Giu 232014
 

“Ho messo dell’amore in tutto questo”

Casa San Raffaele di Vittorio Veneto (TV)

Sabato 28 giugno 2014

(L’AZIONE del 29.06.2014 di Luigi Accattoli)

Una bella antologia di testi inediti riporta tra noi, a un anno dalla morte, la cara figura di don Mario Albertini (1925-2013), prete di Vittorio Veneto che fu per 25 anni a Roma, prima nell’Azione Cattolica e poi nella Curia romana: un uomo raro per cultura e modestia, che ha lasciato un ricordo vivo in ogni ambiente dove è vissuto e dove ha lavorato.

Don Albertini era dotato di un’ottima capacità di scrittura – dicono i curatori del volume – ma in vita non ha mai pubblicato nulla, tranne rari articoli su riviste e un opuscolo per l’Anno della Fede che fu diffuso come allegato al settimanale L’Azione nel 2012. Non cercava editori ma per decenni era venuto diffondendo tra gli amici alcuni piccoli testi stampati a sue spese e molti di più ne ha lasciati nella memoria del computer, pronti per essere diffusi. Per l’antologia – che è stata intitolata con una sua frase autobiografica: “Ho messo dell’amore in tutto questo” (Edizioni Studium, pp. 260, euro 25) – ne sono stati scelti 10, che i curatori hanno ritenuto più belli e insieme più accessibili a chi non l’ha conosciuto. L’antologia traccia un documentato profilo di questo prete che a Roma è stato assistente della FUCI (l’associazione degli Universitari Cattolici), rettore di un seminario per vocazioni adulte e sottosegretario della Congregazione per i Religiosi; mentre qui a Vittorio Veneto ha svolto diverse funzioni nella pastorale parrocchiale e diocesana, sia da giovane sia dopo il rientro dall’esperienza romana. Molto attivo è stato anche nell’animazione dell’Università della Terza Età, nella quale ha tenuto corsi di grande attrazione sugli scrittori che più amava, da Dostoevnskij a Tolkien.

Faceva parte, don Mario, dell’Unione Sacerdotale San Raffaele Arcangelo, che ha curato l’antologia e gli ha dedicato una pagina nel proprio sito internet www.istitutosanraffaele.it. In quella pagina si potranno leggere – presto – tutti  i testi rinvenuti nel computer di don Mario. Si tratta di Parabole, dialoghi con Dio, commenti biblici e catechetici, omelie, discussioni con gli scrittori sul mistero del male, quadretti di vita quotidiana vissuta nella gratitudine e nell’amicizia, poesie. “Sono tante le corde – hanno scritto i curatori dell’antologia – che quest’uomo sapiente ha saputo toccare con una scrittura asciutta e fresca, saporosa di vita”.

Il volume è diviso in quattro parti, la più interessante delle quali è la prima che riporta due testi autobiografici di grande efficacia, che permettono una presa diretta con l’autore, che era riservatissimo di carattere ma che in queste pagine si confida a cuore aperto e con precisione di riferimenti a persone e ambienti frequentati. “Voglio dare uno sguardo alla mia vita, raccontandomela” è l’accattivante attacco del primo brano. Vengono poi testi di presentazione di scrittori: don Mario era un appassionato della letteratura russa e della letteratura fantastica; testi di dialogo con Dio e di guida alla ricerca di Dio. In quest’ultima sezione c’è un’avvincente commento al “Padre Nostro”.

Le introduzioni alle diverse sezioni sono firmate da don Ermanno Crestani. Alla redazione del volume hanno collaborato Luigi Accattoli e Giovanni Benzoni, amici della stagione romana di don Mario, che sono restati in contatto con lui fino agli ultimi giorni. Nella prefazione Accattoli lo descrive nella sua capacità di “pensare la fede” e di “cercare le parole per dirla”, ma anche nella sua viva umanità che gli permetteva per esempio di farsi intrattenitore dei bambini che incontrava nelle case degli amici. Benzoni nella postfazione lo presenta come prete del Concilio Vaticano II, fortemente ancorato alla spiritualità sacerdotale di tradizione veneta ma anche capace di aggiornamento culturale e di incontro con gli umanesimi contemporanei.

Luigi Accattoli

 

La presentazione ha avuto luogo nella mattinata di sabato 28 giugno 2014, presso la Casa San Raffaele di Vittorio Veneto, in coincidenza con il 1° anniversario della sua morte

Erano presenti, oltre ai relatori, il Vescovo Mons. Corrado Pizziolo, i Vescovi emeriti mons. Eugenio Ravignani , mons. Alfredo Magarotto, mons. Silvo Padoin, e inoltre Don Fabio Franchetto, Giudice Ecclesiastico di Treviso, mons Guerrino Pagotto Vicario Episcopale per Il Clero Anziano, mons Martino  Vicario Generale di Vittorio Veneto, mons Giovanni Ros, vicario Giudiziale, mons. Franco Costa di Padova,  mons. Giuseppe Rizzo Vicario Generale di Treviso,  mons. Luigino Zago Cancelliere  Vescovile,  Padre Lino Pacchin, Provinciale dei Servi di Maria di Vicenza, alcuni Padri Servi di Maria,  Fratelli e Sorelle dell’Istituto San Raffaele, parrocchiani di Sant’Andrea, e molti altri amici e amiche.

Altri hanno inviato la loro adesione alla giornata, fa di essi:  mons. Ovidio Poletto, vescovo emerito di Concordia Pordenone,  Dom Armando Bucciol , Vescovo di Livramento de Nossa Senhora (Brasile)

L’incontro è iniziato con il saluto ai presenti da parte del Vescovo mons. Corrado Pizziolo

 

Relazione introduttiva di don Ermanno Crestani, Direttore dell’Unione sacerdotale san Raffaele

Un cordiale benvenuto a tutti, a nome dei sacerdoti dell’Unione e delle Sorelle dell’Istituto secolare  san Raffaele.

