Apr 292017
 

cero_pasquale_1In memoria di me! Come per i discepoli di Emmaus, il segno attraverso il quale passa il riconoscimento di Gesù è anche per noi il segno eucaristico dello spezzare il pane e del condividerlo: è anche il segno attraverso cui passa la testimonianza della nostra fede.

Commento di don Mario Albertini

Qual è stata la prima preghiera rivolta a Gesù risorto? Resta con noi, Signore. I due discepoli diretti a Emmaus non sanno ancora che quel forestiero è Gesù; avevano camminato con lui per due buone ore, e le sue parole avevano dato loro una luce rasserenante. E fiduciosi gli dicono: Resta con noi; quello che tu ci hai detto lungo la strada ci è stato di conforto; rimani, ti offriamo la cena, ma tu Resta con noi.

Lui accetta di rimanere. Non è un ristorante, quello in cui si fermano; è una trattoria di campagna. Prima lungo la strada, adesso in una trattoria: vuol dire che nessun luogo è estraneo a un incontro con il Signore Gesù.

Ed ecco che a tavola egli compie un’azione alla quale essi avevano già partecipato: “Prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”. Adesso lo riconoscono: sì, quello che era morto in croce ora è lì, vivente: è Gesù! Ma in quel momento stesso egli scompare.

All’inizio i due erano tristi per una speranza perduta. “Noi speravamo” – dicono con il verbo al passato – speravamo che Gesù fosse il liberatore, e invece è morto sulla croce. Ma il misterioso compagno di strada commentando la Scrittura sacra ridona la speranza. La speranza! Proprio quando è venuta meno, e la cosa ci rende tristi, è il dono che anche noi ci aspettiamo da Dio; una speranza che non cancella le nostre croci, piccole o grosse che siano, ma per la risurrezione di Cristo ci assicura che pure per noi il punto d’arrivo non è la sofferenza e la morte, ma la vita. La parola di Dio, quella che troviamo nel vangelo, ci dà questa certezza.

Pure l’Eucaristia è fonte di speranza. Quel pane sul quale Gesù nel cenacolo la sera del giovedì, ma anche in quella trattoria la sera di Pasqua, e oggi in ogni chiesa, ha pronunciato e pronuncia le parole di benedizione – quel pane è fonte di speranza.

Perché qui il Signore si lascia incontrare. Scrive s. Agostino: “Tu che credi in lui, chiunque tu sia, tu che entri in chiesa non per caso, tu che ascolti le parole di Dio con timore e fiducia, troverai nel pane eucaristico una confortante certezza: Dio è con te” (citaz. modificata).

Si dice che il nostro tempo è senza Dio e che il cristianesimo è fallito; si dice che l’interesse egoistico determina la vita sociale, e spesso anche quella familiare.

No: Gesù non è stato invano; la sofferenza di Cristo crocifisso e la gloria di Cristo risorto raggiunge e illumina chi lo vuole accogliere, e in noi, pur consapevoli del male che c’è nel mondo e della stessa nostra cattiveria, non è venuta meno la fiducia nell’amore di Dio. Non dobbiamo dire “speravamo” al passato, perché la speranza è di oggi. Per questo anche noi insistiamo: resta con noi, Signore!

Siamo certi della sua presenza nella nostra vita. Sì, egli cammina con noi, egli resta davvero con noi.

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