuto inizio la storia di Casa Pater, perché quello fu l’inizio della realizzazione di un sogno, di un progetto, di un atto di fiducia, di Padre Gioacchino Rossetto.

Sappiamo che la sua ansia era quella di far conoscere e amare il Nome del Padre che è nei cieli. Questa era la sostanza della sua predicazione e della sua direzione spirituale nelle confessioni. Per questo nel 1919 aveva raggruppato il nucleo iniziale della Famiglia delle Figlie di Dio, ma l’ansia apostolica di Padre Rossetto non poteva essere appagata di questo: avrebbe voluto giungere a tutti. Nel suo ministero potè coinvolgere, nella sua opera di predicazione della Paternità divina, alcuni sacerdoti diocesani ma, un certo punto, sentì che doveva far sorgere un gruppo di sacerdoti con queste finalità:

a)     che avessero come caratteristica spirituale un contemplativo riconoscimento della paternità di Dio (secondo la richiesta di Gesù: ”veri adoratori che adoreranno il Padre in spirito e verità”  (Gv 4,23) e una profonda coscienza del rapporto filiale con il Padre celeste;

b)    che sentissero come loro missione fare del loro ministero l’occasione continua per testimoniare e diffondere questa spiritualità:

c)     che fossero di aiuto spirituale in modo particolare alle anime che si consacravano a Dio nell’Istituto secolare femminile.

Ed ecco allora che – per brevità salto i preliminari – nel 1929 con il consenso e l’approvazione e la presenza del Vescovo di Vittorio Veneto, Mons. Beccegato, Padre Rossetto apre la Casa Pater. Era il 24 ottobre, giorno della festa dell’Arcangelo San Raffaele prima della riforma liturgica, e fu per questo che poi, dovendo cambiare il nome, si chiamerà Casa S. Raffaele.

          La cosa più giusta è riportare quanto ne scrive Emanuela, (la prima responsabile dell’Associazione femminile)  nelle “memorie della famiglia” (quaderno 7, ultime pagine)

“Il 21 ottobre, lunedì, parto per Vittorio con (…), Doro, Piero Martinello, Giovanni Menegon, in attesa dei mobili che partono pure in camion, che arriva a mezzanotte, e per ammobiliare la prima casa dell’arrivo del padre e degli altri figlioli che sarebbero arrivati il 23, mercoledì: Giacomo, Ruggero e Dorino.

Il 23 il Padre, dopo aver celebrato a Casa preghiera e lavoro parte per Vittorio con Virginio e i tre figlioli.

24 ottobre San RAFFAELE ARCANGELO Gesù è sul nostro Altare a Vittori. Il Vescovo vi celebra la prima S. Messa

La sera di quel grande giorno il Padre scrive “a Tutte” una lettera con la cronaca di quelle prime ore di Dio:

Pater fiat! Vita – Verità – Amore. Al Massimo Amore,

Pater – Vittorio Veneto. 24 ottobre 1929. San Raffaele Arcangelo.

Figli e figlie di Dio.

Sono qui (siamo tutti qui) nella saletta di contro alla nuova cappella, Piccolo Tempio alla Paternità di Dio. Gesù vi è esposto: i giovani nostri a turno vi stanno in adorazione, come noi tutti in questo giorno.

Vedo Gesù, il nostro Ospite Divino, da oggi e sempre sempre con noi qui. Ma: Ospite? E’ troppo poco.

Esso è il Figlio di Dio, tipo per noi, è nostro Fratello, lo sposo delle anime nostre. Abbiamo fatto oggi e per sempre un contratto, un grande contratto di vicendevole, immenso amore: AL MASSIMO AMORE!…

Ora in breve: viaggio felice, arrivo gioioso, incontro festoso, poteva essere altrimenti? Subito al lavoro fino a mezzanotte, tutti felici. Che gioia!

(la sera della vigilia)… avevo da presentarmi e presentare i figlioli al Vescovo. Vi andai in seminario e ve lo trovai con il Padre Provinciale (Benetti)¹ che allora si congedò. Mons. Vescovo confermò l’ora della Messa con la previa consacrazione del calice e patena con il Sacro Crisma, benedizione dei lini, della Cappella e Casa, come fece.

Poi fummo soli, soli con Gesù.

Allora celebrai la S. Messa io

La messa durò finchè fummo stufi.

Dopo la Comunione esposizione che dura ancora.

Finita la messa li ebbi tutti, Sorelle, Figlioletti e Fiordalisi in Virginio, tutti, presenti e lontani, vivi e morti, nel cuore davanti a Gesù.

Non potei trattenermi dal buttarmi steso a terra… Parlai  con Gesù forte per tutti e poi a tutti davanti a Gesù. Non so che dissi… dissi che era vero che Gesù era lì, lì per noi; e che noi eravamo lì,  lì per Lui e con Lui per il Padre.

Seguì la benedizione e poi rimase esposto.

Mons. Vescovo aveva parlato rivolgendosi al Padre augurandogli ogni bene per l’impresa ardita e alle figliole, solo in fine ebbe un accenno ai Figli, ma così conveniva per ora.

Qui tutti in gioia. Un po’ alla volta si darà il tono alla Casa: e già l’ha molto.

Indirizzo: Pater – Vittorio Veneto.

Per ora giova aggiungere: Via Torres.

Benedico e consacro forte, forte e forte.

