Feb 232016
 

volto-di-Gesù1 – ( la condanna)

 “A morte! crocifiggilo!”Mi trovo in mezzo a una folla urlante, e ti vedo, Gesù, accanto al governatore Pilato: pieno di dignità, sereno, ma scorgo una vena di tristezza sul tuo volto. L’urlo mi rintrona negli orecchi, e mi spezza il cuore.

Poco fa Pilato ha detto ad alta voce: “non trovo colpa in quest’uomo”. Penso che non si lascerà condizionare dalla piazza, e che adesso ti rimanda libero tra i tuoi discepoli… E invece: si lava le mani (ipocrita e vile), e ti condanna alla croce!

O mio Gesù! o mio Signore! Perché?!

2 – (Gesù prende la croce)

La soldataglia si è impadronita di te, e non par vero a quegli energumeni flagellarti, percuoterti, prenderti in giro, sputarti in faccia. E ora caricano sulle tue spalle il legno su cui inchiodarti e farti morire, e ti spingono verso il luogo del supplizio. E’ pesante quel legno; lo sarebbe per tutti, ma nelle tue condizioni… Potessi darti un aiuto. Ma non è permesso a nessuno, i soldati tengono lontano chi cerca di avvicinarsi a te. Tu ti trascini faticosamente, ma ho l’impressione che quella croce tu la stia abbracciando, quasi con un gesto di amore. Amore per tutti coloro che hanno delle croci da portare.

O mio Gesù! o mio Signore!

3 – (la prima caduta)
Gesù, ti vedo cadere. Non è perché tu sia inciampato in qualcosa, che cadi sulle ginocchia, ma perché il peso della croce ti opprime. Ti ho visto barcollare, prima che tu cascassi a terra. E il cammino da fare è ancora lungo. E ora le sferzate dei tuoi aguzzini ti costringono a uno sforzo sovrumano, e ti rialzi. Un grido di protesta mi si strozza in gola. E penso alle mie cadute morali, e al dovere che ho di rialzarmi per seguirti sempre. E so che lo posso fare, perché tu non mi lasci alle mie sole forze, ma mi stendi sempre la tua mano salvatrice.

O mio Gesù! o mio Signore!

4 – (l’incontro con la madre)

Oh! no! Perché hanno permesso a tua Madre di mettersi sul tuo cammino, di vederti in questo stato, e non poterti dare un aiuto? Non piange, Maria, i suoi occhi sono asciutti, e non dice una parola, ma si intuisce lo strazio del suo cuore: tu sei carne della sua carne. E anche lo strazio del tuo cuore: tu che sai quant’è grande il suo amore materno, ora soffri per la sua sofferenza. Forse mai i vostri cuori sono stati così uniti, nell’offerta alla volontà di Dio. Come vorrei unirmi a questa offerta…

O mio Gesù! o mio Signore!  O madre mia Maria!

5 – (l’aiuto del cireneo)

Non è per compassione che i tuoi torturatori ti permettono di fare qualche passo senza la croce, che viene caricata sulle spalle di un forestiero, uno che viene dalla lontana Cirene. Lo fanno perché vogliono vederti giungere lassù sul Golgota. Mi sembra che pur preso con la forza, il cireneo non si tiri indietro, che senta della pietà per te, e intenda proprio aiutarti. Forse lo hai notato anche tu, e con il momentaneo sollievo fisico penso ti sia di sollievo nello spirito vedere che c’è qualcuno che si fa partecipe della tua sofferenza. Vorrei che tu vedessi il mio desiderio di essere al posto suo, e non per pochi passi.

O mio Gesù! o mio Signore!

6 – (Veronica gli asciuga il volto)

Ecco una donna coraggiosa: la conosco, si chiama Veronica. Coraggiosa perché, cogliendoli di sorpresa, si fa largo tra i soldati, ti raggiunge, prende il tuo volto tra le mani, e con un velo lo pulisce dal sangue e dal sudore. Oh! se su quel velo rimanesse impressa l’immagine del tuo volto sfigurato! Provo una particolare commozione nel vedere questo gesto. Solo una donna, con una sensibilità che la rende forte, ne era capace. Anche lei, come il cireneo, ti dimostra che c’è chi prova compassione per te; che c’è chi ti vuole bene, e vorrebbe aiutarti; ma come? Invidio il coraggio di Veronica.

O mio Gesù! o mio Signore!

7 – (la seconda caduta)

L’aiuto del cireneo è durato poco: i soldati ti hanno rimesso sulle spalle la croce, che ad ogni passo diventa sempre più pesante. E per la seconda volta cadi: non ginocchioni, ma lungo disteso per terra. Non è che questa volta è pure la tua anima che è crollata di schianto?.. No: vedo lo sforzo che fai per rialzarti e proseguire. Non è il tuo spirito che vacilla, la tua offerta continua, la rinnovi ad ogni passo. Penso alle mie paure, ai miei arretramenti, e me ne vergogno. Tu non domandi la mia compassione, mi chiedi di seguirti sempre, nonostante tutto.

O mio Gesù! o mio Signore!

