Ott 152016
 

Fotosearch_k1357722Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita, /che vive e opera nelle profondità del nostro cuore / per trasformarci tutti a immagine di Cristo. Lo Spirito, il misterioso cuore del mondo, il vento sugli abissi, il fuoco del roveto, l’amore in ogni amore, è Signore perché dà la vita, perché presiede alle nascite e alle gestazioni. Quando inizia qualcosa, quando germoglia qualcosa, quando è il giorno di una nuova creazione, lo Spirito è presente e sostiene la vita. Ma come si svolge la sua azione? Me lo ha spiegato con semplicità un giorno, in una chiesetta longobarda del mio Friuli, un amico.

Il suo racconto: “C’era in un paese qui vicino una famiglia povera e senza fortuna, molti figli piccoli, pochi campi da coltivare, poco da mangiare. Ma il problema più grave era il padre scivolato nel gorgo dell’alcol, da cui non riusciva più a venir fuori.  I bambini crescevano lasciati a se stessi, senza guida. Cosa ti potevi aspettare, che cosa poteva uscire di buono da quella porta? Un giorno uno di quei figli decide di fare qualcosa di impensabile: sceglie di diventare prete. Ora dimmi: secondo te, che cos’è questa storia se non l’opera dello Spirito Santo?” E poi, mentre lo guardavo pensoso, aggiunse: “Quel ragazzo, quel prete, sono io!”.

Chi crede davvero nello Spirito non può perdersi d’animo mai, nemmeno quando la sua vita personale o quella collettiva gli apparisse come una terra arida, senza segni di vita, senza trasalimenti, un grembo invecchiato e sterile, perché  lo Spirito può aprire, in noi e fuori di noi, i germi ardenti di una nuova creazione. Il poeta latino Ovidio scrive in un suo verso folgorante, che non ha bisogno di traduzioni: est Deus in nobis. C’è un Dio in noi, che fa vivo e sostiene ogni germoglio di vita. Allora dove ha dimora lo Spirito? Egli è presente in forma seminale, in forma germinale, in tutti gli uomini, in tutte le creature, in tutta la terra. Lo avevano proclamato i salmi: “Mandi il tuo Spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra” (Sal 104,30); lo rilancia la liturgia a Pentecoste: “Del tuo Spirito Signore è piena la terra”. Tutta la terra, niente e nessuno escluso. Ed è piena, non solo sfiorata dal vento di Dio, ma colmata: tracima, trabocca, non c’è niente e nessuno senza la pressione mite e possente dello Spirito di Dio, che porta semi di Cristo, pollini di primavera nel seno della terra e nel cuore dell’uomo.

“Del tuo Spirito Signore è piena la terra”, una delle affermazioni più belle e rivoluzionarie di tutta la Bibbia: tutta la terra è gravida, ogni creatura ne è come incinta, anche se non è evidente, anche se la terra ci appare invece gravida di ingiustizia, di sangue, di follia, di crisi, di fame. Proprio per questo Spirito che riempie ogni cosa, posso credere nell’uomo e nella sua sterminata fatica; posso credere nell’amicizia e nella fedeltà, nella parola degli uomini. E posso credere anche in me stesso e vedermi come una culla di germi divini che attendono la loro risurrezione nel sole.

Nella Preghiera eucaristica III formula un’espressione grandiosa: “Padre che nella potenza dello Spirito Santo fai vivere e santifichi l’universo”. Due verbi di architettura poderosa: “fai vivere” e “rendi santo”. L’universo intero, il cosmo sterminato, i miliardi di galassie e il più piccolo figlio dell’uomo sono presi dentro il vortice di Dio, e ne vivono. Ma poi c’è qualcosa di più: ne escono santi, per pura grazia, senza merito alcuno. C’è santità sulla terra, santità crescente tutto intorno a me, santità della luce e del filo d’erba, santità del bambino che nasce, del giovane che ama, dell’anziano che pensa. L’umile santità del bosco e della pietra. Una divina liturgia presiede all’universo: “Nel cuore della pietra Dio sogna il suo sogno e di vita la pietra si riveste”.

Padre Ermes Ronchi

 

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