In questa Casa dove don Mario ha mosso i primi passi verso il sacerdozio e verso la sua missione. In questa chiesa dove ha pregato, ha contemplato il Padre e il Cristo crocifisso che vedete raffigurati nel dipinto che sta di fronte a voi;  dove ha per diversi anni ha celebrato la Messa e ha predicato la Parola di Dio con quella incisività, profondità e semplicità che attiravano tante persone; casa e chiesa dove ha vissuto l’ultima laboriosa e feconda parte della sua vita e del suo ministero. Un benvenuto che diventa vivo ringraziamento a tutti voi per aver accolto l’invito  alla presentazione del Libro Ho messo dell’amore in tutto questo… Chi ha potuto dare una occhiata al Libro, anche se non ha conosciuto don Mario, parla di sorpresa, di commozione, di coinvolgimento interiore. Sorpresa per il Libro e sorpresa per un Don Mario che non ti aspetti . Oggi  siamo qui per parlare del Libro, ma anche per prolungare ed estendere ad altri  l’incontro con don Mario, con il suo messaggio di confidenza in Dio Padre, di amore fedele a Cristo  e di passione per i valori dell’uomo.

L’invito a questo incontro è partito da don Mario stesso, dal momento che ha raccolto con cura  i vari scritti che aveva steso, rivedendoli con precisionealbertiniana, e che ha sistemati nel suo computer con la speranza esplicita che …qualcuno degli amici e degli estimatori se ne facesse parte attiva.

Già aveva mostrato questa speranza pubblicando a sue spese alcuni scritti di vario genere: li ha inviati lui stesso ad amici, come per continuare e completare un dialogo con loro, come sentendosi debitore  di aver ancora qualcosa da dire e da dare.

Nel cogliere il  desiderio /speranza di don Mario di mettere a disposizione di tanti le sue riflessioni,  tre suoi amici, pur tutti carichi di impegni, sollecitati da molti altri, hanno messo mano a questo Libro, sentendolo come un debito di riconoscenza,  ma anche consapevoli  di dover condividere un vero tesoro: sono Luigi Accattoli, giornalista e amico di don Mario, Giovanni Benzoni, pubblicista e anche lui amico di don Mario dai tempi della FUCI e il sottoscritto.

E, sulla scia di don Mario,ci hanno messo dell’amore in tutto questo.

L’occasione che ci ha permesso oggi di avere un deposito prezioso di scritti è stato un suggerimento dato a don Mario dal suo medico di fiducia nel periodo di depressione che lo ha colpito attorno al 2005: scritti che ci rivelano la profonda spiritualità, la sensibilità umana e ansia apostolica, e una ricerca di Dio fatta con mente lucida e cuore confidente.

Ecco come racconta l’occasione lui stesso nel libro Uno sguardo alla mia vita

“Saranno 4 o 5 anni (cioè già “in pensione” senza più incarichi significativi) che mi sentivo un po’ depresso. Dei sintomi di depressione ho parlato al mio medico, che mi ha dato il consiglio di impegnarmi in qualche cosa di intellettuale, ed è quello che ho fatto scrivendo mie riflessioni di vario genere, e la cosa mi è servita”.

Ma la  fonte a cui ha attinto la sua particolare spiritualità la rivela don Mario stesso quando ricorda:

“Non poche energie ministeriali ho speso all’interno di quella che considero la mia famiglia spirituale, cioè per i preti e le sorelle di san Raffaele. È in questa famiglia che ho incontrato la verità dell’amore di Dio, di Dio che mi è Padre, e il mio servizio voleva essere atto di riconoscenza”.

Spiritualità che lui definiva con queste parole:

“La spiritualità riscoperta e proposta dal Fondatore e a cui facciamo riferimento, e che condividiamo con l’ Istituto secolare femminile di San Raffaele, consiste principalmente in

*un contemplativo riconoscimento della  paternità di Dio Padre e una presa di coscienza del rapporto filiale con Lui (art. 2: Statuti)

*un impegno a testimoniare e diffondere questo spirito nelle forme più adatte alle varie situazioni nelle quali viviamo (art. 20)”,

Spiritualità filiale e Secolarità sono dimensioni tipiche della vita e dell’insegnamento di don Mario.

Venendo allo scopo di questo incontro, mi piace  introdurre la presentazione del Libro con un passaggio dell’Evangelii Gaudium ( n.279)

“Poiché non sempre vediamo questi germogli del mondo nuovo prodotti dalla risurrezione di Cristo, abbiamo bisogno di…  sapere con certezza che chi si offre e si dona a Dio per amore, sicuramente sarà fecondo (cfr Gv 15,5)…. Uno ha la sicurezza che non va perduta nessuna delle sue opere svolte con amore, non va perduta nessuna delle sue sincere preoccupazioni per gli altri, non va perduto nessun atto d’amore per Dio, non va perduta nessuna generosa fatica, non va perduta nessuna dolorosa pazienza. Tutto ciò circola attraverso il mondo come una forza di vita. …. Impariamo a riposare nella tenerezza delle braccia del Padre in mezzo alla nostra dedizione creativa e generosa. Andiamo avanti, mettiamocela tutta, ma lasciamo che sia Lui a rendere fecondi i nostri sforzi come pare a Lui”.

Presento ora i relatori che interverranno nella prima parte dell’incontro.  Dopo le relazioni sono graditi interventi liberi, che offrano testimonianze e risonanze sul libro di don Mario e sulla sua personalità. Brevi naturalmente

Inizieremo con un intervento scritto di Mons. Lorenzo Chiarinelli, vescovo emerito di Viterbo: lo leggerà Alessandro Parrella, della diocesi di Viterbo e amico di don Mario (All. 1).

Seguirà la Presentazione ufficiale del Libro, proposta dal dottor Luigi Accattoli, vaticanista del Corriere pubblicista, che ha conosciuto don Mario come suo vice assistente nazionale della Fuci (All. 2).

La signorina Augusta Buogo, responsabile dell’Istituto secolare di San Raffaele, presenterà l’attività di don Mario in favore di un momento  determinante della vita degli Istituti secolari (All. 3)

Interverrà infine Giovanni Benzoni di Venezia, anche curatore di questo Libro,  pubblicista, anche lui amico di don Mario quando era vice-assistente nazionale della FUCI (Feder: Universitari Cattolici) a Roma.

Ci sarà poi una testimonianza del dottor Antonio Fojadelli, ex magistrato che ha conosciuto don Mario come assistente della Fuci vittoriese.

Alcuni avvisi finali dopo i vari interventi

Ringrazio tutti i relatori e chi ha potuto intervenire.

