Giu 232014
 

(dopo la lettura delle mie disposizioni testamentarie)

Ripenso alla mia famiglia naturale con grande affetto e riconoscenza, Al papà e alla mamma in primo luogo, ai fratelli e sorelle, ai nipoti. Grato a loro per l’esempio di bontà e onestà, e grato a Dio perché ci siamo sempre voluto bene, tutti.

E alla mia famiglia spirituale ( la “famiglia dei figli di Dio”) di Casa s. Raffaele: sacerdoti e sorelle. Qui sono diventato prete, e qui ho ricevuto una formazione che mi ha fatto “conoscere” e amare il Padre che è nei cieli in modo forte, grazie all’insegnamento e all’esempio del servo di Dio fra Gioachino Rossetto.
In questa famiglia ho avuto delle responsabilità, non ultima quella di seguire la causa di beatificazione di p. Rossetto. Chiedo perdono delle insufficienze e inadempienze.
Anche a questa famiglia, nel suo insieme e alle singole persone, sacerdoti e sorelle, una viva riconoscenza.

Voglio affermare il mio amore alla Chiesa, chiesa di Cristo e dei “poveri cristiani”. Ho dedicato la mia vita di prete al suo servizio: l’ho fatto con amore, ma mi rammarico di non aver dato tutto quello che avrei dovuto.
Da ragazzo pensavo di “andar missionario”, ma la Provvidenza e l’obbedienza mi hanno chiamato a servire la chiesa diocesana di Vittorio V.to in vari impegni (all’inizio e alla fine del mio ministero; un pensiero particolare alla comunità parrocchiale di sant’Andrea); la chiesa italiana (FUCI e Collegio di vocazioni adulte): e la chiesa universale (sezione istituti secolari). Tutte esperienze che vorrei fossero state un vero “servizio” secondo l’insegnamento evangelico, e di certo sono state “grazia” per me.

Una riconoscenza filiale ai Vescovi diocesani di Vittorio V.to, e riconoscenza fraterna a tutto il presbiterio.

Sono riconoscente a tante e tante persone che ho incontrato nel mio ministero, che con le loro attese e richieste mi hanno aiutato a vivere “da prete”.
Mi riferisco soprattutto ai tanti laici per i quali e con i quali ho svolto il mio ministero, in particolare ai “giovani di cinquant’anni fa” che mi hanno conservato la loro amicizia, ai fucini con cui ho collaborato a Roma, e ai membri degli istituti secolari.
E infine alle persone, adulte e giovani, che nell’ultimo periodo mi hanno dimostrato amicizia e affetto; mentre scrivo, il Signore permette che io stia vivendo un tempo di prova spirituale: buio nella fede, e un senso di vuoto e inutilità; sono riconoscente proprio a chi – forse senza rendersene conto – con la sua amicizia mi dà serenità.

Nel mio ricordo riconoscente hanno un posto speciale mons. Beniamino Socche, mons. Franco Costa, il card. Eduardo Pironio, e … il papa Paolo VI.

Voglio dire anche qui un grazie al mio Angelo Custode; mia madre mi ha insegnato ad affidarmi a lui, di cui ho sempre sentito la protezione.
Confido che Maria Ss.ma “preghi per me nell’ora della mia morte”, come lo fa “adesso”.

Spero mi sia dato di esprimere la mia riconoscenza al Padre che è nei cieli, fiducioso nel suo amore misericordioso, quell’amore che voluto rivelarmi in Cristo Gesù, mio Signore e Salvatore.

In nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

–   Vittorio Veneto, 15 agosto 2005.

don Mario Albertini

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