Ago 052016
 

donmarioalbertiniIl vangelo ci pone di nuovo di fronte ai beni di questo mondo e alle nostre scelte di fondo: per chi crede Dio è sempre “colui che viene”, colui che va atteso e per il quale occorre essere sempre pronti: le parabole ci parlano di questa prontezza. Se nella vita c’è Dio al primo posto, tutto il resto diventa allora non il fine, ma un semplice mezzo. Le immagini delle vesti cinte ai fianchi e delle lampade accese richiamano l’esperienza dell’esodo. Così, nella prima lettura, erano invitati a comportarsi i figli di Israele: a mantenere desta la fede nelle promesse di Dio su cui si fondava la loro sicurezza. La fede è anche per la seconda lettura fondamento delle cose che si sperano, al di là di ogni altra forma di sicurezza umana.

Il Signore si è paragonato a un ladro. Nel vangelo troviamo che si è paragonato a varie cose: alla porta dell’ovile, alla strada (io sono la via, ha detto). alla luce (io sono la luce del mondo). Ma questa similitudine è la più originale, e immagino che, nonostante la serietà del discorso, egli abbia sorriso nel dire: il Signore verrà come un ladro.

Il paragone gli serve per indicare il modo con cui lui si fa presente, e rende bene l’idea anche perché parla della notte. Questa vita con le sue insicurezze, gli smarrimenti, i pericoli, è in un certo senso notte; ma è proprio qui che Dio viene ad incontrarci, in questa notte che è la vita. Unica condizione: prepararsi all’appuntamento con lui. “Siate pronti”, dice; e ripete: “State pronti”. Possiamo farci due domande: di che incontro sta parlando, Gesù? e come ci si prepara?

Anzitutto, non è solo l’incontro finale, che è certo il più importante, ma ogni occasione per essere più buoni è di fatto un incontro con Dio che ci chiede un gesto di bontà, e non dobbiamo lasciarlo perdere. E come ci si prepara a riconoscere Dio che viene?

  • nella prima lettura: si dice che la liberazione dall’Egitto era avvenuta di notte
  • nella seconda lettura: “Abramo, chiamato da Dio, partì senza sapere dove andava”.
  • e Gesù dice: nell’ora che non sapete, di notte

Questo non conoscere, non sapere, caratterizza la nostra esistenza, ma l’incertezza che proviene dalla non conoscenza è superata, è tolta dalla presenza della fede. Quella fede che consiste nel credere all’amore di Dio, e che dà totale sicurezza anche nella più totale oscurità, e che va vissuta nell’attesa. Attesa che non è un aspettare senza far niente, ma è impegno nell’onestà, nella carità, nella preghiera. E’ così che ci si prepara anche all’incontro ultimo con lui.

Ho parlato di oscurità nella nostra esistenza. Dopo la liberazione dall’Egitto il popolo ebreo si è visto indicare la strada, sconosciuta, da una colonna di fuoco.

C’è anche per noi una colonna luminosa che ci guidi in questa nostra esistenza? Sì, è la Parola di Dio, è la Parola con la quale Dio trasmette la verità e la sapienza, comunica forza e vita.

E la Parola eterna di Dio si è fatta uomo, ed è Gesù. Lui è la nostra guida; un giorno lo ha detto esplicitamente: Io sono la luce del mondo; chi segue me, avrà la vita.

Per lasciarci illuminare da questa luce, cerchiamo di conoscere sempre meglio il vangelo. Conoscerlo per metterlo in pratica. Allora il Signore non ci sorprenderà come un ladro, e noi saremo pronti ad accoglierlo.

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