Chiedo scusa di dover interrompere l’incontro e coloro che desideravano portare la loro testimonianza, ma abbiamo l’impegno della Messa alle 11.30 nella Chiesa di sant’Andrea, a cui è sta invitata anche la popolazione.

Faccio presente che il Libro di don Mario è a disposizione a € 15 cadauno.  Si può trovare anche nella Libreria diocesana Pove e in alcune librerie della città, oltre che in quelle legate alle Edizioni Studium, editrice del Libro.

E’ a disposizione anche Il Quadrifoglio, un libro scritto da don Luigi Fossati che presenta le esperienze pastorali di un Gruppo di sacerdoti dell’Unione che hanno svolto  insieme il loro apostolato per 50 anni nella città di  Aprilia, caratterizzandolo con la spiritualità e la secolarità che condividevano con don Mario.

Alcuni scritti di don Mario si possono trovare anche nel Sito istitutosanraffaele.it  (Unione sacerdotale), che presenta l’Unione, la sua spiritualità,  il fondatore e i sui scritti ecc.

Potremo trovare la registrazione dell’incontro anche in un DVD preparato da Tenda TV, che sta registrando questo evento.

Ricordo infine che alle ore 11.30 alla Chiesa di sant’Andrea sarà concelebrata una Messa, nell’anniversario della morte di don Mario, presieduta dal nostro Vescovo, che terrà anche l’omelia commemorativa (All. 5); concelebreranno con lui anche i Vescovi emeriti Mons. Eugenio Ravignani, Mons. Alfredo Magarotto, Mons. Silvio Padoin e molti altri sacerdoti qui presenti.

La tomba di don Mario si trova nel cimitero di Sant’Andrea nella parte nuova a destra seconda fila. Infine ricordo a chi lo ha richiesto che il pranzo sarà al Flora, vicino alla Stazione, alle ore 13 circa.

  Un vivo grazie ai relatori, ai partecipanti e al Signore.

 

ALLEGATO 1                                                        Testimonianza scritta di mons . Lorenzo Chiarinelli

ALLEGATO 2

Presentazione dell’antologia di testi di don Mario Albertini: “Ho messo dell’amore in tutto questo”

proposta da Luigi Accattoli

 

Don Ermanno Crestani, Giovanni Benzoni e io avevamo un debito nei confronti di don Mario e l’abbiamo soddisfatto con la realizzazione di questa bella antologia che oggi presentiamo: bella per i testi suoi che la compongono, che non è stato difficile mettere insieme per dare un’idea del suo lascito di scrittore. Divido in sei momenti la mia presentazione: a illustrazione del titolo che abbiamo dato al volume, a segnalazione del contenuto delle quattro parti nelle quali l’abbiamo organato, a dimostrazione della qualità della scrittura di don Mario. Non abbiamo fatto un’antologia in memoriam, ma uno strumento per conoscere un autore valido, che ha dato un’attestazione della sua umanità in una lingua capace di parlare a tutti.

    1. Il titolo dell’antologia

Abbiamo dato al volume il titolo Ho messo dell’amore in tutto questo, prendendolo dal testo di apertura, “Uno sguardo alla mia vita”, dove quest’espressione ricorre tre volte con leggere varianti: “Sì, nella mia vita ci ho messo dell’amore: per svolgere i miei impegni, per coltivare le relazioni che ne deriva­vano, per voler bene nelle nuove amicizie” (pagina 20). Ci pare che quelle parole dicano bene il calore, l’impegno, la fede che furono suoi.

Don Mario è stato un custode operoso dei suoi scritti redatti nei decenni. E’ venuto aggiornandoli e correggendoli fino agli ultimi giorni. Una delle revisioni ha la data “13 marzo 2013 giorno dell’elezione di Papa Francesco”. Un’altra “maggio 2013”. E lui muore il 26 giugno.

Si tratta di parabole e divagazioni personali, dialoghi con Dio, discussioni con gli scrittori più amati, omelie e lezioni tenute all’Università della terza Età o in occasioni diocesane, commenti biblici e liturgici, diari di viaggi, narrazioni autobiografiche, poesie e prose poetiche: don Mario scrive molto nella lunga vita ma non pubblica nulla, tranne rari articoli su riviste e un opuscolo per l’Anno della Fede che viene diffuso come allegato al settimanale L’Azione nel 2012, con il titolo Le invenzioni dell’amore di Dio. Si tratta di un fruibilissimo commento al Simbolo degli Apostoli, solido nei contenuti e creativo nella resa linguistica. Basterà porre mente alla parola “invenzioni” che qui sta per “meraviglie” e che don Mario genialmente prende da San Girolamo, facendo un uso nuovo di una voce antica.

Non cercava editori ma per decenni era venuto diffondendo tra gli amici alcuni piccoli testi stampati a sue spese che anche noi tre curatori dell’antologia avevamo avuto dalle sue mani, o ci erano arrivati per posta; ma molti di più ne ha lasciati nel computer. Eredi avventurati di quella cesta – come l’abbiamo chiamata – ci siamo impegnati e deliziati a leggere, vedendo crescere a ogni pagina il nostro comune apprezzamento e guidati dalla felicità di questa esperienza di lettori abbiamo scelto i dieci testi che compongono il volume con il doppio criterio della felicità di scrittura e della rilevanza dei temi.

Li abbiamo poi ripartiti in quattro sezioni per fornire al lettore una mappa che l’aiuti a muoversi in quel vivaio che don Mario ritoccava in continuità ma per il quale non ha mai progettato una presentazione d’insieme. Oltre al pubblicato, vi sarebbe molto altro che meriterebbe d’essere conosciuto: materiali per altri due o tre volumi.

2. Testi autobiografici.

La più immediatamente fruibile delle quattro parti è la prima: riporta due testi autobiografici che permettono una presa diretta con l’autore, che era riservatissimo di carattere ma che in queste pagine si confida a cuore aperto e con precisione di riferimenti a persone e ambienti frequentati. “Voglio dare uno sguardo alla mia vita, raccontandomela” (p. 16) è l’accattivante attacco del primo dei due testi. Cioè raccontandola a me stesso. E’ il pudore di chi svolge in perpetuo una prova di voce nella camera della sua anima, affacciandosi poco nel mondo. “Scrivo per conto mio” mi disse una volta in risposta alla domanda su che stesse facendo.

