Vivere è l’infinita pazienza di ricominciare, che il profeta Geremia illustra così: “Scesi nella bottega del vasaio, ed ecco, egli stava lavorando al tornio. Ora, se si guastava il vaso che stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli riprovava di nuovo e ne faceva un altro, come ai suoi occhi pareva giusto” (Ger 18,3-4). Il Vasaio non butta mai via la creta: non ti getta via, ti riprende in mano, ti rimodella con la forza paziente delle sue mani, guidato dal sogno di ciò che puoi diventare. Un detto rabbinico: per noi lavorare con vasi rotti è una sciagura; per Dio è un’opportunità.
Lui è venuto per le anfore spezzate, per i cuori infranti, sa come servirsene. Anzi, pare che le pietre scartate siano quelle che poi gli sono servite meglio tra le mani. Penso a Pietro, a Saulo, alla Maddalena, a sant’Agostino: noi siamo i vasi rotti di Dio.