Caro direttore
Com’è noto il 25 settembre la Corte costituzionale ha fatto sapere di aver ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del Codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio di un paziente tenuto in via da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che reputa intollerabili ma capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Conosciamo tutti il dibattito che ne è scaturito, e che continua. Cosa dire davanti al dolore di una vita che non è più quella di prima, che sembra non essere più nemmeno la tua perché una malattia devastante e inguaribile te l’ha irrimediabilmente modificata? Cosa dire davanti a ore, giorni, settimane, mesi, a volte anni che non precedono una guarigione ma un declino più o meno lento, e la morte? Cosa dire davanti a un corpo, il tuo, che progressivamente non è più in grado di reagire, si irrigidisce, si paralizza, col respiro non più spontaneo, mentre la tua mente vorrebbe schizzare lontano, sopra le nuvole, al di là delle montagne, nell’infinito, perchè è viva come non mai? Cosa dire quando un cancro devastante non ti uccide subito ma ti distrugge giorno per giorno, ti sbeffeggia mandandoti in necrosi ora un dito, ora un piede, ora una mano, ora qualcosa all’interno di te, regalandoti un odore acre, che invade la tua stanza, il respiro tuo, dei tuoi familiari, dei tuoi curanti? L’odore della morte, seduta sul tuo letto, che ti guarda, tranquilla, non ha fretta, sa che sarai suo, comunque. Ma soprattutto cosa posso dire io? Non sono un giudice, un filosofo, un politico… Leggi tutto »