In uno dei testi al quale teneva molto, La messa per la vita (novembre 2009), don Mario qualifica la sua modalità comunicativa con la parola “soliloquio”: “Quelle qui raccolte sono brevi riflessioni con lo stile del soliloquio”. Dopo aver letto quanto potevo ho concluso che scrivendo per sé don Mario ha scritto per tutti.

Il testo autobiografico “Uno sguardo alla mia vita” non l’aveva mai diffuso ed è stata una scoperta anche per noi tre. Eccone un brano di toccante sincerità e levità:

A parte la ‘cotta’ da diciottenne cui ho accennato, nel periodo della mia attività tra gli studenti di Vittorio V., a trent’anni, sì, mi sono innamorato. Di una studentessa universitaria, che sono certo provasse dell’affetto per me, ma con la quale non scambiai né una parola né un gesto che lo esprimesse esplicitamente. C’era l’occasione di incontrarci con una certa frequenza (in circostanze in cui c’era sempre la presenza di altri), e io ne ero contento, e vedevo che anche lei m’incontrava volentieri. Credo di aver provato tutti gli alti e bassi che provano gl’innamorati: l’ansia dell’attesa e la gioia dell’incontro, un po’ di gelosia, ma soprattutto la sofferenza di saperlo un amore impossibile” (p- 21).

Quest’uomo così lineare nell’obbedienza alla vocazione di prete e così amabile nell’approccio quotidiano ebbe ad affrontare una lunga depressione, a riprova che il male oscuro non fa eccezione di persone. Nel testamento, che è del 2005, dà conto di quella dura stagione: “Mentre scrivo, il Signore permette che io stia vivendo un tempo di prova spirituale: buio nella fede, e un senso di vuoto e inutilità” (p. 36). Queste parole sono nel secondo dei testi autobiografici che abbiamo riportato e ci aiutano a cogliere l’importanza che quegli anni di forte sofferenza hanno avuto per la vicenda spirituale di don Mario e anche per la maturazione della sua vocazione di scrittore, che dopo quegli anni – si direbbe – non ha più reticenze.

Fu durante quel periodo che confidando a un amico il suo “senso di inutilità” riguardo a tutto quanto aveva fatto in vita, si sentì chiedere: “Quello che hai fatto per me e per gli altri, è stato per amore?” (p- 37). Fu in risposta a quella domanda che don Mario raccontò a se stesso la sua vita e concluse che ci aveva messo dell’amore.

3. A colloquio con gli autori più amati

Nella parte seconda abbiamo pubblicato due testi di presentazione di scrittori: don Mario era un appassionato di molte letterature, in particolare della letteratura russa e della letteratura fantastica.

Mi piace scrivere, ma chi leggerà quello che scrivo?” Queste parole me le disse avendo io lodato la felicità di comunicazione del libretto “Divagazioni” che è il primo dei testi di questa parte dell’antologia. “Sono contento che ti piaccia” mi disse con la misura che lo caratterizzava.

Ero convinto – e lo sono ancora – che quel libretto fosse un capolavoro di divulgazione letteraria e mi offrii di aiutarlo a cercare un editore. Mi lasciò fare e interpellai uno che aveva pubblicato miei volumi, ma la proposta fu respinta. La lettera che scrisse per accompagnare l’invio del testo all’editore ci dice il suo animo su questo fronte che l’attirava e che temeva: “Ho steso e fotocopiato queste pagine per i miei amici, che le hanno gradite, e pensano che sarebbe cosa buona diffonderle a una cerchia più larga. Adesso veda lei se sono proprio pubblicabili: non nego che mi piacerebbe, tuttavia non ci farò una malattia se la risposta è no”.

4. A colloquio con Dio

Nella parte terza dedicata a scritti di dialogo con Dio abbiamo riportato quattro testi che hanno fin dai titoli la forma dialogata: il più felice, nella tonalità linguistica, è il primo dei quattro titoli, che suona: “Vieni, Signore, discutiamo” (p. 102).

I primi tre dei quattro testi di questa sezione costituiscono una trilogia che don Mario considerava centrale nella sua ricerca. Li aveva raccolti in una cartellina con il titolo d’insieme: “Preghiera. Dialogo con Dio” (p. 101). Eccolo dunque che prima parla con se stesso e poi parla a Dio e infine con Dio, e in quest’impresa realizza il meglio della sua scrittura.

Chi parla con Dio, infatti, parla con tutti e don Mario non nasconde – in questi scritti più maturi – l’ambizione a una destinazione vasta dei suoi dialoghi interiori, dei suoi soliloqui, delle sue preghiere dialogate. Ecco una pagina in cui quest’ambizione è più che chiara nel tono stesso del dettato:

Non sappiamo parlare con proprietà di Dio, ma possiamo parlare con lui, e le due strade di questo rapporto sono la preghiera e l’esperienza. La preghiera è infatti parlare con Dio; non solo a Dio, ma con lui, in un dialogo che coinvolge tutto il nostro essere e tutti e tutto. E l’esperienza nella fede. Fare esperienza di Dio non vuol dire provare una particolare sensibilità, ma accorgersi del passaggio della sua bontà, della sua sapienza, del suo amore, nella nostra vita. È capire che Dio si è fatto presente a me” (p. 183).

5. In cerca di Dio Padre

Nella parte quarta – “In ricerca di Dio Padre” – c’è un testo di forte pensiero, intitolato “Di fronte al mistero dell’amore che è Dio” titolo che è spiegato alle pagine 181s); e c’è un avvincente commento al “Padre Nostro”.

Nella sua comprensione della fede, Dio è un padre al quale siamo invitati a dare del “tu” e a non tacere ogni nostro turbamento o esigenza, compresa quella della sua manifestazione: “Dicendo ‘sia santificato il tuo nome’ gli diciamo: tocca a te manifestarti come Padre! Certo, come e quando vorrai tu, ma manifestati!” (così nel citato commento al Padre nostro, alla p. 235).