8 – (incontro con le donne)

Lì davanti, dove c’è un piccolo spiazzo, poche donne coi loro figli in braccio piangono nel vederti arrancare faticosamente trascinando quel pesante legno. Con voce stentata hai una parola per loro. Io sono un po’ indietro, e non ti sento bene, colgo frantumi di frase: dici loro che non piangano su di te ma su di loro stesse e sui loro figli. Perché? Parli di legna verde e di legna secca: non capisco cosa intendi. Ti riferisci al giudizio di Dio? Se tu, l’innocente, sei trattato così, come sarò trattato io?

O mio Gesù! o mio Signore! Pietà!

9 – (la terza caduta)

Ecco, siamo giunti nel luogo del supplizio, pochi passi ancora… ma per la terza volta cadi a terra. Non vedo il tuo volto immerso nella polvere; stai piangendo di disperazione? Ti tirano su; non è la disperazione che ora leggo nei tuoi occhi, ma la determinazione. E’ questa la meta che ti ho sentito indicare ai tuoi discepoli, increduli, quando annunciavi che a Gerusalemme ti avrebbero ucciso? Tu sapevi che cosa ti aspettava, e quella determinazione che avevi allora ce l’hai anche adesso. Penso che qui, ora, si scontrano e s’incontrano la malvagità degli uomini e la misericordia divina.

O mio Gesù! o mio Signore!

10 – ( la spogliazione)

Ma che fanno?! O Gesù, stanno per toglierti la vita, ma vogliono umiliarti al massimo, e ora ti tolgono la tunica e la veste inconsutile (te l’aveva preparata tua madre?). Sei tutto pesto, sporco di sangue e di fango, senza alcuna difesa, nudo! Mi affiora in mente un’espressione di un salmo: Io sono verme, non uomo. Sono turbato, nell’applicarla a te. Eppure qui attorno a me c’è gente che ride, ride di te, della tua umiliazione, della tua vergogna. Ma come fanno a non aver pietà?

O mio Gesù! o mio Signore!

11 – (inchiodato sulla croce)

Ti hanno steso sui travi che hai portato quassù, e ora i carnefici sono curvi su di te, ti stirano con forza le braccia, e sento i colpi del martello sui chiodi che penetrano nella tua carne. Quant’è grande il tuo dolore? Non riesco ad immaginarlo. Mi pare che si concentrino lì le sofferenze di tutta l’umanità di tutti i tempi. Adesso drizzano la croce, e posso vederti bene, con uno sguardo misto di orrore e di meraviglia. Le tue braccia spalancate sembrano abbrac-ciare l’universo in un atto di infinito amore. La croce, il patibolo destinato agli schiavi e ai briganti, diventa il trono che ti eleva su tutta la terra. Finalmente posso inginocchiarmi.

O mio Gesù! o mio Signore!

12 – (Gesù muore)

E’ lunga la tua agonia. Il silenzio della tua sofferenza è rotto da poche tue parole: Perdona loro… Sarai con me in paradiso… Perché mi hai abbandonato?.. Mi affido nelle tue mani… Attorno a me ci sono quelli che ti deridono, e ti sfidano a scendere dalla croce. Perché tanta cattiveria? Anche ora che stai per morire? ora che sei già morto? ora che strane tenebre hanno avvolto il Calvario? Ma sento anche una voce sussurrare: davvero costui è Figlio di Dio! Sì, un centurione romano mi ha rubato questo atto di fede: tu sei il Figlio di Dio. Non i miracoli, ma questa tua morte me lo fa affermare.

O mio Gesù! o mio Signore!

13 – (deposto dalla croce)

Rimango ancora a lungo in ginocchio. Ed ecco che alcune persone ( riconosco Maria tua madre, e uno dei tuoi apostoli, Giovanni) si avvicinano alla croce. I soldati li la­sciano fare, forse perché hanno l’autorizzazione del Governatore. Con molta attenzione, quasi temendo di farti soffrire, ti schiodano dalla croce, e con estrema delicatezza ti depongono in grembo a tua madre. Che, impietrita,  ti accarezza, e ti bacia sugli occhi, e come può ti deterge dai numerosi grumi di sangue.

O mio Gesù! o mio Signore! O Madre addolorata!

13 – (deposto dalla croce)

Rimango ancora a lungo in ginocchio. Ed ecco che alcune persone ( riconosco Maria tua madre, e uno dei tuoi apostoli, Giovanni) si avvicinano alla croce. I soldati li la­sciano fare, forse perché hanno l’autorizzazione del Governatore. Con molta attenzione, quasi temendo di farti soffrire, ti schiodano dalla croce, e con estrema delicatezza ti depongono in grembo a tua madre. Che, impietrita,  ti accarezza, e ti bacia sugli occhi, e come può ti deterge dai numerosi grumi di sangue.

O mio Gesù! o mio Signore!  O Madre addolorata!

14 – (la sepoltura)

Si affrettano adesso a darti una sepoltura provvisoria, prima che inizi il riposo del sabato. Provvisoria, per dartene poi una più decorosa, dopo aver unto il tuo corpo con gli aromi. Ma non sarà provvisoria soprattutto perché nei tuoi annunci della passione e morte hai sempre aggiunto anche l’annuncio della risurrezione dopo tre giorni? Sarebbe straordinario, vorrei dire incredibile, ma voglio attendere l’alba di quel terzo giorno con la fiducia di saperti risorto. Tu, il crocifisso, risorto. Attendo…

O mio Gesù! o mio Signore! o mio Dio!

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