Dic 172016
 

vangelo-case-2-300x225Il “segno” dell’Emmanuele, di cui parla la prima lettura della liturgia di oggi, rimanda i cristiani alla vera identità di Gesù: egli è per noi il segno per eccellenza della fedeltà di Dio, egli è «sacramento dell’incontro tra Dio e l’uomo». In questo senso la sua venuta inaugura per l’umanità intera un tempo nuovo. La nostra salvezza, che è grazia di Dio, non ci lascia tutta- via passivi e inattivi, poiché Dio non ci salva senza la nostra libera risposta di accoglienza e di collaborazione. Non è “grazia a buon mercato”, poiché pone ogni essere umano davanti alla sua responsabilità nella personale storia di salvezza.

Se il Signore dicesse anche a me – come ha fatto con il re Achaz nella prima lettura – “chiedi un segno dal cielo”, un segno dimostrativo che io, Dio, sono con te – qualche cosa, non so cosa, gliela domanderei, magari soltanto un piccolo miracolo.

Il re Achaz invece non ha avuto il coraggio o la fantasia di chiedere, e Dio stesso allora gli dice: te lo darò comunque un segno, misterioso ma straordinario: “la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”, nome che significa “Dio con noi”.

Di questa promessa quel re non ha capito niente – e poco o niente ha capito, almeno all’inizio, anche Giuseppe quando in sogno l’angelo gli ha detto che quella profezia si stava realizzando nella sua sposa, Maria.

E’ proprio questo il segno più grande, il miracolo più grande che Dio abbia mai compiuto: l’essersi fatto uomo, l’essere venuto tra noi, scegliendosi una madre vergine, Maria, l’essere davvero per sempre Dio-con-noi.

Anche Giuseppe dunque all’inizio è rimasto sconvolto e dubbioso, ma a dispetto di ogni oscurità e di ogni timore ha creduto alla parola che Dio gli ha trasmesso per mezzo di un angelo.

La figura di Giuseppe, che avrà il compito di insegnare al Figlio di Dio il mestiere di uomo, oggi è posta in primo piano.

Le poche volte che nel Vangelo si parla di lui, è nei momenti in cui doveva prendere una qualche difficile decisione per proteggere il Bambino e sua Madre; come in questo caso, quando si tratta di giustificare agli occhi umani la maternità di Maria. Ma questa volta riceve dall’Angelo anche un altro compito, semplice ma significativo: quello di dare al bambino che nascerà un nome particolare: “lo chiamerai Gesù”. Di solito i nomi vengono scelti dai genitori per motivi che soltanto loro conoscono; qui la scelta è fatta da Dio, e anche noi ne conosciamo il motivo: lo chiamerà Gesù perché salverà il suo popolo; infatti in ebraico “Gesù” significa Salvatori.

Ma quel bambino ha già anche un altro nome, anch’esso scelto da Dio nella profezia: si chiamerà Emmanuele, cioè Dio con noi.

In queste ultime settimane nella nostra preghiera abbiamo insistito, e insistiamo ancora, nell’invocazione: Vieni, Signore Gesù!

In verità vogliamo riconoscere in Gesù il Salvatore, credere in lui che è l’Emmanuele, Dio con noi. Perché il Natale non è un semplice invito a essere un po’ più buoni: si tratta di accogliere Gesù nella fede e nell’impegno cristiano.

Maria e Giuseppe ci siano di esempio e la loro protezione ci sia di aiuto.

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