La passione per il Padre nostro gli veniva dalla “spiritualità del Padre” che è propria dell’Unione Sacerdotale di San Raffaele Arcangelo, della quale faceva parte. Conviene leggere una delle pagine più dense di quante compongono l’antologia, nella quale don Mario stringe in un paragrafo l’intero poema della paternità divina che ha contemplato nei decenni della vita:

Gesù ci rivela tutta l’opera di Dio per l’umanità come azione di Padre: tutto il Vangelo è graduale rivelazione della paternità di Dio. Fin dall’inizio, nel discorso della montagna, Gesù parla del «Padre vostro che sta nei cieli e che vede nel nascosto» e insegna a pregare «Padre nostro!» (Mt 6) – per arrivare alla preghiera sacerdotale (Gv 15-17): è tutta una rivelazione della paternità divina. Per questa rivelazione, noi possiamo ripensare a tutto quello che è detto di Dio nell’Antico e nel Nuovo Testamento, sotto il colore della paternità: l’eternità di Dio è l’eternità di Uno che da sempre è Padre (cfr. Ef 1); l’onnipotenza di Dio è l’onnipotenza di Uno che mette questa onnipotenza a servizio della sua paternità; l’infinità di Dio è la grandezza senza misura di un cuore di Padre. Tutte le proprietà che possiamo intuire in Dio assumono questo volto paterno, così che possiamo concludere: Dio in se stesso non può essere che Padre” (p. 185).

 6. Lo scrittore Albertini

Sono tante le corde che quest’uomo sapiente ha saputo toccare con una scrittura asciutta e fresca, saporosa di vita. Ne abbiamo avuto una riprova nelle citazioni che sono venuto proponendo.

Aveva da dire e infine ha detto vincendo il naturale riserbo. Anche chi l’aveva conosciuto, e aveva letto qualcuno dei suoi libretti, come noi curatori dell’antologia, leggendolo più ampiamente ha avuto l’impressione di scoprirlo. Sapevamo della sua vocazione a comunicare ma non conoscevamo il frutto grande di essa, maturato nel riserbo e nel conflitto con un carattere schivo fino all’eccesso e nel conflitto – infine – con la depressione che l’affinò come metallo nel crogiuolo e gli donò una piena libertà di parola.

Possiamo concludere che il nostro don Mario non è stato solo un uomo raro per cultura e modestia, che ha lasciato un ricordo vivo in ogni ambiente dove è vissuto e dove ha lavorato, ma è stato anche un artista della parola.

Forse il più felice dei suoi testi, come felicità di scrittura, è il volumetto “Grazie, Signore”, che è del 2009 e che può essere letto nella terza sezione dell’antologia. Sapeva di avere scritto un piccolo capolavoro comunicativo: in un passaggio del testo autobiografico che apre l’antologia (vedilo a pagina 32) qualifica questo scritto come “molto spontaneo”. Conviene che da esso io prenda qualche frammento come riprova definitiva di quella libertà e spontaneità comunicativa.

Ecco come ci comunica la sua festa davanti agli occhi dei piccoli, che si direbbe abbia amato di più avendo deciso di non averne: “La bimbetta, quando mi sono chinato su di lei, mi ha fatto una vivace smorfia mentre i suoi occhietti sprizzavano allegria” (Il sorriso di un bambino, p. 173).

Ecco – sempre lì – una lode a Dio per le bellezze del creato in una pagina intitolata “L’arcobaleno”: “Un forte temporale, molta pioggia: le nubi hanno reso oscuro questo pomeriggio estivo. Ma verso il tramonto velati raggi di sole hanno fatto capolino, e a oriente danno origine a un amplissimo arcobaleno. Fenomeno che ancora una volta ammiro con rinnovato stupore: “Osserva l’arcobaleno, e benedici colui che l’ha fatto, è bellissimo nel suo splendore (Sir 43,12). Grazie, Signore, che hai inventato l’arcobaleno, e che oggi me lo hai fatto nuovamente ammirare” (p. 172). Ricordate che nel titolo di uno degli opuscoli c’era l’espressione “Le invenzioni dell’amore di Dio”? Tra quelle invenzioni c’è l’arcobaleno.

Nello stesso libretto c’è un delizioso dialogo con una nipotina che gli disegna un gatto: “Come lo vuoi? In piedi o accovacciato? – Accovacciato” (Il disegno del gatto, p. 178). Concorda con una bambina il disegno di un gatto e discute con Dio del mistero del male.

Don Mario conosceva la forza della sua scrittura: l’avverti in quella singolare felicità che viene dalla lettura di pagine riuscite, quando intuisci che lo stesso autore deve aver sentito, scrivendo, la riuscita delle proprie parole. Ma c’è anche un luogo dove afferma – guardando alla sua opera di scrittore – di essere riuscito a dire quanto gli premeva: “La rilettura di queste pagine mi conferma che in esse ho detto qualcosa di me, dei miei problemi, della mia ricerca, e che forse vi è in esse anche un ‘granellino’ di fede” (p. 32).

Torno – in chiusura – alle parole che abbiamo posto a titolo del volume: “Ho messo dell’amore in tutto questo”, che attestano la serenità recuperata dopo la prova. Ed è bello scoprire che quel recupero della quiete dopo la tempesta egli l’abbia ottenuto anche praticando l’amata scrittura e riuscendo a comunicare con essa una serenità provata, cioè passata per la prova, che è il meglio che si possa comunicare con la parola sulla terra.

ALLEGATO 3:

Don Mario e gli Istituti Secolari, a cura di Augusta Buogo

Intendo presentare in particolare l’attività di don Mario nella sua veste di Sottosegretario alla Congregazione per la Vita consacrata per il settore degli Istituti secolari

Degli Istituti Secolari ne parla lui stesso, col suo stile sintetico e sobrio, nella prima parte dell’antologia raccolta, sotto il titolo: “Uno sguardo alla mia vita”, alle pagg. 19 e 20.

“Un periodo di tredici anni (1975-1988) lo vissi come sottosegretario alla Congregazione per i Religiosi, con specifica competenza sugli Istituti secolari. Questa nomina mi venne del tutto inaspettata. Finito l’impegno con la FUCI, avevo scelto di tornare a Vittorio Veneto, ma qualcuno (il solito don Costa?) mi propose al Papa per questo incarico…

Molto lavoro in questo campo per tanti aspetti nuovo, forti responsabilità, nuove interessanti conoscenze, occasione per andare in vari Paesi del mondo per convegni ecc. Il mio compito era piuttosto delicato: dovevo prendere decisioni dalle notevoli conseguenze. Mi sento di dire che ho messo pure in questa attività anche il cuore, oltre che la testa, aiutato da un fraterno rapporto con il Card. Pironio, per alcuni anni mio diretto superiore”.