                                                Il Padre con tutti e tutte.

Riprende Emanuela:

   Nella Cronaca di Casa Pater trovo alcune notizie che completano la lettera del Padre:

   Dopo la Santa Messa Sua Eccellenza il Vescovo parlò così:

   “Dunque, caro Padre Rossetto, siamo qua, in questa cappellina, dopo aver pregato, invocato l’aiuto del Cielo su questa Casa, su questa Opera, sulla sua Istituzione,…


¹(la situazione di Padre Rossetto nei suoi rapporti con l’ordine dei Servi di Maria è molto delicata: il Padre Provinciale Benetti è del tutto contrario…)

   Ora siamo agli inizi di quest’Opera, siamo in questa cappellina, ma, con l’aiuto di Dio, speriamo di avere in seguito qualche cosa di più

   Dunque, coraggio Padre, si supereranno gli ostacoli e noi continueremo a pregare e facciamo voti, perché i suoi desideri santi si compiano e il Padre Celeste guardi, benedica l’Opera Sua”.

   Sua Eccellenza … passa a benedire la Casa.

   Nella notte il Padre e i figlioli e noi scendemmo nella cappella a passarvi una mezz’ora di adorazione.

   Il 25 ottobre 1929, subito dopo la Santa Messa il Padre … parla ai figlioli (sei giovanetti ignari di tutto= ignari delle opposizioni).

   Incomincia così:

   “Figlioletti miei e figliole, ad un semplice invito siete venuti … vi sorride davanti una strada lunga e luminosa, difficile e insanguinata; ci sono chiazze di sangue qua e là; la vetta ha al culmine una croce, sopra questa Croce c’è il Figlio di Dio”.

   Poi dà la norma generale della Casa: il silenzio, il raccoglimento, il nascondimento, però comunica a tutti la certezza che dopo l’inverno, la neve, il gelo, verrà la primavera e il chicco di grano sepolto e quasi dimenticato dal contadino, farà la sua spiga.

   E finisce il suo dire dicendo: “Avete Gesù, Egli vi basti”.

Fin qui quanto scrive l’Emanuela, che riguarda esplicitamente il 24 ottobre 1929.

A conclusione faccio un cenno alla storia che ne seguì.

I giovani che dal 1929 in poi entrarono in questa Casa hanno ricevuto una formazione spirituale specifica, derivata dal Fondatore, il quale nel primo anno potè farsi presente di persona ogni sabato, venendo da Follina dove era stato di nuovo trasferito; ma negli anni successivi solo con gli scritti, fino alla sua morte.

Questo aspetto di formazione spirituale specifica, prima di essere preso in proprio dai primi preti del gruppo, fu continuato dalla Direttrice dell’Istituto femminile, la sig.na Emanuela Zampieri, donna di eccezionale statura spirituale, che morì nel 1968.

Ma accanto alla formazione specifica ci fu tutto il campo di formazione al sacerdozio, e a operare in questo furono molti sacerdoti della diocesi, primo fra tutti mons. Pieropan e altri che lui chiamava a collaborare. E per gli studi, fummo accolti con generosità e amore dal Seminario, dove ogni giorno andavamo, con mezz’ora di strada all’andata e un’altra al ritorno.

Nel 1940 venne ordinato il primo prete del gruppo (d. Isidoro Mattiello), e poi negli anni successivi altri…

Ma se la finalità del gruppo sacerdotale cominciava ad attuarsi, sorgeva un problema nuovo: in che posizione venivano a trovarsi questi preti nei confronti della Chiesa locale? E’ indubbio che giuridicamente si trattava (e si tratta) di preti diocesani, incardinati nella diocesi di Vittorio Veneto, senza privilegi né esenzioni.

Fu subito naturale sentire l’esigenza della “comunità”, e attuarla vivendo insieme, anche con la cassa comune dei beni, rinunciando cioè a possedere singolarmente.

L’attività pastorale fu chiaramente un’attività diocesana, cioè su mandato del Vescovo e per la Diocesi. Quando poi il Vescovo del tempo Mons. Zaffonato volle rispondere a richieste di aiuto sacerdotale all’esterno della Diocesi… alcuni andarono nel 1952 a Roma, e qualche anno più tardi, ad Aprilia in Diocesi di Albano. Durante il Concilio mons. Albino Luciani volle rispondere ad altre richieste provenienti dal Terzo Mondo: tre dei nostri andarono in Brasile nel 1964. Ci fu una dispersione, la quale coincise grosso modo, con il Concilio.

E facemmo alcune scelte, non sempre facili, ma portate avanti come gruppo, nel dialogo continuo tra di noi. In particolare quella di mantenere, sì, il valore della comunità, ma contemporaneamente di essere, là dove la volontà di Dio ci aveva portato, sempre più inseriti nel presbiterio, cioè preti diocesani anche nelle forme di vivere oltre che per il fatto giuridico.

Oggi, in un tempo difficile e poco aperto a giocare interamente la propria vita a favore di tutti gli uomini vorremmo davvero, in tutta umiltà, essere più capaci di offrire ai sacerdoti una più chiara testimonianza e la possibilità di vita comunitaria con una forte spiritualità sacerdotale; vorremmo essere più capaci di portare ai laici, alle famiglie, il commovente ed entusiasmante messaggio che Dio ci ama di amore paterno.

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