Lug 282016
 

enzo-bianchiIn questo anno giubilare molto si è scritto e si è detto a proposito della misericordia. Anche il libro di Enzo Bianchi, priore del monastero di Bose, si misura con questo tema a partire da una convinzione di fondo: «siamo tutti convinti che il concilio Vaticano II rappresenti un tornante, una svolta nella vita secolare della Chiesa cattolica. Più in particolare, se cerchiamo di discernere il tema sul quale questa svolta è stata più evidente, non possiamo non riconoscerlo nella misericordia» (p. 7).

Il rilievo della misericordia nella vita dei credenti non è perciò riducibile a una moda passeggera, ma costituisce una dimensione essenziale e non sempre compresa. Anzi, la misericordia, «interpretata da Gesù in un modo che è all’opposto di quello pensato dagli uomini religiosi, da noi» (p. 34), ha suscitato scandalo e si è cercato di circoscriverne la portata, di sottoporla a condizioni e limiti, perché va contro la nostra concezione di una giustizia retributiva, «che si manifesta come punitiva e meritocratica» (p. 37). Attraverso l’approfondimento dei testi biblici sono messe in luce le condizioni per vivere la misericordia, che possono essere riassunte in tre verbi: vedere ciò che ci circonda al modo di Gesù; sentire in profondità la compassione; infine agire in modo diverso e creativo.

La lettura meditata, poi, di alcuni brani biblici (l’adultera perdonata in Giovanni 8,1-11; la parabola del servo spietato in Matteo 18,23-35; i lavoratori dell’ultima ora in Matteo 20,1-16) e i suggerimenti di alcuni testi per approfondire i temi toccati permettono di poter entrare ancor di più nella «verità scandalosa della misericordia: Dio ci ama mentre siamo suoi nemici, ci riconcilia a lui mentre siamo ancora peccatori» (p. 129).

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