Don Mario, attraverso l’incarico ricevuto e il servizio svolto nella Chiesa, ha avuto modo di far crescere e mettere a frutto i doni di intelligenza, di apertura di cuore e vita di fede, di cui è stata ricca la sua vita.

Gli Istituti secolari che, nella Chiesa hanno avuto un posto riconosciuto solo nel 1947, attraverso la Costituzione Apostolica Provida Mater, con l’evento del Concilio Vaticano II sono stati riconosciuti come risposta ad una nuova visione ecclesiale. Lo afferma il Papa Paolo VI:

«Non si può non vedere la profonda e provvidenziale coincidenza tra il carisma degli Istituti secolari e quella che è stata una delle linee più importanti e più chiare del Concilio: la presenza della Chiesa nel mondo.  In effetti, la Chiesa ha fortemente accentuato i diversi aspetti della sua relazione al mondo: ha chiaramente ribadito che fa parte del mondo, che è destinata a servirlo, che di esso dev’essere anima e fermento, perché chiamata a santificarlo e a consacrarlo e a riflettere su di esso i valori supremi della giustizia, dell’amore e della pace» (2 febbraio 1972).

Queste parole costituiscono un autorevole riconoscimento programmatico per gli Istituti secolari, e offrono anche una chiave di lettura della storia già iniziata, per molti di loro, fra la Ia e la IIa guerra mondiale.

Il Concilio aveva fornito le coordinate di base per approfondire sia la vocazione che la missione degli Istituti secolari. Fra loro però esistevano notevoli differenze, dovute soprattutto a finalità diverse per cui ciascun Istituto era sorto.

Dopo il Concilio, la riflessione sugli Istituti secolari si è arricchita con i contributi che sono venuti da due opportunità: la prima, offerta dai periodici incontri tra gli Istituti stessi; la seconda, soprattutto dai discorsi che i Papi hanno loro rivolto.

Anche la Sacra Congregazione per la Vita Consacrata, in questo caso con l’apporto di d. Mario, è intervenuta con periodici chiarimenti e riflessioni.

Nel 1970 si è svolto il primo Convegno internazionale, con la partecipazione di quasi tutti gli Istituti secolari allora esistenti.

Questo convegno ha espresso anche una commissione, incaricata di studiare lo statuto di una Conferenza Mondiale degli Istituti secolari (C.M.I.S.), statuto approvato dalla Sacra Congregazione che, il 23 maggio 1974, ha riconosciuto ufficialmente la Conferenza.

Dopo il 1970, i Responsabili degli Istituti secolari si sono ritrovati in Assemblea nel 1972 e successivamente con scadenza quadriennale.

Questi incontri hanno avuto il merito di trattare argomenti di interesse diretto per gli Istituti, ma soprattutto di riunire gli Istituti tra di loro, sia per mettere in comune una esperienza di vita, sia per un aperto e sincero confronto.

Il confronto era necessario perché la diversità fra Istituti era notevole. Infatti, accanto a Istituti con finalità apostoliche totalmente secolari, ce n’erano altri con finalità e attività più intra ecclesiali, ad es. catechesi, oppure con opere assunte come impegno comunitario.

La conoscenza vicendevole, attraverso gli incontri, ha portato gli Istituti ad accettare, in un dialogo – a volte molto animato – le diversità (il così detto pluralismo), ma ha fatto sorgere anche l’esigenza di chiarire i limiti di questa stessa diversità.

Tali incontri hanno aiutato gli Istituti a capire meglio se stessi, a correggere alcune incertezze e a favorire la ricerca comune.

Contemporaneamente i discorsi dei Papi (Paolo VI e Giovanni Paolo II) hanno contribuito a definire meglio l’identità degli Istituti secolari e la Sacra Congregazione  ha invitato ciascun Istituto a rivedere le proprie Costituzioni, aggiornandole alla luce del Concilio e del proprio Carisma.

Questo (confronto) è avvenuto proprio negli anni in cui don Mario prestava il suo servizio nella Sacra Congregazione per la Vita Consacrata, come sottosegretario per gli Istituti secolari.

Un altro fatto importante, di cui anche d. Mario è stato collaboratore nella stesura, è stata la promulgazione del nuovo codice di Diritto Canonico, entrato in vigore la Ia Domenica di Avvento del 1983.

Il dott. A. Oberti, allora responsabile di un Istituto secolare maschile, così scrive, presentando il volume: “Gli Istituti Secolari nel nuovo Codice: “Al fondo del rinnovamento del Codice vi è il Vaticano II con quell’ «aggiornamento» che esso ha rappresentato per la Chiesa, considerata in sé e nei suoi rapporti con il mondo, dall’interno di esso.

La sensibilità alla novità è particolarmente acuta nei membri degli Istituti secolari, i quali trovano ora la loro giusta collocazione, in base alla ecclesiologia del Concilio Vaticano II, del quale vogliono essere fedele espressione quando mette in evidenza la vocazione universale alla santità (cfr. LG cap. V), i compiti dei battezzati (cfr. LG cap. IV; AA), la presenza della Chiesa nel mondo in cui è chiamata ad agire come fermento ed essere “sacramento universale di salvezza” (LG 48; cfr. GS), la varietà e la dignità delle diverse vocazioni, e il “singolare onore” che la Chiesa ha verso “la perfetta continenza per il Regno dei cieli” (LG 42) e verso la testimonianza della povertà e dell’obbedienza evangeliche». (Ed. OR – Milano 1984)

Don Mario, in quegli anni ha partecipato ai vari Congressi Latino Americani per gli I.S. che si sono tenuti a Rio de Janeiro nel  1975, a Buenos Aires nel 1979, a Bogotà nel 1982 e a Santiago del Cile nel 1987.

Ha preso parte ai Congressi Mondiali organizzati dalla CMIS, come pure ai vari Consigli esecutivi dello stesso organismo.

