C’è una casa a Cafarnao dove la morte ha messo il nido, una casa importante, quella del capo della sinagoga. Casa potente e incapace di garantire la vita di una bambina. Infatti Giairo ne è uscito, ha camminato in cerca di Gesù, lo ha trovato, si è gettato ai suoi piedi: “”La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva”. (E Gesù) Andò con Lui (Mc 5,23-24)”. La prima reazione di Gesù è di provare dolore per il dolore dell’uomo: ascolta il grido, interrompe quello che stava facendo, cambia i suoi programmi, e si incamminano insieme. Ed ecco che stare con il dolore degli altri diventa uno dei gesti cristiani più rivoluzionari. Nel breve tragitto tra la sponda del lago e la casa di Giairo il racconto si snoda in sette tappe simboliche. Leggi tutto »
Fede è non aver paura (Ermes Ronchi)
C’è una casa a Cafarnao dove la morte ha messo il nido, una casa importante, quella del capo della sinagoga. Casa potente e incapace di garantire la vita di una bambina. Infatti Giairo ne è uscito, ha camminato in cerca di Gesù, lo ha trovato, si è gettato ai suoi piedi: “”La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva”. (E Gesù) Andò con Lui (Mc 5,23-24)”. La prima reazione di Gesù è di provare dolore per il dolore dell’uomo: ascolta il grido, interrompe quello che stava facendo, cambia i suoi programmi, e si incamminano insieme. Ed ecco che stare con il dolore degli altri diventa uno dei gesti cristiani più rivoluzionari. Nel breve tragitto tra la sponda del lago e la casa di Giairo il racconto si snoda in tre tappe simboliche. Leggi tutto »
Quei profeti ribelli (G. C. Brigantini)
Il 20 giugno papa Francesco ha posto un mazzo di fiori sulla tomba di don Lorenzo Milani a Barbiana (FI) e un altro sulla tomba di don Primo Mazzolari, a Bozzolo (MN) (1890-1959). Quei due preti, ritenuti in vita “ribelli”, oggi li sentiamo “profetici”. Si avvera così (e lo dico con tristezza, anche per esperienza personale) quello che diceva, a voce bassa, padre Sergio Faè, mio professore di Storia, negli anni di teologia: “Spesso la Chiesa è alleata oggi con i suoi nemici di ieri e combatte, ora, quelli che saranno i suoi alleati di domani!”. E’ una constatazione amara, eppure è vera. Perché il tempo sa guardare con occhi diversi.
Caro Papa, ti scrivo (C. Imprudente)
Caro papa Francesco, un nome, una garanzia. Sono passati alcuni anni da quel “Buonasera” con cui hai aperto il tuo pontificato, condiviso fin da subito con tutti. Il verbo “pontificare”, d’altronde, significa “costruire ponti”, e tu in questi tempi ne hai gettati davvero molti…. Non sto qui ora a elencarli tutti, ma ci sono dei gesti che, anche se piccoli, possono diventare rivoluzionari. Anzi, proprio perché piccoli sono emblema di un cambiamento. Parlo di una metamorfosi di pensiero e di cultura della relazione che si misura nei fatti, e non solo nelle parole. Leggi tutto »
Il missionario Marcello CANDIA
“IO SONO UN SEMPLICE BATTEZZATO”
Un uomo del nostro tempo che si è donato tutto a Gesù e ai poveri dell’Amazzonia e che trasmetteva la sua gioia di vivere anche quando era ammalato e provato in tanti modi. Il dottor Marcello Candia, un ricco industriale milanese che ha speso tutti suoi soldi e tutta la sua vita
per i poveri, i lebbrosi, gli ammalati poveri, gli “indios”, i “caboclos”. Marcello Candia si presentava così: “La mia vocazione è quella di un semplice battezzato, da Dio ho ricevuto molto e debbo dare molto, anzi cerco di dare tutto. Il mio carisma è quello di dare. Più posso dare agli altri e più sono contento perché è meglio dare che ricevere. Sono aiutato da molti e posso dare molto, ma chi mi aiuta di più è chi prega per me. Ognuno ha i suoi carismi. Io sono ricco e debbo farmi perdonare da Dio donando tutto prima di morire, non dopo”. Leggi tutto »