Ha partecipato a vari incontri delle Conferenze degli I.S nazionali dell’Italia, Francia, Spagna e Germania, alle relative Assemblee e Convegni ed ha tenuto corsi di formazione a molti Istituti secolari in Italia, in Canada, in Francia ecc., nonché varie lezioni alla Scuola pratica di diritto per la Vita consacrata, con interventi specifici riguardanti gli Istituti secolari.

Ha inoltre rappresentato il Dicastero agli incontri organizzati da “Justitia et Pax”.

Gli Istituti secolari, soprattutto quelli nati negli anni precedenti il riconoscimento ufficiale della Chiesa, pur avendo al loro interno risorse umane ricche di generosità e di impegno spirituale e apostolico, mancavano di persone preparate a elaborare progetti formativi che aiutassero i loro membri a coniugare in modo armonioso la radicalità evangelica, vissuta nella secolarità, dentro un mondo sempre più complesso e una Chiesa ancora abbastanza imbevuta di clericalismo.

Dentro a queste sfide, in quegli anni ricchi di fermenti di rinnovamento, don Mario, per le sue qualità umane e di fede, ma credo anche in forza della sua appartenenza ad una Famiglia spirituale, chiamata a vivere e a manifestare la Paternità misericordiosa di Dio e la fraternità universale specialmente con i più piccoli, si è preso particolarmente a cuore l’accompagnamento degli Istituti più poveri, però aperti ad “aggiornarsi” e a compiere il cammino evangelico suggerito dalla Chiesa post-conciliare.

Don Mario era competente e… sapeva di esserlo!

Ricordo che a volte, per il suo modo distaccato di porsi, sembrava quasi compiacersi di mettere soggezione… Davanti a lui  però si respirava rispetto, incoraggiamento e apertura. Le sue risposte ai quesiti che gli venivano posti erano sempre ponderate e mai suggerivano soluzioni facili, dettate da moralismi. Aiutava ad approfondire, a valutare le situazioni concrete, a rifarsi al Vangelo e alle indicazioni della Chiesa, suggerendo anche un discernimento comunitario, per coinvolgere tutti i membri dell’Istituto.

Oggi non c’è spazio per presentare tanti esempi, che da soli direbbero quanto don Mario sia stato sì l’uomo dell’istituzione, ma tessuto di una umanità, arricchita di Parola di Dio, di rapporto col Signore e di ascolto della storia.

Noi, Istituti secolari gli dobbiamo molto e, oso dire, che ne abbiamo sentito la mancanza quando ha lasciato il suo servizio nella Congregazione per la Vita Consacrata.

Sono stagioni diverse anche nella Chiesa e senz’altro lo Spirito Santo non ci lascia “orfani”.

Mi azzardo però anche  a dire che noi, Istituti secolari, abbiamo indirettamente aiutato d. Mario a “fiorire”, soprattutto in umanità e in spiritualità incarnata! Basti pensare che ha collaborato con donne e uomini fondatori di Istituti secolari, che oggi nella Chiesa sono in cammino verso la beatificazione. Per citarne alcuni: Giuseppe Lazzati, Germana Sommaruga, Lucia Schiavinato…

Credo che anche i ripetuti contatti con il mondo dell’Amenica Latina, così caldo e genuino, abbiano senz’altro contribuito a “sciogliere” d. Mario nei rapporti con le persone( e ad aprirlo a una visione più incarnata)

Come pure credo che le nostre richieste di aiuto su temi biblici e teologici, attraverso corsi di Esercizi spirituali, ritiri o altro, per il nostro cammino di fede, abbiano dato  a d. Mario l’opportunità di approfondire, per poi comunicare, la conoscenza e l’esperienza esistenziale e di fede. Ne abbiamo una testimonianza anche leggendo la IV parte del libro che ci è stato presentato: “Ho messo dell’amore in tutto questo”.

Uno che “mette amore” in quello che vive e che fa, riconosce che, prima e durante, ha ricevuto amore; e d. Mario “ha messo amore”, ma ne ha anche ricevuto tanto da tante persone. Per questo, nel rivedere la sua vita, esprime tanti Grazie, Signore!.

ALLEGATO 4

Testimonianza di mons. Eugenio Ravignani, vescovo emerito di Trieste, presente alla Presentazione del Libro. Non essendoci stato il tempo di proporla nell’occasione, l’ha inviata successivamente.

 

PER  UN RICORDO DI DON MARIO ALBERTINI

Vittorio Veneto, 28 giugno 2014.

                Ero da poco vescovo a  Vittorio Veneto. In una visita, per ragioni di ufficio, alla Congregazione per i religiosi incontrai don Mario, allora sottosegretario per gli Istituti secolari. Potei conoscere  ciò che segnava ogni momento della sua vita: metteva dell’amore nel suo servizio alla S. Sede e  lo rivelava  nell’affetto che egli manifestava verso il cardinal Pironio, collaborando responsabilmente con lui nella nascita e nella crescita di quella spiritualità che dava vita all’esperienza di una laicalità consacrata.

Lo rividi altre volte ancora. Quando rientrò in diocesi, a casa “ Pater” ritrovò la sua famiglia spirituale, l’unione sacerdotale di S. Raffaele Arcangelo, a cui era lieto di appartenere rivivendo in essa la paternità di Dio, che ne ispirava la spiritualità.

 

Quanto amore vi abbia messo per viverla il Signore lo sa. Ed in parte lo so anch’io. Avevo bisogno di una guida spirituale saggia e sicura, che potesse guidarmi con quella sapienza che è dono dello Spirito. Mi affidai a lui.

E fu allora che conobbi come, anche per me, egli avesse messo dell’amore nella bontà con cui mi accoglieva, nell’attenta carità con mi ascoltava, nell’umile offerta di un prudente consiglio, e soprattutto, nel gesto sacramentale con cui, assolvendomi dai miei peccati, mi restituiva la gioia nell’abbandono confidente e filiale alla paternità di Dio.

Così don Mario è stato padre anche per me. E un padre non lo si dimentica mai: lo si porta nel cuore.

+ Eugenio Ravignani, Vescovo emerito di Trieste

Vescovo di Vittorio Veneto, 1983-1997

ALLEGATO 5:

Dall’Omelia del Vescovo mons. Corrado Pizziolo, tenuta durante la Messa in suffragio di don Mario, a sant’Andrea di Vittorio Veneto, il 28 giugno, memoria di Sant’Ireneo

(omissis)

Promotore di verità, Ireneo lo fu anche di pace nella Chiesa, facendosi mediatore di riconciliazione nella controversia sulla data della Pasqua, questione ben po­co importante, ma che minacciava l’unità e la pace dei cristiani in quel secolo.

Mi sono soffermato sulla figura di questo santo che mi è molto caro grazie ai miei studi, perché ritrovo alcune fondamentali caratteristiche  della sua vita intellettuale e spirituale, proprio nella vita e nell’esperienza del nostro caro d. Mario.

Mi riferisco in particolare alla sua visione profondamente unitaria e positiva della realtà e della storia. Senza nascondersi gli aspetti più problematici della storia (della micro-storia e della macro-storia) d. Mario aveva maturato una visione profondamente integrata della realtà tutta: a cominciare dal creato inanimato per giungere alla vita e alle relazioni delle persone fino alla vita e alle dinamiche della società, della cultura, della chiesa. Una visione unitaria e integrata che partiva e si compiva nella sapienza della fede, e più precisamente in quell’atteggiamento di amore riconoscente che da essa scaturiva.

Un fine intellettuale, era d. Mario, senza dubbio, ma un intellettuale sapiente e per questo umile e riconoscente (perciò credente): merce davvero rara, specialmente oggi!

Un intellettuale sapiente, capace di aprirsi a Dio e agli altri con stupore e gratitudine, cogliendo aspetti di profondità straordinaria presenti nella vita e nelle cose più ordinarie; e nello stesso tempo attento ad immettere, nella trama delle relazioni umane, semi di bontà, di concordia e di pace.

Ringraziando Dio per il dono che ci ha fatto (e continua a farci) in d. Mario, desidero concludere leggendo un suo breve scritto, che mi sembra emblematico di quanto ho evidenziato:

La rosa

Qualche giorno fa, il prato qui vicino era tutto una macchia bianca di margherite.

Ieri in montagna mi sono soffermato ad ammirare il giallo dorato dei ranuncoli, che spiccava sul verde primaverile dell’erba.

E mi è tornato in mente il tuo invito: osservate i gigli del campo (Mt 6,28), e anche il grido di gioia dello sposo nel Cantico dei cantici: l’inverno è passato… i fiori sono apparsi nei nostri campi (2,11-12).

Fiori di campo, fiori di giardino, fiori di bosco o di montagna… Sì, come dice il poeta Gibran: tu, Signore, sorridi nei fiori, e certo hai avuto una bella fantasia per variare così colori e profumi!

Quest’oggi qualcuno ha collocato sulla mia scrivania un vasetto con una rosa. Di un rosso cangiante, profumata.

Il dono di un fiore è un gesto di affetto, che riscalda il cuore oltre che rallegrare gli occhi.

Ma non è un gesto di affetto anche ogni singolo tuo fiore, mio Dio?

Grazie a te per questa rosa, e grazie a chi me l’ha donata.

Si allegano a parte, fra le varie adesioni pervenute,  anche tre testimonianze  di amici che non sono potuti intervenire alla Presentazione del Libro

 

ALLEGATO 6: Testimonianza di Mons. Egidio Caporello, Vescovo di Mantova

Carissimo Don Ermanno,

ho ricevuto i! volume Ho messo dell’amore in iuiio questo” (titolo indovinatissimo!)t da Voi curato a ricordo dell;amico sacerdote Mario Alberimi

Ho letto subito! Sto rileggendo queste pagine non senza personale commozione per la memoria che vivo di don Mario. Con lui ci siamo conosciuti alla fine degli anni ’60, Successivamente abbiamo avuto la stessa residenza a Roma e vissuto esperienza eucaristica nella stessa cappella Ciascuno di noi aveva i suoi compiti; e si vivevano insieme gli anni del Post-Concilio, lui con la sua dedicazione alla FUCl al Seminario San Paolo per vocazioni adulte e alla Santa Sede, io con servizio all Infensa attività di rinnovamento della pastorale in Italia. Non ci siamo più persi di vista, anche per la sua e mia vicinanza ai “Sacerdoti ” e alle Sorelle “San Raffaele 2 Avevo notizie delle sue ultime sofferenze e per lui rivolgevo il ricordo al Signore!

Spero tanto che ora si possa dar seguito all*’’invito a cercare nella cesta di don Mario”; effettivamente potremmo ulteriormente godere sia delle sue divagazioni e delle sue sofferenze sia dei smi “colloqui con Dio ” in ricerca del Padre!

Ringrazio e saluto Lei, Accattali Benzoni e le “Edizioni Studium Roma”per la realizzazione dell Iniziativa davvero curata con trasparente carica di testimonianza. *

Dai Santuario mando un pensiero di viva fraternità

+Egidio Caparrello

 

ALLEGATO 7: Testimonianza del Card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze

Reverendo don Crestani, ho ricevuto in questi giorni F annunciato omaggio del volume che raccoglie scritti di don Maria Albertini. Vi- ringrazio per il gentile pensiero, che riporta alla mia memoria una delle figure sacerdotali che più mi hanno edificato nel mio cammino romano, per umanità e spiritualità. Auspico che questa sua ultima testimonianza possa aiutare tanti sacerdoti. Un saluto alle care Sorelle Giovanna, Luigina e Rinetta che ho conosciuto a Casa Assistenti.

Con viva gratitudine e cordialità.

Allegato 8: Piccola Fraternità Francescana di S.. Elisabetta di Firenze

Reverendo, è stata per me una lieta sorpresa ricevere il libro “Ho messo dell’amore…” Lo sto leggendo con molto interesse, perché ci ritrovo la carissima Persona che è stato  don Mario Albertini, incontrato a Roma quando era sottosegretario alla SCRIS, penso nell’anno 1985. Stava esaminando le Costituzioni del mio Istituto, in via di approvazione. Non ho mai dimenticato  i dialoghi con questo eccezionale Sacerdote per la sua capacità di ascolto e l’immediatezza delle sue chiare risposte. Farò conoscere il Libro alle Dirigenti attuali, che non hanno avuto l’opportunità di conoscerlo. Anche a nome loro domando se possiamo capire i costi del libro e della spedizione.

Ringrazio e porgo fraterni saluti

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